Il nostro Paese è nella top 5 degli Stati Ue più attenti al riciclo. Con l’aumento dei costi delle materie prime, riutilizzare sarà strategico per restare sul mercato. A StartupItalia, l’ex titolare del dicastero dell’Ambiente: “Le startup portano idee innovative utili a dare nuova vita a oggetti dismessi e destinati alla discarica”
Si parla tanto di economia circolare, ma a che punto siamo in Italia? Anche se c’è ancora tanta strada da fare, la Penisola si afferma nella top 5 dei cinque paesi dell’Unione Europea che più sono attenti al riciclo. Secondo gli indicatori di circolarità, infatti, il Belpaese si guadagna la pole position assieme alla Francia (a seguire: Spagna, Germania e Polonia), mentre la percentuale di riciclo di tutti i rifiuti ha raggiunto quasi il 68%: il dato più elevato dell’Unione europea. I risultati emergono dall’ultimo Rapporto nazionale sull’economia circolare in Italia 2022, giunto alla quarta edizione. Lo studio, realizzato dal CEN (Circular Economy Network) assieme a un gruppo di aziende e associazioni di impresa, in collaborazione con Enea, mostra che, nel 2020, il tasso di utilizzo di materia proveniente dal riciclo nell’Ue è stato pari al 12,8%, mentre in Italia ha raggiunto il 21,6%, secondo a quello della Francia (22,2%) e di oltre otto punti percentuali superiore a quello della Germania (13,4%); a seguire la Spagna (11,2%) e la Polonia (9,9%).
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I numeri della circolarità in Italia
Nonostante i dati che emergono dal Rapporto siano incoraggianti, la strada da fare è ancora tanta. In particolar modo, l’Italia soffre, soprattutto, in tre settori: consumo di suolo, eco-innovazione e riparazione dei beni. Secondo il Rapporto, tra il 2018 e il 2020 il tasso di circolarità è sceso dal 9,1% all’8,6% mentre negli ultimi cinque anni i consumi sono cresciuti di oltre l’8% (superando i 100 miliardi di tonnellate di materia prima utilizzata in un anno), a fronte di un incremento del riutilizzo di appena il 3% (da 8,4 a 8,65 miliardi di tonnellate). I dati parlano chiaro: sprechiamo ancora una gran parte dei materiali estratti dagli ecosistemi mentre ci si dovrebbe concentrare sul reperire le materie prime internamente al nostro territorio. In questo senso, il PNRR si è posto due obiettivi di carattere generale: rendere performante la filiera del riciclo con interventi volti a consentire il recupero delle materie prime seconde e ridurre l’uso delle materie prime di cui il Paese è carente, sostituendole, progressivamente, con materie prime seconde. Ma è sufficiente? Lo abbiamo chiesto a Edo Ronchi, ex ministro dell’Ambiente e presidente di Fondazione Sviluppo Sostenibile.
