La startup innovativa belga Warcave ci porta nel diciassettesimo secolo, tra vicoli malfamati e sette di fanatici
Tra i titoli più interessanti di questa stagione c’eravamo segnati da parecchio tempo Black Legend, della startup belga Warcave Games. Fondata nel 2017 a Geel, questa giovanissima software house è al suo secondo titolo e pareva in grado di regalare al mondo dei videogames qualcosa di davvero meritorio. Purtroppo non è andata esattamente così.
Black Legend, un gioco perso nelle nebbie?
Personaggi e costumi sono quelli della Francia del XVII secolo. Le ambientazioni però sono da Inghilterra Vittoriana. Black Legend presenta insomma una curiosa fusione di stili e di epoche, ma certamente ci porta a vivere una avventura che, per quanto fantastica, trae la propria linfa dalla storia del Vecchio continente. Anche questo aspetto ci aveva convinto che qualcosa di buono e succulento stesse bollendo in pentola nella cucina del team di sviluppo belga.
Il gioco è ambientato nel reame fittizio di Grant, che si ritrova improvvisamente circondato dalla nebbia. Una nebbia innaturale che pare stia facendo impazzire la gente. Come se tutto ciò non bastasse, per le lugubri strade della città, ormai quasi del tutto abbandonata, girovagano inquietanti individui mascherati di un culto non meglio identificato. Inutile dire che starà a noi unirci alla resistenza e liberare la cittadina da questa presenza velenosa.
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Black Legend è un GDR a turni tipicamente vecchio stampo, con blande derivazioni nel campo dei “tactics”, ovvero degli RPG strategici, date dalla possibilità di posizionare sulla scacchiera le proprie truppe prima di iniziare lo scontro in modo da conservare un vantaggio dato dall’elemento dello scenario. L’altra caratteristica degna di nota riguarda il fatto che il combat system chiama in causa la vecchia teoria degli umori che nell’Europa medievale fungeva da ossatura per la medicina e per l’alchimia. Gli umori sono quattro (nero, giallo, bianco e rosso) e ciascuno scatena un effetto differente.
Fin qui nulla di innovativo ma nemmeno di insensato. Dove la produzione belga inciampa è nella sinossi: estremamente piatta nella prima parte del titolo, inizia a ingranare solo nella seconda metà. Non si capisce perché tante trovate sceniche siano state così malamente distribuite. Per di più, capita spesso che si scoprano elementi della trama procedendo con le side quest che risultano perciò più interessanti di quelle principali, il più delle volte raffazzonate e derivative, messe lì tanto per allungare la longevità del prodotto. Un’altra caratteristica che ci ha lasciato interdetti è l’assenza della mappa: ok che gli sviluppatori volevano forse immergerci in una città nebbiosa e tentacolare, costringendoci a vagare per vie anonime e misteriose esattamente come il nostro alter ego videoludico, ma così si rischia di passare mezz’ora solo per capire qual è la location d’interesse utile a proseguire con l’obiettivo. A dir poco frustrante.
Parecchio claudicante, infine, il motore tecnico e grafico. Black Legend a prima vista sembra godere di una caratterizzazione superlativa, tanto che erano bastati i primi filmati per convincerci a metterlo nella nostra wishlist… ebbene, a conti fatti siamo invece di fronte a una produzione claudicante che sembra uscita dai primi anni 2000: modelli poligonali appena abbozzati, texture piatte, un gran riciclo di materiali e, quel che è peggio, animazioni legnose e irrealistiche. Insomma, siamo di fronte a un progetto nato promettente ma che sembra essersi perso nelle nebbie durante lo sviluppo, esattamente come il nostro alter ego rimasto intrappolato per le strade di Grant, perché non abbiamo avuto voglia di provare a tirarlo fuori finendo il gioco…