La startup ha realizzato una piattaforma in grado di individuare, analizzare e mettere a disposizione in forma anonima i metadati prodotti dal personale delle aziende, offrendo così dati quantitativi alle Hr. E ora i soci puntano a un round da 1,5 milioni di euro entro il 2022
Com’è cambiata la giornata lavorativa con la diffusione dello smart working? Quali sono i problemi urgenti da risolvere in ufficio? In che modo un manager può migliorare la gestione del personale? Fino a qualche mese fa, le risorse umane avrebbero probabilmente cercato le risposte organizzando interviste e questionari all’interno dell’azienda. In altri termini, avrebbero avuto a disposizione soltanto dei dati qualitativi sui quali basare la propria attività. All’improvviso, però, la pandemia ha contribuito a cambiare il modo di lavorare e i canali tradizionali di valutazione non sono stati più sufficienti. “Le interazioni digitali negli ambienti lavorativi stanno aumentando, di conseguenza crescono anche le tracce che queste interazioni lasciano. E le società possono sfruttarle”, spiega Pietro Bonfanti, cofondatore e Ceo della startup Teamsight, a StartupItalia.
L’azienda, fondata nel settembre del 2020 per superare gli strumenti di analisi tradizionali e mettere a disposizione dei manager e delle Hr i cosiddetti people analytics, indagini quantitative e statistiche specifiche per la gestione del personale, ha creato Iris, un tool digitale proprietario attraverso cui recuperare e analizzare in forma anonima i dati passivi prodotti dai dipendenti delle società.
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A meno di due anni dalla fondazione, Teamsight è una realtà in crescita e rappresenta, sottolinea il Ceo, un unicum in Italia e in Europa. “Siamo stati i primi a occuparci di people analytics con dati di interazione digitale e l’obiettivo è diventare un punto di riferimento del settore”. Non a caso, dopo aver ottenuto un finanziamento da 200mila euro a pochi mesi dalla sua nascita, la startup ha già iniziato un dialogo con potenziali investitori e venture capital per chiudere, entro la fine dell’anno, un round ben più consistente, da 1,5 – 2 milioni di euro.
Teamsight e il tesoro dei dati passivi per le Hr
StartupItalia: È un dato di fatto che l’attenzione verso i metadati in ambito aziendale sia aumentata. In questo contesto, quali sono le caratteristiche principali della vostra soluzione?
Pietro Bonfanti: «Nel mezzo di una trasformazione così profonda del mondo del lavoro, i dati qualitativi hanno mostrato i loro limiti. Alle risorse umane e ai manager, le interviste e i questionari non bastano più. Iris, il tool digitale che abbiamo creato in Teamsight, permette di avere a disposizione uno strumento quantitativo in grado di offrire ai dirigenti e alle Hr una nuova lente, precisa e oggettiva, per capire meglio come l’azienda si sta muovendo. Monitorando quanto siano efficaci le azioni intraprese e quali siano gli aspetti di inefficienza. Questo è possibile recuperando e analizzando le tracce lasciate dalle innumerevoli interazioni digitali prodotte mentre si lavora. Si tratta a tutti gli effetti di big data: basti pensare che una società da 200 dipendenti arriva a generare 80-100 milioni di interazioni, ognuna delle quali racchiude un numero molto maggiore di dati».
SI: Per processare una mole simile di indicazioni, avete realizzato una piattaforma apposita: come funziona?
PB: «Iris è una piattaforma all-in-one che raccoglie tutti i dati provenienti da qualsiasi tipo di servizio aziendale, come Outlook, Google, Teams o Slack. Dati che il tool analizza e trasforma, attraverso specifiche tecniche informatiche, statistiche e matematiche, in informazioni, per poi sintetizzarle e fornire degli insight preziosi per le società».
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PB: «Le imprese si sono accorte di poter disporre di questi dati, a prescindere dal mercato in cui operano. Un magazzino di informazioni che, però, da sole non sono in grado di recuperare. E non solo per questioni legate a carenze sul piano tecnologico».
SI: Quali?
