Su StartupItalia è tempo dei nostri best of: rileggi le migliori storie raccontate nel 2023 per la rubrica dedicata ai nostri VC. Un modo per rivivere l’anno partendo da coloro che investono nell’ecosistema dell’innovazione. Perché il futuro nelle loro mani è in buone mani
Le interviste ai VC hanno segnato tutti i nostri lunedì del 2023. Un modo per iniziare al meglio la settimana, raccontando coloro che credono (e investono) in innovazione. Dal biotech al digitale, un anno dominato dall’intelligenza artificiale, tecnologia potenzialmente rivoluzionaria. Rileggi anche i best of dedicati ai giovani protagonisti di Venti di Futuro, alle Unstoppable Women, alle innovatrici e innovatori d’Italia.
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Riccardo D’Alessandro
«Negli ultimi anni ho parlato con moltissimi scienziati impegnati su progetti di ricerca per i quali cercavano investitori. A loro chiedevo: cosa vi manca? Che cosa vi spinge ad andare all’estero? Al netto delle risposte soggettive ho riscontrato due problemi: gli scienziati non si sentono capiti dai VC, hanno bisogno di interlocutori che capiscano la profondità di un progetto scientifico; e poi le strutture: si possono investire milioni di euro, ma senza i laboratori…». Riccardo D’Alessandro è managing partner di Scientifica, fondo lanciato nel 2021 con l’obiettivo di diventare tra i punti di riferimento per gli investimenti in ricerca e innovazione tecnologica. Classe 1981 di Roma, Riccardo D’Alessandri non è nato venture capitalist.
Gianluca Dettori
«Per alcune startup credo non abbia davvero senso rivolgersi al Venture Capital. I fondi VC dopo 10 anni vanno chiusi e non possiamo puntare su aziende che ragionano nell’ottica dei Mom-and-Pop Shop. Serve avere grandi ambizioni e la consapevolezza che la propria azienda, a un certo punto, verrà acquisita da qualcuno». Gianluca Dettori, nato a Torino nel 1967, è uno dei volti storici dell’ecosistema dell’innovazione italiano. «Nel nostro mondo massimo due aziende fanno il ritorno di tutto il fondo. Sono le imprese fund returner. Se da 80 milioni di euro ne ottieni 200 alla chiusura del fondo, allora hai fatto un buon lavoro».
Andrea Di Camillo
«Al Paese serve continuità. A chi si chiede come mai l’Italia non abbia una Amazon rispondo: negli Stati Uniti hanno investito triliardi in vent’anni su tecnologia e innovazione. Noi nell’ultimo decennio arriviamo forse a 10 miliardi». La prospettiva di Andrea Di Camillo, Founding Partner di P101, non è però drammatica sul futuro del venture capital e dell’ecosistema startup in generale. Nato a Biella, ha studiato economia a Torino per poi lavorare in Olivetti tra il 1995 e il 1997. «Resta la più significativa pagina di innovazione tecnologica nel dopoguerra italiano». Al punto che nel nome P101, fondo VC che ha fondato, è esplicitato un chiaro riferimento al Programma 101 di Olivetti, il primo personal computer venduto al mondo e presentato a New York nel 1965.
Lucia Faccio
«Negli Stati Uniti il 70-75% dei prodotti portati alla registrazione presso la Food and Drug Administration è sviluppato da aziende biotech. In Italia il livello della ricerca accademica è altissimo, ma abbiamo sicuramente una capacità di creazione d’impresa inferiore». Lucia Faccio, partner di Sofinnova Partners, ha un passato da ricercatrice che l’ha poi portata a entrare nell’ambito VC. «Presto ho capito che la mia vocazione non era tanto fare ricerca, bensì aiutare i ricercatori più bravi di me a farla. Le Big Pharma hanno disinvestito nella ricerca di base. Sono sempre di più i prodotti sviluppati dalle biotech che vengono poi dati in licenza alle case farmaceutiche.».