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Lo scenario italiano dell’economia circolare
“Con la pubblicazione della Strategia Nazionale per l’Economia Circolare abbiamo un quadro di riferimento che riguarda produttori, modelli di consumo e rifiuti. Per i prodotti, i criteri di circolarità sono noti: hanno a che fare con la durata, la riparabilità e il riuso, il riciclo e il contenuto di materiale riciclato in sostituzione delle materie prime che lo compongono – spiega l’ex ministro Ronchi – Il numero di materiali riciclati dipende molto dalle filiere; in Europa siamo messi bene, con una quantità che oscilla intorno al 20%, ma pesa molto l’acciaio che è composto per più del 70% da rottami. Per quanto riguarda il vetro colorato siamo ad alti livelli, con oltre il 70% di riciclo. Notiamo buone performance di materiale riciclato anche nella carta, intorno al 30%, mentre sulle plastiche siamo ancora bassi. Una più alta percentuale si è ottenuta nel riciclo delle bottiglie di polietilene e nei mobili di legno. Ad esempio, il pannello di truciolato è una delle grandi materie prime per la costruzione dei mobili in Italia. Negli aggregati riciclati denotiamo una grande quantità su quelli di bassa qualità, mentre in quelli di alta qualità siamo a livelli bassi”. Nel settore tessile, la produzione è complicata; si riciclano soprattutto lana, cotone e fibre artificiali, ma la percentuale resta molto bassa. “Sulla riparabilità dei prodotti siamo bassi a livello europeo, anche se stiamo cercando di invertire la rotta – continua l’ex ministro – Sui prodotti monouso, nel riuso dei mobili, delle macchine e della meccanica in ottica circolare c’è da fare molto, guardando anche nella direzione della simbiosi industriale dei sottoprodotti (ndr quando uno scarto di un processo entra in un altro processo produttivo)”. Va meglio nei modelli di consumo: nella mobilità lo sharing è il settore trainante, anche se l’uso condiviso di elettrodomestici e di macchine aziendali non è ancora molto praticato in Italia, mentre l’utilizzo intensificato di biciclette e motorini si sta diffondendo soprattutto nella grandi città. “Per quanto riguarda l’agricoltura, il modello rigenerativo italiano è abbastanza avanti, anche se ci sono problemi agli allevamenti con i reflui, che in buona parte vengono riciclati, e i liquidi che devono ancora essere recuperati – prosegue il presidente Ronchi – Nel riutilizzo e nell’impiego all’interno dei processi produttivi siamo leader europei un po’ in tutti i settori, con margini di miglioramento, ma nel riciclo delle componenti elettroniche siamo indietro”.
“Nel riutilizzo e nell’impiego all’interno dei processi produttivi siamo leader europei, ma nel riciclo delle componenti elettroniche siamo indietro”
L’impegno delle startup per la circolarità
“Le startup portano idee innovative sul modello circolare con, ad esempio, piattaforme sulle simbiosi industriali. Alcune sono utili a individuare i prodotti riparabili, altre servono a rivalorizzare i circuiti dell’utilizzo, altre fanno leva sui prodotti più riciclabili e alcune li sostituiscono – afferma l’ex ministro – Importante è anche il recupero degli scarti della vinificazione per l’utilizzo nella cosmetica, sempre in ottica circolare, così come le piante aromatiche, che producono principi attivi utilizzabili per i farmaci come modello rigenerativo”. La costante è la richiesta di innovazione, che però non è così facile da mettere in pratica. “Di solito le idee sono buone ci sono, ma c’è difficoltà a raccogliere finanziamenti per l’industrializzazione e lo sviluppo del progetto e la comunicazione – prosegue il presidente Ronchi – E qualche volta le startup devono rinunciare alla propria autonomia per vendere l’idea. Gli incentivi statali sono pochi mentre fondi di impresa 4.0 con crediti di imposta e possibilità di accesso al credito offrono buone possibilità“.
“Gli incentivi statali sono pochi mentre fondi di impresa 4.0 con crediti di imposta e possibilità di accesso al credito offrono buone possibilità“
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TUTTE LE STARTUP DELL’ECONOMIA CIRCOLARE (IN AGGIORNAMENTO)
Di seguito trovate una mappa interattiva e l’elenco delle startup che si occupano di economia circolare mappate da StartupItalia. L’elenco è un estratto della mappa, che tuttavia non è esaustiva. Come nella filosofia della nostra redazione, è un articolo aperto e aspettiamo le vostre segnalazioni: scriveteci nella nostra mail [email protected].
