Le scelte costruttive di Xiaomi premiano il marchio cinese. Che ha messo insieme una bella ammiraglia: da tenere d’occhio per tutto il 2021
Nel corso della sua storia, Xiaomi si è fatta una certa fama: quella di un marchio che offre prodotti con un ottimo rapporto prezzo/prestazioni. Che, detta in un altro modo, per molto tempo ha significato soprattutto prodotti destinati a un pubblico con un budget ridotto. Poi, lo scorso anno in particolare e in contemporanea col decimo compleanno del brand, c’è stata una piccola svolta: il Mi 10 ha segnato la prima seria escursione nella fascia altissima del mercato, e quest’anno (non senza qualche assestamento) col Mi 11 c’è l’intenzione di consolidare questa presenza. Diciamolo subito: Xiaomi ha preso le misure e ha fatto un buon passo avanti, mettendo assieme un pacchetto di tutto rispetto in questo smartphone. Che tuttavia ha una qualità fondamentale per cui andrà tenuto d’occhio fino a fine 2021: dopo avervi raccontato com’è fatto e come va, vi spiegheremo qual è.
La costruzione di un telefono
Ci sono diversi parametri da prendere in considerazione quando si valuta uno smartphone: il giudizio complessivo si articola nella scelta dei materiali, nel loro assemblaggio, nella scheda tecnica e ovviamente anche nel modo in cui tutto viene tenuto insieme dal software. Primeggiare in tutte queste voci è una caratteristica che incarnano solo una manciata di terminali ogni anno, mentre più spesso ciò a cui assistiamo è un progressivo miglioramento sotto vari aspetti al passare delle generazioni. Giunti alla versione numero 11 della propria ammiraglia, in Xiaomi hanno deciso di voler tirare una linea e di fissare alcuni caposaldi per il futuro: uno di questi è sicuramente la cura dei materiali e l’assemblaggio del telefono, che in questo Mi 11 raggiungono finalmente la piena maturità sotto molti aspetti.
Cominciamo quindi da questo parametro: il posteriore di vetro satinato è realizzato con una perizia ormai da primi della classe, soprattutto per la scelta di una finitura che rende il bel color grigio perla di questa versione davvero a prova di impronte e al contempo capace anche di offrire una bella presa. Il gruppo fotografico posteriore, nonostante le buone intenzioni di cercare una soluzione completamente originale, risente inevitabilmente però del retaggio di Pixel e iPhone: le finiture particolari con un anello cromato attorno all’ottica principale creano comunque un certo movimento, ribadito anche dalla diversa profondità in cui i diversi elementi del gruppo fotocamera si sollevano dal piano posteriore a simboleggiare anche il diverso peso che quelle ottiche rivestono nelle performance complessive.
Passando al frontale, va sottolineato come Xiaomi abbia deciso di non rinunciare alla curvatura dei bordi dello schermo in Gorilla Glass Victus per aumentare il senso di “magrezza” quando si impugna il terminale: non si tratta di una curvatura estrema come abbiamo visto in altri casi, non penalizza neppure eccessivamente la resa del display in quei punti, ma è un particolare che val la pena sottolineare anche perché la tendenza altrove va nella direzione opposta. Il display comunque, anche grazie a questo accorgimento, occupa praticamente tutta la superficie frontale senza cornici ingombranti: così come poco ingombrante è il punch-hole che ospita la fotocamera frontale, offrendo nel complesso un’esperienza davvero appagante sul piano multimediale anche grazie a una generosa diagonale da 6,81 pollici.
Il tentativo di rendere equilibrato il design si avverte anche guardando i bordi superiore e inferiore: su quest’ultimo l’altoparlante di sistema è contrapposto alla slitta per la doppia SIM, con al centro il connettore USB-C e il microfono principale. Sul primo spicca invece il marchio Harman Kardon, che ha collaborato all’elaborazione della configurazione audio stereo di questo smartphone (su cui torneremo successivamente), proprio accanto a quella che è a tutti gli effetti una presa d’aria per garantire il ricambio d’aria al sistema di raffreddamento basato su grafite e altri accorgimenti tecnici che debbono mantenere sotto controllo i bollenti spiriti del SoC di ultima generazione adottato da Xiaomi. C’è infine un emettitore infrarossi per usare il telefono come telecomando. Se c’è un solo particolare che possiamo criticare nella costruzione è il design del pulsante di accensione: troppo simile per spessore e finiture al bilanciere audio posto appena un centimetro più su, qualche volta vi potrebbe capitare di confonderli se vi affidate solo al tatto.
