A Firenze il 19 settembre gli stati generali sull’intelligenza artificiale e il suo impatto sulla società. Racconteremo la rivoluzione in atto e le realtà più promettenti legate all’AI
Conto alla rovescia per gli stati generali sull’intelligenza artificiale, previsti martedì 19 settembre nella nuova tappa dello StartupItalia Open Summit SIOS23 Florence a Firenze. Appuntamento negli spazi dell’Innovation Center di Fondazione CR Firenze. Intanto su StartupItalia iniziamo un viaggio tra le più promettenti startup legate all’AI. Un modo per comprendere come l’ecosistema italiano dell’innovazione sta affrontando uno dei temi più strategici di questo periodo storico. L’appuntamento è promosso con Nana Bianca. Iscriviti per partecipare dal vivo e scopri di più sul programma.
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Awhy e l’intelligenza artificiale
La prima startup che abbiamo intercettato è Awhy, di Prato, che ha realizzato una piattaforma di customer care basata sull’intelligenza artificiale con la mission di automatizzare i processi più ripetitivi all’interno dell’azienda tramite assistenti virtuali. Guidata da Nabil Arafin, Awhy si focalizza sullo sviluppo di applicazioni per migliorare la comunicazione tra cliente e azienda. A fornirci una panoramica più ampia è Emanuele Pucci, COO & Partner di Awhy. «Continueremo su questa direzione, potenziando i servizi su tre filoni principali: costruire sistemi intelligenti che riescano ad analizzare in automatico la documentazione dell’azienda e fornire intelligence sia verso l’esterno (clienti) che verso l’interno (dipendenti e intranet); supportare la generazione di contenuto tramite l’intelligenza artificiale e trasformare l’accesso al dato in conversazione. Pensiamo che questa rivoluzione possa consentire a chiunque, a prescindere dalle competenze tecnologiche, una migliore comprensione dei dati, della realtà che rappresentano e delle azioni che si possono fare a partire dalla realtà rappresentata».
AI, quali le prossime direzioni?
Indubbiamente il tema dell’intelligenza artificiale incide anche nella nostra economia. «L’economia dei prossimi 10 anni sarà fortemente plasmata dall’AI e dai suoi sviluppi, sia sul campo geopolitico (abbiamo già visto il ruolo che l’ai e la ricerca su modelli e applicazioni sempre più potenti gioca sui rapporti di forza tra le potenze europee ed extraeuropee) che sul campo socio-economico – spiega Emanuele – Se da un lato esclusivamente economico-professionale sempre più professioni verranno toccate da quello che l’AI è in grado di fare, dall’altro vedremo la nascita di nuovi servizi alle persone e ai cittadini (in alcune aree stanno già testando servizi di supporto psicologico e sanitario dove l’ai aiuta nella coda lunga del servizio)». Ma in Italia siamo al passo coi tempi? «Come sempre restiamo un po’ indietro, ma siamo fiduciosi – commenta il COO – Attualmente siamo in una fase in cui ChatGPT e OpenAI hanno allargato il dibattito e la consapevolezza di ciò che questi strumenti sono in grado di fare, c’è bisogno però che l’argomento venga compreso fino in fondo e “interiorizzato” in modo da poter poi essere calato sul mercato con applicazioni pratiche e reali benefici per noi “umani”. In questo, è essenziale il supporto di aziende giovani e innovative, che possano educare gli end-user».
Future applicazioni per l’AI
Se ad oggi gli strumenti di IA vengono usati soprattutto dalle aziende, a quali altri settori potrà allargarsi il perimetro nei prossimi anni? «È una tecnologia molto orizzontale, è difficile dire quali sono i settori che ne beneficeranno di più. Già ad oggi, tutti i campi, dalla sanità alla moda, dalla logistica all’arte, beneficiano in modo diretto o indiretto di sistemi di AI – spiega Emanuele – La vera sfida sarà riuscire a sfruttare queste tecnologie cercando di limitare i rischi portati dallo strumento. Oggi è in atto una rivoluzione, e come qualsiasi rivoluzione porterà grandi cambiamenti. Il nostro consiglio è quello di non ripudiare le nuove opportunità offerte dall’AI, ma di abbracciarle e cercare di utilizzarle a proprio favore». Ma quali sono i rischi a cui si potrebbe andare incontro? Per Emanuele: «Il maggior rischio è quello di non riuscire a controllare non tanto la tecnologia, ma le grandi società che sviluppano questi modelli con una mera logica economica. I sistemi stato devono dotarsi di risorse non solo economiche, ma anche e soprattutto di capitale umano che possa gestire la trasformazione in atto sul piano politico e legislativo. L’AI non è la prima tecnologia “pericolosa” che affrontiamo: abbiamo già visto cosa è successo con gli smartphone e i social network. Sono strumenti potentissimi se saputi utilizzare, ma diventano distruttivi per la persona se utilizzati in modo sbagliato. Compito delle autorità non è solo quello di regolamentare, ma di formare le persone ad un utilizzo cosciente e informato dei mezzi tecnologici che abbiamo a disposizione».