Giacomo Mollo è nato in una famiglia di imprenditori. Studi in filosofia alla LSE di Londra, poi il salto negli USA dove ha scoperto il bello di fare il business angel. Con iN3 Ventures lavora sul corporate venture capital
Parlare di investimenti, round, trend, EBITDA su YouTube. E macinare centinaia di migliaia di visualizzazioni sotto ogni video. La sfida del podcast All-In ci dimostra che certe tematiche – quelle che trattiamo quotidianamente su StartupItalia – non attraggono soltanto gli addetti ai lavori o chi ha appena completato un MBA. Chamath Palihapitiya, Jason Calacanis, David Sacks e David Friedberg sono gli evangelisti del tech, superstar della Silicon Valley – fate conto tipo Bobo Tv – che hanno occupato uno spazio. In Italia, come sempre quando si fa il paragone con Oltreoceano, si rincorre, ma non mancano esempi di investitori che scelgono di dedicare parte della propria giornata a creare contenuti, per dire la loro, commentare l’attualità e gli ultimi round. «Su TikTok così come su YouTube trovo il modo per incanalare la mia passione per l’insegnamento. Secondo me c’è uno spazio molto ampio per raccontare l’innovazione in Italia». In questa nuova puntata alla scoperta dei protagonisti dell’ecosistema VC in Italia abbiamo intervistato Giacomo Mollo, Co-Founder e Partner di iN3 Ventures.
Prima delle startup
Classe 1984, Giacomo Mollo è un appassionato di innovazione nato in una famiglia di imprenditori. Come sia arrivato a fondare una società che si occupa di corporate venture capital, passando dall’insegnare etica e filosofia negli Stati Uniti, è stato tra gli argomenti della chiacchierata. «Quella è la mia vita precedente. Ho fatto un dottorato in filosofia, roba che non c’entra con gli investimenti. Mi piaceva la behavioral economics e siccome in Italia non c’era molto ho fatto application alla London School of Economics». Negli anni di formazione in Inghilterra è cresciuta l’ambizione accademica, pur rimanendo forte il richiamo degli affari di famiglia. LeoVince era il brand specializzato negli scarichi per moto, poi venduto.
Ma la City era magnetica, con i suoi eventi e la quantità di cose da fare. Mentre avanzava una delle prime rivoluzioni digitali. «Ricordo che quando studiavo la LSE è stata una delle prime università ad aver accesso a Facebook (all’epoca non tutti potevano iscriversi, ndr). Sul social potevi incontrare persone con i tuoi stessi interessi ed era pervasivo». Quella storia, del resto, la conosciamo perché avrebbe investito tutti noi. In molti casi Londra ha rappresentato un trampolino per catapultarsi negli Stati Uniti, meta ideale per chi sogna un futuro nell’ambito tech. In realtà Giacomo Mollo è arrivato in Michigan per il Phd. «Avevo 23 anni e mentre studiavo per il dottorato insegnavo corsi come etica, logica formale e filosofia politica».
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In quegli anni il prof ha però dato seguito all’altra passione, quella per l’economia e la finanza. Grazie alla possibilità di poter seguire corsi di altre materie si è così imbucato nelle lezioni più economiche degli MBA. «I capi del dipartimento non capivano perché lo facessi. Da una parte leggevo la Metafisica di Aristotele e dall’altra teoria del management». Alla fine Giacomo Mollo ha compreso che l’insegnamento non sarebbe stato la sua strada. «Così ho deciso di tornare nell’azienda di famiglia. Avevamo uffici a San Francisco e Singapore. E ho iniziato a vivere in Silicon Valley, spostandomi di frequente anche in Asia».
VC as a service
Nel 2016 l’incontro col settore degli investimenti, nel distretto innovativo californiano. «Non mi interessava diventare un founder o lanciare startup. Così ho iniziato a fare scouting tra Los Angeles e San Francisco per fare angel investing». È entrato così nel network di TechStars e 500 Global. «L’ho fatto da outsider, senza aver grossi contatti. Erano gli anni in cui Google aveva aperto gli uffici a Venice, SpaceX si espandeva così come Uber». Avendo sviluppato nella sua carriera competenze in ambito accademico, investimenti e corporate a un certo punto è sorta un’altra opportunità. «Con Andrea Crudeli e Mario Rizzola abbiamo lanciato iN3 Ventures: ci occupiamo di costruzione di programmi di corporate venture capital».
Il CVC è un settore che vede grandi aziende impegnate nel comparto investimenti. «Di solito ci orientiamo verso multinazionali con forti interessi nell’innovazione. Andiamo a identificare startup strategiche per i singoli business e ci affianchiamo all’azienda per la due diligence, la chiusura del deal e la crescita del progetto. In prospettiva vogliamo sempre di più intenderlo come un venture capital as a service». Dal momento che però Giacomo Mollo non ha mai trascurato la passione per l’insegnamento e la divulgazione, è infine riuscito a riprender in mano quel discorso e dedicarsi a un video podcast. «Mi capita ancora di fare lezione, però il mio obiettivo era aver qualcosa di sistematico. Voglio fare divulgazione approfondita». L’incontro con Niccolò Sanarico, Partner di Primo Ventures, è stato prezioso per mettere a terra il progetto. «La sua newsletter settimanale The week in Italian Startup è in inglese. Così gli ho proposto un video podcast». I numeri non sono ancora da All In, senz’altro anche per via di ecosistemi così diversi per volumi. Ma il modello è chiaro: fare contenuti per far conoscere un mondo lontano dal mainstream. Eppure dannatamente centrale per lo sviluppo del Paese.