Nel complesso, comunque, la costruzione del Mi 11 è eccellente: le piccole riserve rispetto al modello 2020 sono state archiviate con successo, e sebbene alcuni particolari siano ancora di gusto asiatico non ci sono critiche significative che si possono muovere a questo smartphone Xiaomi.
Uno Snapdragon 888 nel cuore
La scelta della componentistica interna riveste un ruolo altrettanto importante nel giudizio su questo Xiaomi Mi 11. Diciamolo subito: lo Snapdragon 888 di Qualcomm eredita tutte le qualità del suo predecessore e fa ancora qualche passo avanti, offrendo potenza bastante per ogni utilizzo e con l’aggiunta di alcuni particolari (come il triplo-ISP per la gestione delle fotocamere, o il nuovo modem X60 5G) che possono fare la differenza quest’anno. A questo si unisce, come vi avevamo raccontato al debutto, un corredo di RAM e storage da primo della classe: le memorie LPDDR5 e lo storage UFS3.1 volano, non abbiamo visto rallentamenti di sorta durante l’uso se non quelli (ahimè cronici) di un’interfaccia Android che qualche volta mostra qualche piccolo lag.
Appurato quindi che il SoC di quest’anno è veramente all’altezza di un’ammiraglia, cerchiamo di capire se lo sono anche gli altri elementi. Lo schermo, in modo tutto sommato inaspettato, è stata una sorpresa: si va a piazzare tranquillamente tra i migliori 5 schermi visti su uno smartphone per quanto attiene luminosità, qualità sul piano della rappresentazione dei colori e leggibilità in ogni condizione. È un pannello AMOLED realizzato da Samsung per Xiaomi, raggiunge la risoluzione WQHD+ e di fatto è uno schermo ultraHD con risoluzione di refresh massima di 120Hz (e refresh touch, la velocità con cui viene letto il tocco delle dita, da 480Hz). È una gioia per gli occhi guardarci un film o giocarci, bene si comporta anche in lettura, è ben visibile all’aperto e anche alla sera non impasta i toni scuri: non siamo magari al livello degli AMOLED che Samsung monta sulla propria linea Note, ma siamo davvero su un ottimo livello.
Altro aspetto fondamentale della componentistica è la batteria. Il Mi 11 ne monta una da 4.680mAh che, alla prova dei fatti, non delude per l’autonomia che è in grado di garantire: uno zampino ce lo mette senz’altro il software, magari questo aspetto lo approfondiamo nel prossimo paragrafo, ma il telefono è in grado comunque di gestire con scioltezza una giornata lontano dalla presa. In più Xiaomi ci mette il carico da 55 watt e include in confezione un nuovo caricabatterie (costruito con tecnologia al nitruro di gallio) che offre un’ottima velocità di ricarica per quegli splash-and-go che stanno diventando una costante per chi fa un uso davvero intensivo del proprio smartphone.
Infine, un’occhiata al reparto audio. Il doppio speaker montato da Xiaomi sul Mi 11 discende dalla già buona accoppiata vista sul Mi 10 e non possiamo che ribadire quanto detto lo scorso anno: la vocazione multimediale è evidente, Xiaomi sceglie di rivolgersi a un pubblico ben specifico e realizza un prodotto su misura delle loro esigenze. Se siete soliti guardare video e ascoltare musica esclusivamente attraverso lo smartphone, qui trovate pane per i vostri denti: la qualità è anche superiore allo scorso anno, ovviamente nei limiti che le dimensioni ridotte possono garantire ma comunque parliamo di anni luce avanti rispetto a qualche anno fa.
La passione di MIUI
Tutte queste premesse servono ad arrivare al centro della recensione di questo Mi 11: il ruolo della MIUI 12 nella gestione dello smartphone per consentirgli di esprimere tutte le sue capacità, ovvero della personalizzazione di Android 11 che mette in pista Xiaomi. Nel complesso il giudizio è buono, ma se dovessimo pensare a un settore in cui investire in vista di un Mi 11T o di un Mi 12 sarebbe proprio l’interfaccia: c’è da dire che Xiaomi ha già promesso una serie di aggiornamenti che arriveranno OTA entro la primavera, che porteranno in dote una MIUI 12.5 che potrebbe cambiare drasticamente il quadro, ma per ora la situazione è la seguente.
