Ecco cosa prevede la legge approvata oggi dall’Assemblea Nazionale
La legge approvata oggi, martedì 31 agosto, dall’Assemblea Nazionale in Corea del Sud è storica, come riporta il Wall Street Journal: Big Tech del calibro di Google e Apple dovranno aggiungere metodi di pagamento alternativi ai propri sui rispettivi store digitali, aprendo così l’ecosistema a più attori. L’obiettivo della norma, che dovrebbe entrare in vigore dopo la firma del presidente Moon Jae-in, è ridurre le entrate che queste multinazionali accumulano controllando l’unico strumento di acquisto ammesso. La vicenda si collega al caso tra Epic Games e Apple, con la società di Cupertino che lo scorso anno aveva bannato l’app di Fortnite dal proprio App Store dopo che la software house aveva offerto ai propri clienti una nuova opzione di pagamento sia su iOS sia su Google Play. La società di Tim Cook ha sempre difeso la tassa del 30% su ogni transazione (che però ha abbassato al 15% per i piccoli sviluppatori).
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Corea e Big Tech: le reazioni alla legge
La nuova legge ha emendato il Telecommunications Business Act della Corea del Sud e prevede multe per qualsiasi società Big Tech che non dovesse adeguarsi al nuovo corso: le sanzioni previste verranno misurate calcolando il 3% delle entrate dell’azienda in Corea del Sud. Non sono mancate le proteste da parte dei diretti interessati, con la stessa Apple che ha paventato i rischi di frode per i consumatori nel momento in cui dovessero avere a disposizione più metodi di pagamento. Dello stesso avviso anche Google che ha motivato le tariffe con questioni legate alla sicurezza e al «mantenere libero Android» come sistema.
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Al netto della legge sudcoreana appena approvata, non sarà comunque facile cambiare lo scenario attuale. Nel secondo trimestre di quest’anno i numeri fotografano una situazione di questo tipo per l’ecosistema app: il 75% dei download a livello globale sono stati registrati sul Play Store di Google, mentre l’App Store di Cupertino vanta il 65% degli acquisti complessivi in app. Chi ha festeggiato in Sud Corea sono gli sviluppatori, le aziende tecnologiche e le startup che vedono in questa norma un passo avanti verso un’ecosistema più equo.
Korea is first in open platforms!
Korea has rejected digital commerce monopolies and recognized open platforms as a right.
This marks a major milestone in the 45-year history of personal computing. It began in Cupertino, but the forefront today is in Seoul. https://t.co/Jd6Xfnef9o
— Tim Sweeney (@TimSweeneyEpic) August 31, 2021
Non si è fatta attendere neppure la reazione di Tim Sweeney, Ceo di Epic Games (attore decisamente interessato alla vicenda). Col tweet che pubblichiamo qui sopra l’imprenditore sostiene che «la Corea ha rifiutato i monopoli digitali dell’ecommerce e ha riconosciuto le piattaforme aperte come un diritto. Questo rappresenta una pietra miliare nei 45 anni di storia del personal computing». Non è la prima volta in cui uno Stato cerca di regolamentare il mercato digitale – quest’anno è successo anche in Australia – e secondo Engadget la vicenda sudcoreana potrebbe avere ripercussioni a livello globale. D’altra parte c’è chi suggerisce che legiferare in un contesto di dominio delle Big Tech non veda comunque i paesi in una posizione di vantaggio.
This is a key milestone for the mobile internet age!
India should also give freedom to millions of young startups, do business using their preferred payment systems. 🏁 https://t.co/4yevyvIps9— Vijay Shekhar Sharma (@vijayshekhar) August 31, 2021
Da Tech Crunch apprendiamo poi che è dall’agosto 2020 che i legislatori sudcoreani sono al lavoro affinché le Big Tech non rafforzino la propria posizione di oligopolio mantenendo il controllo sui sistemi di pagamento negli store. E a dimostrazione di quanto il paese sia stato unito nello sforzo basti pensare che la legge approvata oggi è passata con 180 voti a favore e nessun contrario.
When it comes to curbing the power of Silicon Valley, South Korea leads the way. https://t.co/NRum7kaiG6
— Tim Shorrock (@TimothyS) August 30, 2021