La proposta del governo federale per espandere il diritto di riparazione anche a smartphone e pc
La proposta arriva dalla Germania: allungare fino a sette anni il periodo in cui i produttori di smartphone sono chiamati a fornire aggiornamenti software legati alla sicurezza dei firmware dei propri dispositivi e a distribuire pezzi di ricambio per ogni modello. Tutto questo al fine di allungare la vita ai telefoni, abbattere i livelli di rifiuti elettronici e contrastare quel fenomeno – un po’ costruito e un po’ reale – dell’obsolescenza programmata.
Il diritto alla riparazione per gli smartphone
Il diritto alla riparazione è da tempo sul tavolo della Commissione Europea, che intende portare quelle soglie a cinque anni, almeno un paio oltre ciò che di solito i produttori garantiscono. Il Parlamento ha da tempo approvato una risoluzione contro l’invecchiamento scientificamente programmato dei dispositivi. E dallo scorso marzo è in vigore il regolamento UE 2021/341 che sancisce questo diritto, imponendo ai produttori l’obbligo di mettere a disposizione pezzi di ricambio per almeno 7-10 anni dall’immissione sul mercato dell’UE dell’ultima unità di un modello. Il punto è che queste indicazioni si applicano a una serie di categorie merceologiche (illuminazione, monitor e TV, lavatrici, lavastoviglie e frigoriferi) e non agli smartphone e ai pc.
La Germania, dunque non internamente ma su scala continentale, anche per questo segmento vuole alzare l’asticella a sette anni. Portando di fatto il ciclo vitale di un telefono molto vicino a quello di un elettrodomestico bianco o bruno.
Prezzi accessibili per i pezzi di ricambio degli smartphone
Pezzi di ricambio, dunque, e aggiornamenti di sicurezza per sette anni (due in più dei cinque indicati da Bruxelles per gli smartphone e uno in più per i tablet) per poter commercializzare i propri prodotti nel ricco mercato dell’Unione. Non basta: i pezzi di ricambio dovranno essere proposti a prezzi accessibili, proprio per non disincentivare la riparabilità dei telefoni, con consegne rapide. Di solito, quando si rompe un telefono magari in una parte sostituibile come il display, il costo rischia di scoraggiare molte persone e spesso i tempi non sono velocissimi. Spingendo così le persone a comprare un nuovo telefono quando quello danneggiato sarebbe ancora perfettamente funzionante nelle sue componenti essenziali.
Per questo, però, occorre – altro punto che finirà presto in un provvedimento europeo e condiviso dal governo federale tedesco secondo quando riportato da Heise.de – che i dispositivi siano sostenibili “by design”. Cioè che siano progettati per essere facilmente riparabili. Dovranno poi disporre, come molte altre categorie di elettrodomestici, di un’etichetta energetica e un’altra che ne indichi chiarmente il livello di riparabilità. Di modo che già al momento dell’acquisto si possa capire a cosa si andrà incontro in caso di danneggiamento. L’obiettivo è appunto quello di allungare il ciclo di vita di questo dispositivi, tagliando emissioni sia a monte che a valle. Proprio sulla scia del regolamento 341.
Il no dei produttori
I produttori, riuniti fra le altre nell’associazione DigitalEurope, senza sorprese remano contro: vogliono rimanere sulla posizione di tre anni per gli aggiornamenti di sicurezza e un paio per quelli legati alle nuove funzionalità, ciò che spesso rende davvero appetibile un dispositivo. Anche per i ricambi l’approccio è opposto: i produttori vogliono mantenere a disposizione solo quelli ritenuti essenziali, come batterie e display, evitando di proporre sul mercato sensori per le fotocamere o speaker.