Agrielter (Pisa) coniuga l’agricoltura e lo sviluppo del territorio per la valorizzazione dell’olio extravergine d’oliva, obiettivo del rinnovato progetto di Francesco Elter che ha creduto nel potenziale del prodotto e nella sua storia;
Aura System (Milano) realizza pareti verdi “respiranti” con la capacità di rimuovere un ampio range di inquinanti pericolosi per la salute, caratteristici degli ambienti chiusi;
Bestbefore: un e-commerce dei prodotti di alta qualità imperfetti, di fine stock e in scadenza ravvicinata, spediti in modo sostenibile;
Bioagrimar (Cancellara, Potenza): coltivazione in biologico dell’intera azienda che ha: uliveto, frantoio, campi di cereali, allevamento suino nero allo stato brado. Azienda totalmente sostenibile e autosufficiente a livello energetico (impianto pannelli solari), che cura tutte le fasi della filiera: dalla coltivazione alla commercializzazione;
Blue Eco Line (Firenze) ha ideato River Cleaner. Installato sulla sponda di un fiume o di un canale, l’impianto riceve da una barriera galleggiante i rifiuti che vengono spinti in un invaso per una raccolta smart e green;
Bugslife (Bevagna – Perugia): sottoprodotti alimentari (raccolti mettendo in rete le aziende della regione) e calore inutilizzato degli impianti di biomassa, da problema diventano risorsa per BugsLife, la startup che vuol rendere l’ecosistema agroindustriale più sostenibile producendo farine proteiche per il pet food e fertilizzante naturale dalle larve di mosche soldato;
Calbatt (Cosenza) è impegnata dal 2015 a promuovere l’adozione diffusa di sistemi di accumulo di energia pulita e auto elettriche migliorandone l’efficienza. Ha lanciato sul mercato Easy V, l’energy management system per la gestione ottimizzata della ricarica dei veicoli elettrici in ambito domestico, compatibile con qualunque wall box dotata di connettività;
Campidano Finest (Cagliari): una rete virtuosa di imprese che scommette sull’economia circolare, restituendo valore allo scarto, in un’ottica di economia green con la massima valorizzazione del mandorlo;
Canù (Pesaro) è la prima cannuccia di pasta biologica in versione gluten free, senza OGM, che può ridurre significativamente la quantità di plastica scaricata nelle acque; è infatti completamente biodegradabile e, se erroneamente gettata in mare, può diventare cibo per i pesci;
Circular Farm (Scandicci) è un fattoria senza terra che ha come obiettivo quello di produrre cibo sano e di qualità rigenerando le risorse e limitando al massimo la produzione dei rifiuti.
Ecoplast Nord (Bergamo) è riuscita a brevettare un processo che consente di recuperare materiali plastici per farne prodotti edili che uniscono sostenibilità ambientale ed elevate performance tecniche;
Edizero (Guspini) ha messo in piedi una filiera industriale virtuosa che ha saputo valorizzare materie ed eccedenze industriali tipiche del territorio per creare prodotti innovativi e performanti;
Egoitaliano (Matera), nata nel 2019, in collaborazione con Compass Rent ha lancia il progetto “Flip”: la prima iniziativa di noleggio a lungo termine di arredi per la casa a sostegno dell’economia circolare;
Enismaro (Salerno) è una piattaforma capace di soddisfare le richieste di clienti e imprese agricole grazie ai servizi di tracciabilità, IoT management, Farm management e visual storytelling. Attraverso un lettore Qcode applicato all’etichetta, il consumatore può visualizzare sul suo smartphone l’intera storia del prodotto;
Etnos (Caltanissetta): donne vittime di soprusi, ma anche i loro figli, recuperano terreni incolti dedicandosi all’agricoltura, creano bomboniere da materiali di scarto e gonne da jeans dismessi;
Esco mobility (Palermo) acquista, ricondiziona e vende anche online veicoli elettrici ricondizionati;
Exentiae (Catania) un innovativo prodotto 100% naturale a base di un complesso attivo di oli essenziali per la rimozione delle patine biologiche dalle superfici lapidee. Restauro e pulizia ecosostenibile;
Fattoria della Piana (Rosarno), la fattoria agricola più hi-tech del Sud Italia dove si fa economia circolare, si producono latte e formaggi di alta qualità, ma soprattutto energia pulita. Tre gli strumenti: pannelli solari, impianto di biogas e fitodepurazione;
FireHound Zero (Imola) è il drone tutto italiano alimentato a energia solare, nato dalla collaborazione tra la Npc e la Vector Robotics. Grazie a un’autonomia di ben otto ore è in grado di monitorare circa 4000 ettari di terreno in un raggio di approssimativamente 10 km;
Frieco (Milano), specializzata nella gestione sostenibile dei rifiuti in ottica di economia circolare, ha ideato cestini intelligenti, capaci di triturare e ridurre i rifiuti del 95%;
Ganiga Innovation (Pisa) è una startup innovativa che propone un pacchetto integrato destinato ai comuni, alle aziende e ai cittadini, che comprende hoooly!, il cestino intelligente per differenziare automaticamente la raccolta, e hoooly!App, l’applicazione in grado di aiutare i cittadini nella raccolta e i gestori nell’ottimizzazione del percorso di svuotamento;
Hiweiss (Bolzano) è una startup che ha brevettato un processo tecnologico e circolare per la produzione di proteine vegetali pulite, naturali e OGM free.
