Tra gli investitori anche la giapponese SoftBank, la stessa che ha puntato su WeWork ai tempi di Adam Neumann
Quella di IRL è un’altra storia destinata a far discutere rispetto al modello della Silicon Valley. L’ex unicorno che ha sviluppato un’app dedicata ai giovanissimi, dove chiunque poteva condividere interessi e darsi appuntamento per eventi dal vivo, è fallito dopo essere stato travolto dalle bugie dei suoi vertici. The Information, magazine sempre ben informato su quel che accade nel panorama tech, ha pubblicato un articolo dal quale emerge un quadro sconfortante. Il Ceo della società Abraham Shafi sosteneva che la piattaforma fosse visitata da 20 milioni di utenti ogni mese. Un’indagine avviata dallo stesso consiglio di amministrazione ha però svelato una situazione non così rosea: il 95% di quella cifra era infatti composto da bot e non da persone vere.
Nella storia di IRL, fondata nel 2017 negli Stati Uniti, compare uno degli investitori globali più importanti. Stiamo parlando della giapponese SoftBank, finita al centro della bufera anni fa per i suoi investimenti nei piani poco realistici della WeWork di Adam Neumann. Lo stesso fondo di investimento ha puntato su IRL, guidando il round Serie C da 170 milioni di dollari a una valutazione da quasi 1,2 miliardi (facendolo diventare così unicorno).
Ora che il castello di carta è caduto è stato deciso che i soldi dati a IRL saranno restituiti agli investitori. Nel 2022 IRL compariva nel lunghissimo elenco di startup e Big Tech che hanno dovuto licenziare per far fronte al periodo di incertezza e di denaro non facile. Pur mandando a casa 25 persone, circa il 25% del personale, il Ceo aveva motivato il team rispetto alle prospettive future.