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Il filosofo e docente all’Università di Oxford ha chiuso il ciclo di interventi de L’età ibrida, organizzato dalla Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi. Ecco l’eredità per imprese e botteghe
«Sono 30 tesi, tante quanti gli anni che ci separano dal 2050, un momento di potenziale non ritorno per via delle crisi in atto. Due decenni dopo The Clutrain Manifesto, 95 tesi scritte da visionari sugli effetti dirompenti che avrebbe avuto internet, ebbene abbiamo realizzato The Newtrain Manifesto. Con la stessa ambizione: non sono consigli, ma previsioni». Alcuni ragazzi e ragazze del College di Story Design della Scuola Holden hanno introdotto così l’ultimo appuntamento de L’età ibrida, il ciclo di incontri inaugurato a settembre e organizzato dalla Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi nell’ambito del programma Punto Impresa Digitale. Prima dell’intervento di Luciano Floridi, uno dei più importanti filosofi contemporanei e docente all’Università di Oxford, gli studenti hanno presentato e discusso con Paolo Iabichino, curatore della rassegna insieme a Marisandra Lizzi.
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Luciano Floridi
Floridi: il significato di onlife per le imprese
“L’ecosostenibilità non può più essere un vanto per il marketing, ma deve essere un prerequisito per stare sul mercato”. Questa è la prima tesi di un progetto che intende dare a cittadini e imprenditori tutte le lenti per leggere e affrontare l’età ibrida in cui viviamo. Le occasioni per riflettervi sono state tante con gli interventi su marketing, comunicazione, giornalismo e tecnologia. «È stato un viaggio bellissimo – ha spiegato Iabichino – ha coinvolto aziende, startup, artigiani. Queste tematiche valgono soprattutto là dove mancano le attitudini e le sensibilità verso il digitale. A L’età ibrida abbiamo sempre inteso la tecnologia come il fattore abilitante: contano l’attitudine a cambiare mindset e l’abitudine».
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La società delle mangrovie
Per parlare di un mondo che sembra essere cambiato in pochissimi mesi, ma che in realtà dava già segnali di ibridazione in corso, il Palazzo Giureconsulti di Milano ha accolto virtualmente la lezione di Luciano Floridi, filosofo e autore del fortunatissimo neologismo “onlife”. «È vero, siamo in un’era ibrida, dove ibrido è valore fondante. Non è più tempo sospeso o di incertezza», ha spiegato Floridi. Coniato negli anni ’90, “onlife” mette insieme due continuità che non sono alternative l’una all’altra. «Basta ragionare con aut aut. Faccio l’esempio classico: oggi si discute se sia meglio la didattica online o quella in presenza, ma sono ragionamenti novecenteschi». Ecco perché il filosofo ci indirizza di più a pensare nell’ottica di una società della mangrovie, piante che crescono in acque salmastre, né salate né dolci. In questo contesto l’ibrido è un valore che non accetta più la barriera tra online e offline, tra digitale e mondo fisico. Non sono realtà contrapposte, ma elementi di un unico ambiente.
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L’età ibrida: l’eredità
Tra i temi più affrontati nel corso de L’età ibrida c’è stato anche quello del racconto dei propri prodotti ai consumatori – che si sia una bottega storica, una startup o una PMI – per competere in un mercato dove la presenza di Amazon e di altre piattaforme ecommerce non può più essere l’alibi per non investire sul digitale. «Nel nostro ambiente viviamo in uno spazio che è infosfera, dentro una vita onlife e in un periodo iperstorico, dove siamo dipendenti dalla tecnologia». In conclusione il filosofo Floridi ha ragionato anche sulle necessità di un nuovo marketing – «è una forma di comunicazione» – che non tratti le persone come mezzo, ma come fine. «Sono utenti finali che vanno protetti – ha spiegato – e lo stesso dovrebbe succedere per quanto riguarda il web. Dobbiamo superare il concetto dell’economia dell’attenzione. L’uomo è un organismo informazionale e fragile: come diceva Kant non dobbiamo usare gli altri come mezzi ma come fine. Il marketing, come qualsiasi altro progetto, deve proteggere l’umanità».