In serata il Senato si esprimerà sulla richiesta dell’esecutivo di una proroga fino al prossimo 31 ottobre
Mentre il presidente del Consiglio si reca in Parlamento per ottenere il via libera sulla proroga allo stato di emergenza, rientra un’altra emergenza, tutta interna alla maggioranza e squisitamente politica: il governo dovrebbe infatti avere i numeri e le Camere non dovrebbero giocare brutti scherzi all’esecutivo. Benché con qualche mugugno di troppo, sono infatti rientrati i dissidenti, ricompattati attorno alla proposta di prorogare lo stato di emergenza fino al 31 ottobre e non fino al 31 dicembre come pure annunciato in origine dallo stesso premier durante la prova del MOSE, lo scorso 10 luglio a Venezia.
Cosa comporta lo stato di emergenza
Sono diverse le conseguenze legate alla possibilità di protrarre lo stato di emergenza, che altrimenti finirebbe i propri effetti il prossimo 31 luglio. Anzitutto è il cappello legale che l’esecutivo ha dato ai Dpcm: molti costituzionalisti avevano infatti storto il naso rispetto a un uso tanto intenso di un atto amministrativo della presidenza del Consiglio, ritenendolo non idoneo a quel tipo di legiferazione emergenziale. Ebbene, Conte ha risposto che alla base di tutto c’era l’assenso che il Parlamento diede al decreto legge con cui a gennaio il governo aveva disposto appunto lo stato di emergenza. Un vaglio delle assemblee, insomma, per il premier c’è stato.
Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte
Ma a livello più pratico lo stato di emergenza consente all’esecutivo di intervenire con maggior rapidità laddove si debba chiudere un’area del Paese colpita da uno o più focolai. Lock down e zone rosse mirate, insomma, con la possibilità di introdurre norme penali (es. l’arresto per chi viola la quarantena) senza il passaggio nelle aule parlamentari. In più, consentirà al governo poteri di esproprio di locali e strutture private (si pensi agli alberghi) da riservare per esempio ad ammalati che non possono essere ricoverati negli ospedali una volta finiti i posti letto e di acquisire tutto il materiale necessario per la pubblica amministrazione (uffici, giustizia e scuola) senza rispettare le norme sulle gare di appalto. E permetterà di intervenire altrettanto rapidamente con la chiusura dei porti e degli aeroporti. Nel medesimo periodo per cui perdurerà lo stato di emergenza continueranno a valere le norme che incentivano lo smart working rendendolo, dove possibile, obbligatorio rispetto al lavoro in presenza negli uffici.