Humanmaple (Castelfranco, Emilia Romagna) raccolgono mozziconi di sigarette in posaceneri hi tech alimentati ad energia solare e li riciclano facendoli diventare imbottitura per piumini o divani;
Il dono dell’erba (Ottati – Salerno) produce carta e oggetti di design dall’aglio;
Il giardino del chiostro (Cividale del Friuli) ROBorto, un progetto nato all’interno di un vecchio monastero che coniuga la tecnologia avanzata con la volontà di poter realizzare un orto anche per persone anziane o con disabilità fisiche o psichiche;
Il vecchio pollaio (Montalto di Monte) coniuga tradizione, sostenibilità e benessere animale ad elementi di agro-ecologia con la bioedilizia per i ricoveri degli animali con l’utilizzo del fotovoltaico e la produzione di mangimi in loco;
Jojob Real Time Carpooling (Torino) è una sofisticata piattaforma che consente ai pendolari di organizzare agevolmente il carpooling quotidiano. Attraverso l’applicazione mobile, ogni utente può individuare potenziali compagni di viaggio in funzione dei tragitti e degli orari di percorrenza desiderati;
Kipli (Lombardia) si batte contro l’inquinamento nelle abitazioni proponendo una gamma di prodotti naturali alternativi;
La Cerreta Terme, azienda agricola biodinamica e centro termale con oltre 100 ettari di superficie, attua l’economia circolare con un ciclo completo del digestato. Ha integrato le sue attività con un percorso arricchito da 14 opere d’arte contemporanea nei campi en plein air;
La Mangrovia (Bergamo) produce e spedisce in tutta Europa piante acquatiche ornamentali per laghetti e biopiscine, fitodeputanti e capaci di crescere senza fertilizzanti;
Lab/coop Pescatori Genovesi (Genova) è un fish lab di trasformazione di pesce fresco in una struttura in bioedilizia;
Le Greenhouse (Scalea) grazie alla tecnologia, produce cedri Diamante con il 70% di acqua in meno e un surplus di energia green. Le serre fotovoltaiche, infatti, nate con l’intento di produrre energia senza consumo di suolo, sono diventate sorprendentemente la condizione ideale per l’habitat di questa pianta.