Innanzi tutto la gestione dell’hardware: della batteria abbiamo già detto, va tutto bene anche grazie a una amministrazione dei task in background piuttosto aggressiva (ma non troppo distruttiva) che contribuisce ad allungare l’autonomia, e mantiene anche sempre scattante il telefono sfruttando al massimo gli 8GB di RAM. La fotocamera poi è gestita alla grande: soprattutto il sensore principale da 108 megapixel, un generoso Samsung da 1/1,33 pollici di diagonale, è capace di restituire ottimi scatti in qualsiasi condizione di luce e di unire anche una qualità video (almeno fino a 4K in scioltezza: oltre è una prova muscolare che poco ha a che fare con la realtà e il reale utilizzo di uno smartphone) di ottimo livello. Il tutto anche con l’applicazione in tempo reale di elaborazioni della ripresa stessa, così da creare effetti speciali che c’è da scommettere spopoleranno sui social.
Quindi, dicevamo, molto bene le fotocamere: la modalità notturna dà il suo meglio sul sensore principale ma è disponibile anche sull’ultragrandangolo e sulla selfie camera, con quest’ultima che si comporta bene. Si sente forse un po’ la mancanza di uno zoom, il terzo sensore (il tele-macro) non è esattamente quanto di meglio abbiamo visto in giro in questo senso, ma nel complesso c’è un miglioramento generale del comparto fotocamera. Così come sono sfiziosi, ma niente di trascendentale, gli effetti di gestione dei video a schermo che esaltano i colori ed effettuano un upscaling per sfruttare al massimo la risoluzione UHD: consumano tutto sommato poco e dimostrano che Xiaomi ha fatto davvero un bel lavoro nello spremere fino all’ultimo hertz da questo display, capace di variare in modo dinamico il refresh da 30 a 120Hz per ottimizzare fluidità e consumi.
Dove la MIUI mostra qualche limite è in alcuni dettagli, che tuttavia per qualcuno potrebbero essere ininfluenti. I temi sono un po’ un tallone d’Achille, più che altro per qualche bug nella gestione degli sfondi legato probabilmente a una versione preliminare del software (lo smartphone sarà comunque sul mercato tra non meno di due settimane), così come alcune notifiche del software di ottimizzazione della memoria possono essere inizialmente un po’ insistenti: niente che non si possa risolvere nel corso dell’utilizzo, ma sono tutti aspetti che possono venire limati con una nuova versione del software (e forse lo saranno nella MIUI 12.5). Il giudizio sulla MIUI non è negativo: ma è un altro tassello del puzzle che Xiaomi può e deve migliorare per fare quel salto di qualità definitivo e giocare alla pari con tutti gli altri marchi al vertice del settore.
Qual è la qualità più importante del Mi 11 di Xiaomi
C’è un aspetto che, sopra ogni altro dettaglio, fa del Mi 11 uno degli smartphone più interessante visto fin qui nel 2021: ed è il suo prezzo. Chiariamo subito, il prezzo di lancio è fissato a 799 euro per la versione 8/128GB e 899 per la 8/256GB, e non è poco in assoluto: soprattutto considerando che si va a piazzare nella stessa fascia di altri terminali come il nuovo Galaxy S21 che offrono qualcosa di più in termini di dotazione fotografica o di interfaccia utente (ma niente caricabatterie in confezione). Insomma, guardando al listino ufficiale non è immediatamente evidente di cosa stiamo parlando: anche perché, a causa di tasse e balzelli, in Italia il Mi 11 ha la sfortuna di finire per costare più che nel resto d’Europa.
Ciò che però va decisamente a vantaggio del Mi 11 è la sua tenuta nel tempo: questo terminale resterà sul mercato tranquillamente per tutto il 2021 (e forse anche oltre) e vedrà il suo prezzo calare in offerte sempre più accattivanti. Per dare l’idea di cosa stiamo parlando, al momento il suo predecessore si trova in vendita sotto i 500 euro: quando subirà lo stesso calo, il Mi 11 diventerà un best-buy di almeno un paio di categorie di prezzo; questo senza considerare che l’aggiornamento previsto per la MIUI potrebbe anche far crescere l’appetibilità di questo terminale.
Quel che conta davvero, per Xiaomi, è aver imboccato un sentiero decisamente interessante: le premesse per vedere una serie di prodotti sempre più completi ci sono tutte. Forse l’unico consiglio che si può dare all’azienda cinese è di cercare di limitare la proliferazione di varianti che a volte aggiungono o sottraggono solo un dettaglio alla scheda tecnica di un prodotto, finendo solo per mettere in difficoltà gli acquirenti. L’approccio seguito per il Mi 11 è invece un ottimo esempio di come si debba e si possa procedere: si sceglie un obiettivo di prezzo finale e si cerca di massimizzare la dotazione tecnica di conseguenza compiendo meno compromessi possibile. Il risultato può essere parecchio intrigante, come dimostra il Mi 11 che arriverà sugli scaffali all’inizio di marzo.