Startup Nation per antonomasia con oltre 7mila realtà innovative, Israele potrebbe essere interessato dal fallimento della Silicon Valley Bank. Le due maggiori banche israeliane hanno dichiarato che i loro bracci bancari tecnologici emetteranno prestiti alle aziende che non hanno avuto accesso al credito in seguito al crollo di SVB
Sono passate circa 48 ore dal crack della Silicon Valley Bank, e già si iniziano a intravvedere alcune delle possibili conseguenze nel mondo delle startup, delle valute digitali e della finanza. Le azioni delle banche e delle compagnie assicurative israeliane sono scese di oltre il 4% domenica. Ma il Governo e il Primo ministro Benjamin Netanyahu è prontamente intervenuto promettendo aiuti economici per tutte le startup in difficoltà.
Riconosciuto come Startup Nation, Israele conta oltre 7mila startup, 430 fondi di venture capital, 100 acceleratori, 37 incubatori. Con questi numeri nel 2021 ha attratto 27 miliardi di dollari d’investimenti in startup, frutto dei picchi post covid. Ed è previsto che il 2022 si chiuda a circa 20 miliardi di dollari. Con la settimana di trading in Israele che va da domenica a giovedì, è stata la prima occasione per gli investitori di Tel Aviv di reagire al fallimento della Silicon Valley Bank. Il settore tech di Israele è il principale motore di crescita del Paese e la sua relazione con la Silicon Valley è molto stretta. Tant’è che sono migliaia le startup israeliane che hanno conti presso SVB. Ma molte avrebbero ritirato i loro soldi prima del crack.
Il Governo israeliano «interverremo»
NextVision, un produttore di microcamere stabilizzate, ha dichiarato in un documento normativo a Tel Aviv di aver ritirato giovedì quasi tutti i 2,7 milioni di dollari che deteneva in SVB. Qualitau Ltd, sviluppatore di apparecchiature di prova per l’industria dei semiconduttori, ha detto di avere quasi 17 milioni di dollari in SVB e che la maggior parte di questi non era assicurata a livello federale. E ha aggiunto di non avere «alcuna informazione sulle somme di denaro che potrà prelevare in futuro dal saldo dei fondi depositati presso SVB e sui tempi in cui sarà possibile prelevare questi fondi».
L’indice di Tel Aviv delle cinque maggiori banche nazionali ieri era in calo del 2,5% a mezzogiorno, mentre l’indice di otto assicurazioni è sceso del 4,2%. I prezzi dei titoli di Stato sono aumentati fino all’1,5%. Il Primo Ministro Benjamin Netanyahu, fino a venerdì scorso in visita a Roma per un vertice sulla cooperazione industriale, tecnologica e scientifica, ha dichiarato: «Se necessario, per responsabilità nei confronti delle aziende high-tech e dei loro dipendenti israeliani, prenderemo provvedimenti per assistere le startup israeliane, il cui centro di attività è in Israele. Per superare la crisi di liquidità che si è creata a causa delle turbolenze in atto per il caso SVB», aggiungendo che l’economia israeliana è «forte e stabile».
«Siamo al fianco delle aziende hi-tech israeliane e le accompagneremo anche nei momenti di crisi», ha aggiunto il Ministro delle Finanze Bezalel Smotrich. Le due maggiori banche israeliane, Leumi e Hapoalim, hanno dichiarato che i loro bracci bancari tecnologici emetteranno prestiti alle startup e alle altre aziende tecnologiche che non hanno avuto accesso al credito in seguito al crollo di SVB. L’istituto bancario Leumi ha dichiarato in queste ore di essere stata in grado di aiutare i clienti a trasferire circa 1 miliardo di dollari in Israele da SVB, prima che la Federal Deposit Insurance Corporation (FDIC) fosse nominata curatore fallimentare per la successiva disposizione dei beni della banca statunitense.