PB: «Temi legali. Quasi nessuna azienda in Europa si sta adoperando al recupero dei dati passivi per le difficoltà legate alla Gdpr (Il Regolamento generale sulla protezione dei dati dell’Unione Europea, ndr). Vengono trattati dati inizialmente personali ed è per questa ragione che Teamsight ha effettuato studi, duranti circa un anno, per creare un motore di anonimizzazione che consentisse di rendere le informazioni non più personali e dunque utilizzabili. Iris è rispetta sia la regolamentazione europea sulla privacy, sia le norme a livello giuslavoristico».
Come cambia il lavoro con la pandemia: le risposte di Iris
SI: Iris è nata e opera in tempi di smart working. A questo proposito, i commenti che si leggono, negativi o positivi, corrispondono sempre alla realtà?
PB: «Indagare la sostenibilità nel tempo del lavoro agile, insieme al modo in cui le persone utilizzano gli strumenti di comunicazione digitali tipici dello smart working, è una delle grandi questioni che il nostro tool aiuta a spiegare. E le risposte, spesso, approfondiscono pregi e difetti già noti. Ne sono una prova i problemi operativi a livello comunicativo diffusi nel post pandemia, dovuti al moltiplicarsi dell’uso delle mail one-to-one e alla conseguente diminuzione dei meeting di allineamento nei gruppi di lavoro. Meeting, che in molti casi si trasformano in riunioni troppo lunghe e affollate, dove è impossibile prendere decisioni strategiche rilevanti. Altre volte, invece, si evidenziano aspetti che non coincidono con la percezione comune».
SI: Ad esempio?
PB: «Ad esempio, non è vero che lo smart working abbia cambiato la struttura della giornata. O meglio, è vero solo nel cinque per cento dei casi. Da casa o a distanza, così come in ufficio, l’organizzazione è la stessa, altro che corsa o palestra la mattina e lavoro posticipato fino a tarda sera. I veri cambiamenti sono legati al tempo risparmiato dall’andare in ufficio: la possibilità di iniziare mezz’ora più tardi e allungare di qualche minuto la pausa pranzo, piuttosto che accompagnare o andare a prendere i figli a scuola e fare una lavatrice in più. Il vero valore del lavoro agile sono i piccoli momenti guadagnati all’interno della routine quotidiana».
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SI: Guardando al lavoro a distanza dal punto di vista dei dirigenti, cosa è cambiato?
PB: «Anche in questo caso, le sorprese non mancano. Si parla, giustamente, del diritto alla disconnessione e alla diffusa problematica legata alle mail e alle richieste arrivate fuori dall’orario di lavoro. Meno scontato è capire il perché. In base ai dati analizzati da Iris, nel contesto attuale il 70% del tempo dei manager è trascorso in meeting. In sostanza, l’orario di lavoro dei dirigenti è sempre più spostato in avanti e si allunga ben oltre le tempistiche stabilite».
Teamsight di domani
SI: Un round chiuso dopo pochi mesi dalla fondazione della startup, uno più consistente in programma nel 2022. Qual è il vostro posto oggi e dove puntate ad arrivare?
PB: «Come software as a service, oltre a esaminare l’impatto dello smart working, Teamsight offre soluzioni specializzate negli ambiti dell’organizzazione, della sostenibilità dei carichi di lavoro e dell’inclusione nelle aziende. Aspetti fondamentali rispetto ai quali la nostra aspira a diventare la principale realtà in Italia e in Europa in ambito people analytics con dati di interazione digitale. Per ragioni statistiche, ci rivolgiamo a grandi imprese e corporate di vari settori, dai 150-200 dipendenti in su, nelle quali è impossibile conoscere personalmente tutte le dinamiche interne».
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SI: Un portafoglio clienti potenzialmente molto ampio.
PB: «Di fatto, ci stiamo affacciando ora al mercato, nonostante supportiamo già quattro società e stiamo puntando molto sulle partnership strategiche. Teamsight collabora con importanti società di consulenza italiane e internazionali, grazie a cui il progetto sta crescendo e trovando visibilità e riscontro notevoli, seppure con le difficoltà tipiche di chi propone un’idea nuova. Ma siamo pronti a crescere e per farlo nel modo migliore impieghiamo una grande parte delle nostre risorse nelle persone, puntando a consolidare e allargare una squadra in grado di fare la differenza».