L’avvertimento a Conte: «Presidente, lei ha detto: ‘se sbaglio sull’utilizzo del Recovery Fund, mandatemi a casa’. No, signor presidente. Se si fallisce, andiamo a casa tutti. Il danno per il Paese sarebbe immenso»
Altri attriti tra Carlo Bonomi, numero 1 di Confindustria e il governo. Il neo presidente è tornato infatti ad attaccare la gestione dell’emergenza da parte dell’esecutivo di Giuseppe Conte focalizzandosi, in particolare, sul rifiuto “politico” al MES: «Nell’entusiasmo per i 209 miliardi dall’Europa, che si aggiungono i fondi del SURE [CIG europea ndR] e alle nuove linee di credito della Banca europea degli Investimenti, tende a svanire l’attenzione sul danno certo per il Paese se il Governo rinuncia al MES sanitario privo di condizionalità» ha sottolineato Bonomi. Che poi ha sferzato: «Non si scorge ancora una prospettiva solida di interventi che diano sostenibilità al maxi debito pubblico italiano, il giorno in cui la BCE dovesse terminare i suoi interventi straordinari sui mercati grazie ai quali oggi molti si illudono che il debito non sia più un problema. Come ci ha ricordato Mario Draghi, nella crisi la differenza non è tra più o meno debito, ma tra quello buono e non buono. L’unico debito buono è quello a fini produttivi».
Bonomi sul Recovery Fund
L’attenzione degli industriali italiani è massima per l’uso che il governo Conte intenderà fare dei fondi europei per la ricostruzione: «Servono scelte per l’Italia del futuro. Scelte anche controvento. Serve il coraggio del futuro», ha detto all’assemblea di Confindustria il leader degli industriali, rivolgendosi direttamente al presidente del Consiglio, Giuseppe Conte: «Presidente, lei ha detto: ‘se sbaglio sull’utilizzo del Recovery Fund, mandatemi a casa’. No, signor presidente. Se si fallisce, nei pochi mesi che ormai che ci separano dalla definizione delle misure da presentare in Europa, non va a casa solo lei, ma andiamo a casa tutti. Il danno per il Paese sarebbe immenso». Quindi ha avvertito: «Non ce lo possiamo permettere. È tempo di una azione comune, oppure non sarà un’azione efficace».