Emilia Garito
«A 27 anni lavoravo per quella che oggi è Leonardo. Mi occupavo come project manager dell’efficienza dei sistemi di sorveglianza terrestre e aerea. Pochi mesi dopo aver ottenuto quell’incarico c’è stato l’11 settembre. Bisognava alzare il livello di difesa, i radar dovevano performare al meglio e io avevo la responsabilità di gestire 30 persone». Emilia Garito è Chairman e Founder del fondo Deep Ocean Capital. «L’esperienza in Leonardo è stata fondamentale: un ambiente dove essere donna o uomo non faceva alcuna differenza. Lì mi sono occupata di progetti per l’Aeronautica Militare, ho lavorato anche sul fronte NATO».
Paolo Gesses
«Chi si crede specialista di una tecnologia rischia di diventare obsoleto alla svelta. Il mio pallino è invece capire bene le persone: quanto le loro idee sapranno essere disruptive?». Paolo Gesess, Founder e Managing Partner di United Ventures, è uno dei veterani italiani del settore venture capital. Con Massimiliano Magrini, l’ex country manager di Google quando in Italia si storpiava il nome del motore di ricerca ancora semi sconosciuto, Gesess ha lanciato uno dei primi fondi VC. Era il 2013. «Abbiamo costruito partendo da poco e ora siamo uno dei principali operatori in Italia e in Europa».
Giacomo Mollo
«Su TikTok così come su YouTube trovo il modo per incanalare la mia passione per l’insegnamento. Secondo me c’è uno spazio molto ampio per raccontare l’innovazione in Italia». Giacomo Mollo, Co-Founder e Partner di iN3 Ventures, si occupa di investimenti ma anche di divulgazione sui social. «Con Andrea Crudeli e Mario Rizzola abbiamo lanciato iN3 Ventures: ci occupiamo di costruzione di programmi di corporate venture capital». Il CVC è un settore che vede grandi aziende impegnate nel comparto investimenti. «Di solito ci orientiamo verso multinazionali con forti interessi nell’innovazione».
Elizabeth Robinson
Prima di entrare nel mondo startup, Elizabet Robinson ha avuto modo di conoscere il settore della ricerca. Da Chicago si è spostata sulla East Coast, al MIT di Boston. «Ero molto affascinata dall’ingegneria chimica. Erano i primi anni Ottanta». I suoi professori le hanno offerto l’opportunità di entrare in una startup. Employee numero 5. Quell’azienda, Genzyme, nel 2011 sarebbe stata acquisita da Sanofi per 20 miliardi di dollari. «In quel contesto ricordo che il mio progetto di Phd è diventato un’idea di business». Oggi è partner di Indaco Venture Partners Sgr.
Diana Saraceni
«Life science sono le nuove molecole per curare tumori, l’Alzheimer, per consentire ai medici di diagnosticare in tempo le malattie». Scenari che, abituati all’immediatezza del digitale, potrebbero sembrare davvero molto in là nel tempo. E invece si definiscono investendoci oggi. Diana Saraceni, cofounder della società di VC Panakès Partners con sede a Milano, ci ha spiegato quali sono i tempi dell’innovazione in ambito health, come si documenta una venture capitalist attiva in un segmento così complesso, e come approccia i ciclici hype senza farsi confondere da valutazioni astronomiche e unicorni gonfiati.
Giovanna Voltolina
«Ho una cassetta e molti attrezzi. In ogni situazione servono cose diverse. L’imprenditore ha bisogno di una mano visto che ha sempre tanti progetti e mille cose da seguire. I nostri interessi sono allineati e sono convinta che chi guida abbia bisogno di una persona che porti avanti la sua linea. Io sono utile quando aiuto le seconde linee a crescere e di diventare problem solver». Giovanna Voltolina, direttrice di GV Holdings, società con sede a Lugano in Svizzera, è convinta che per far crescere un’azienda un investitore debba lavorare gomito a gomito con founders e Ceo, non nell’operatività giornaliera ma portando il bagaglio di esperienze vissute in tante aziende diverse.