Ma Innovation (Prato) studia, ricerca, disegna, implementa e progetta soluzioni software relative alla gestione del ciclo di gestione, trasporto, stoccaggio, commercializzazione, reimpiego, riciclo, riutilizzo, e conferimento in discarica dei rifiuti urbani e non urbani;
Officina creativa – Made in carcere (Lecce) dà una seconda opportunità a materiali e persone. Con questa filosofia, è nata con il marchio “Made in Carcere” nel 2007. I prodotti sono confezionati artigianalmente da persone al margine della società, alle quali viene offerto un percorso formativo. Nascono dall’utilizzo di materiali e tessuti esclusivamente di scarto, provenienti da aziende italiane sensibili alle tematiche sociali e ambientali;
O.P. Latium (Palombara Sabina): un vero e proprio monitoraggio di ultima generazione che fotografa insetti e parassiti dell’olivo in grado di abbattere il ricorso a prodotti fitosanitari. Produce biocombustibile da nocciolo, cippato da scarti di potatura per agroenergie, ammendanti da sansa, e nutrimento per impianti a biogas;
Prime Foglioline (Ravenna): coltivati senza usare un centimetro di terra e con un uso centellinato di acqua, passando per i social, i micrortaggi di Nilo Sori (informatico con la passione per l’agricoltura e il green) arrivano nelle cucine stellate e nelle nostre case (anche con kit per l’autoproduzione venduti in e-commerce) pronte per essere gustate;
Pumo Verde (Acquaviva delle Fonti) intreccia scarti di carta, vimini e paglia dando vita a nuovi piccoli gioielli o complementi d’arredo. Il pumo, simbolo pugliese di bellezza e buona sorte, intrecciato a mano con carta riciclata tenuta insieme da colla alimentare, si arricchisce così di nuovi significati, diventando simbolo della svolta green;
Purosole (Roma) ha ideato un sistema per la torrefazione artigianale del caffè a zero impatto ambientale. Il processo adottato è privo di consumi energetici dal momento che la tostatura avviene per irraggiamento;
Radika (Bari) realizza creazioni artigianali ricche di storie e memorie della sua terra ricavate dagli scarti di legno degli ulivi disseccati dalla xylella. Per ogni manufatto, Radika pianta un albero. L’ultima creazione: Il “Gioco della Taranta”, la versione pugliese del celebre “Gioco dell’Oca”. Le caselle racchiudono diversi elementi della tradizione pugliese, dal Gargano fino a Capo di Leuca. Le pedine sono realizzate in pure essenze di legno FSC e trattate con prodotti biocompatibili. Ogni singola creazione è venduta in rete, tramite Whatsapp ed e-commerce;
Scalabox Farm (Bologna) si occupa della coltivazione di funghi in acquaponica;
Società cooperativa Mitil Volturno (Baiano, Campania), ha sostituito i retini in plastica usati per l’allevamento delle cozze con un nuovo arsenale ecologico. Tra i principali responsabili dei rifiuti spiaggiati, i retini, a Castel Volturno, diventano biodegradabili e compost per l’agricoltura;
SPlastica (Roma) è un materiale innovativo realizzato a partire da scarti organici. È completamente biodegradabile e si trasforma naturalmente in compost in 60-90 giorni. Non produce residui dannosi per l’ambiente o per la salute e torna al suolo rientrando nel ciclo vitale del pianeta, secondo i principi dell’economia circolare;
Stasera offro io (Roma) è un’app che limita lo spreco di cibo attraverso donazioni a persone svantaggiate. Gli alimenti invenduti di salumerie, panifici, pescherie, macellerie e fruttivendoli, grazie alla piattaforma web creata dal Banco Alimentare di Roma arrivano facilmente sulla tavola delle famiglie in difficoltà economica, collegando donatore e beneficiario. “Stasera offro io” è riuscita a mettere insieme 35 donatori a Roma, dove in media più del 30% del pane dei vari punti vendita viene sprecato;
Tenuta La Pergola (Cisterna d’Asti) trasforma gli scarti della cantina in oggetti di design;
Treebu (Verona) attraverso la rete, offre alle aziende tre location dove piantare foreste di Paulownia. Le imprese che emettono C02, possono seguire la crescita dei loro alberi via web e in loco con visite guidate e pubblicizzarle sui loro siti. L’obiettivo è creare una filiera della sostenibilità con al centro il legname delle nostre foreste che permetterà di ridurre l’impatto localmente, creando allo stesso tempo prosperità, innovazione e miglioramento ambientale e sociale;
Zero3 (Cesena), installa Gas Stabilizer, un sistema di automazione della captazione del biogas che ottimizza le prestazioni incrementando l’efficienza di estrazione. Permette il monitoraggio e il controllo in continuo e da remoto, in tempo reale, per ciascuna linea di captazione. È modulare, scomponibile e può essere applicato a qualunque tipologia d’impianto collettore di biogas, sia nuovo che già esistente.