“Quando danzo penso alle libellule, così leggere, ma anche così forti e veloci”. Bastavano poche parole a Carla Fracci per trasmettere un messaggio potente: l’importanza del ballo. E non conta se non si sanno fare pirouette o plié, come non importa essere professionisti, principianti o semplici appassionati. La danza fa bene a tutti, perché dona libertà, armonia, serenità. È uno sport e un’arte al tempo stesso, che via via si è sviluppata non solo per le sue valenze motorie, ma anche per quelle espressivo-comunicative.
Danza inclusiva: dall’apparire all’essere
“Ballare, esprimersi, socializzare sono i desideri comuni alla maggior parte delle persone: la danza in carrozzina ne permette la realizzazione attraverso il movimento del corpo. Ognuno può esprimere ciò che è, indipendentemente da ciò che appare: si manifestano le proprie emozioni interiori, passando dalla modalità dell’apparire a quella dell’essere”: così Ballo Anch’io, associazione sportiva dilettantistica di Torino che si occupa di danza per persone con disabilità , accoglie gli aspiranti ballerini.
Una realtà nata nel 2006 dall’incontro tra l’insegnante di danza Marilena Goria, che ha il merito di aver introdotto in Italia in ballo in carrozzina, l’insegnante di educazione fisica adattata Livia Susella e l’insegnante belga di danza Lucienne Swinnen.
Questa proficua collaborazione al femminile negli anni ha portato l’associazione ad essere parte della Federazione Italiana Danza Sportiva (FIDS) e del Centro Sportivo Educativo Nazionale (CSEN).
“Ci sono differenti stili, ballo singolo, a coppie o in gruppo. Attraverso i vari generi musicali ognuno può esprimere le proprie potenzialità di movimento, a volte nascoste”, spiega Matteo Bongiovanni, presidente di Ballo Anch’io. “La danza, come tutto lo sport in generale, dà soddisfazione, trasmette emozioni, aiuta a sentirsi bene con sé stessi. Non solo: attraverso la realizzazione di semplici sequenze coreografiche si scopre il piacere della relazione con gli altri e si impara a lavorare in gruppo”.
La storia
Nata in Inghilterra come terapia riabilitativa per i reduci di guerra, la danza in carrozzina si è diffusa fino ad essere riconosciuta dal Comitato Paralimpico Internazionale (CIP). “Non abbiamo ancora una categoria per gareggiare, ma siamo comunque presenti: alle Paralimpiadi di Torino nel 2006 la cerimonia d’inaugurazione si è conclusa con un bellissimo valzer ballatoricorda Matteo Bongiovanni. Nel 2015, invece, Roma è stata madrina del Campionato mondiale di quella disciplina. Per favorire ulteriormente l’inclusione degli atleti con disabilità nel novembre 2016 il CIP ha cambiato la denominazione della disciplina da Wheelchair Dance Sport (Danza Sportiva in Carrozzina) a Para Dance Sport (Para Danza Sportiva). “Questo per generare un ulteriore abbattimento di ‘barriere’: uno sport non più solo riservato ad atleti in carrozzina, ma proiettato verso l’inclusione degli atleti portatori di protesi”, sottolinea la Federazione. “Perché ballare è uno sport per ogni età, genere e abilità, senza limiti né confini”.
Ballo in carrozzina e danza inclusiva
A Torino si possono frequentare corsi di diversi tipi, tenuti da istruttrici tecniche qualificate, anche con conoscenze psicologiche: ci sono diversi livelli di danza in carrozzina, perché questa è l’attività che richiede anche la maggiore competenza tecnica, e corsi di danza inclusiva, rivolti a persone con disabilità fisica e intellettiva, centrati sulla relazione e sul rapporto di fiducia con l’altro, sul miglioramento delle capacità di coordinamento e sulla consapevolezza della spazialità.
“Prima della pandemia eravamo arrivati a circa sessanta iscritti”, prosegue Bongiovanni. “Durante il periodo di lockdown più stretto ci siamo organizzati per esercitarci a distanza, tramite videochiamata. In seguito abbiamo gradualmente ricominciato, rispettando tutte le precauzioni previste dalla legge. Ora speriamo di poter riprendere al più presto tutte le attività, tra cui il corso per bambini con disabilità motorie e bisogni educativi speciali, in questo momento non ancora riattivato”.
“Organizziamo anche corsi di danzaterapia nei Centri Diurni e nelle Rsa, coinvolgendo persone con disabilità gravi ed anziani, anche se il Covid ha rallentato questo progetto”, prosegue Luisa Perrero, segretaria generale di Ballo Anch’io. “Crediamo molto nella collaborazione con le altre associazioni e con gli enti del territorio, a livello locale e nazionale. Tra le varie iniziative, per esempio, c’è il progetto ‘Sport integrato on the road’, coordinato da CSEN Piemonte, per diffondere l’attività sportiva come strumento di integrazione sociale”.
Il team agonistico di Ballo Anch’io
Last but not least, Ballo Anch’io ha anche il corso performer, ovvero uno squadra agonistica mista: Giulia Bonomo, Jessica De Nicola, Giovannella Porzio, Aurora Richiero, Ilaria Spagnolini, Beatrice Squadrone. Un team affiatato, che vanta numerosi riconoscimenti a livello nazionale ed internazionale. “Nel 2021 ai Campionati italiani di danza sportiva a Rimini abbiamo vinto due medaglie d’oro e due d’argento. Partecipiamo pure a concorsi tradizionali di danza moderna e contemporanea, perché vogliamo contribuire ad abbattere questa differenziazione per accogliere ogni unicità. Le nostre performer si esibiscono anche nei teatri, ma c’è ancora molto lavoro da fare nel nostro Paese per quanto riguarda le barriere architettoniche dei palchi”.
Il prossimo obiettivo di Ballo Anch’io è portare in Italia la physically integrate dance, la danza fisica integrata, disciplina nata negli Anni Novanta in Usa e Gran Bretagna: danzatori e danzatrici con e senza disabilità fisico-motoria si esibiscono insieme per superare stereotipi, abbattere barriere mentali e promuovere l’integrazione degli artisti. “Con la collaborazione della coreografa Elena Bollati, abbiamo fondato la prima compagnia in Italia, la Re – Action Integrated Dance Company, che presto inaugureremo ufficialmente”, annuncia Perrero.
La storia di Giovannella Porzio
“Con il ballo si può dimostrare quanto possa essere semplice e concreta l’inclusione e la collaborazione tra realtà diverse, dove la differenza e la disabilità non sono impedimento, ma diventano uno strumento artistico”, sottolinea una delle performer, Giovannella Porzio, 24enne di Torino che nel 2020 è stata nominata dal Presidente Mattarella Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana. È in carrozzina da quando aveva 10 anni, a causa della malattia rara Charcot-Marie-Tooth, ma lei non si è fermata: oggi è campionessa italiana e vice-campionessa europea di danza paralimpica. Non solo: laureata in Lingue per il turismo, ha anche scritto una tesi in antropologia culturale, intitolata ‘Sulle punte e sulle ruote’, sulla danza come strumenti di integrazione. “Bisogna creare una cultura della disabilità che non crei gruppi o sottogruppi che non tenga separati i disabili da tutti gli altri. La disabilità è solo un modo diverso di fare le cose”.
“Nuvole. Danzare in tempo di pandemia trovando uno spazio ‘altro’” è il progetto realizzato nell’ambito del corso di danza in carrozzina di Ballo Anch’io tra gennaio e marzo 2021, coordinato dalla coreografa Gabriella Cerritelli, su musica di Ezio Bosso