Occhi puntati sulle piattaforme. Ma i linguaggi d’odio e le fake news circolano anche su un altro medium
La strada contro fake news e violenza online è ancora in salita per i Big Tech. Dopo la storica decisione di Twitter di cacciare per sempre Donald Trump, non esiste piattaforma che non abbia preso provvedimenti contro il tycoon, bloccando temporaneamente o permanentemente i suoi account. Lo stesso è successo con decine di migliaia di profili di utenti legati alle teorie QAnon, che in tutti questi anni hanno beneficiato di politiche non sempre efficaci delle piattaforme contro determinati tipi di contenuti. Ma come ha fatto notare l’Associated Press, sembra che i Big Tech si siano proprio scordati di setacciare un altro medium molto in voga. Stiamo parlando dei podcast, dove è forte la community di complottisti e violenti.
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Podcast, un’altra prateria per le fake news
Se su YouTube Google è riuscita a chiudere il canale di Donald Trump, lo stesso attivismo non si è visto per la piattaforma Google Podcast, dove continuano a circolare contenuti fake. Un esempio di questa disparità: il canale Bannon’s War Room su YouTube è stato chiuso a seguito della proposta choc di decapitare Anthony Fauci, direttore del National Institute of Allergy and Infectious Diseas e spesso preso di mira da Donald Trump. Peccato però che nella libreria Apple siano ancora disponibili quei contenuti. E perfino su Twitter è ancora online il video in cui Steve Bannon lancia quella inquietante proposta.
Steve Bannon calls for beheading Dr. Fauci and FBI Director Wray: pic.twitter.com/EU1P4X5Z4U @FBI #Bannon
— Frank Figliuzzi (@FrankFigliuzzi1) November 5, 2020
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Il mondo dei podcast gioca dunque un ruolo importante nella galassia degli estremisti. Dopo anni di lassismo da parte delle piattaforme, che hanno anche beneficiato della viralità di molti contenuti, il lavoro da fare è immane. L’operazione corale di cacciare Trump da tutte le piattaforme dopo i fatti di Capitol Hill è apparsa a molti come tardiva e strumentale.