Alexander Dockter è sopravvissuto al conflitto. Ma il ritorno a casa è un viaggio sulla soglia dell’abisso
Per conoscere e studiare la storia, appassionandocisi, il mondo dei videogiochi ha un’offerta sterminata. Pensiamo soltanto alle bellezze dell’America di frontiera a fine Ottocento che abbiamo scoperto, cavalcando in lungo e in largo in Red Dead Redemption 2. Siamo partiti dall’esempio più brillante per quanto riguarda lo sforzo di sviluppo e la perfezione grafica nel ricreare scenari passati, con atmosfere, dialoghi e sapore di vita quotidiana. D’altra parte il mondo indie ha la possibilità di sperimentare e offrire titoli che osano, senza paura di affrontare alcune delle pagine più tragiche della storia. La Grande Guerra, ad esempio, fa da sfondo a Under: Depths of Fear, titolo disponibile su Nintendo Switch e realizzato dalla software house di Chicago Globiss Interactive. A bordo di un transatlantico, che attraversa il Mare Celtico, il protagonista è un veterano sopravvissuto al conflitto. Circostanza che non ha risparmiato milioni di giovani da un vita in preda al panico, alla paura e alla rabbia. Troppo poco si è parlato degli effetti di quegli orrori sulla salute di chi era riuscito a tornare a casa.
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Under: Depths of Fear. 1917, la guerra continua
Con sottotitoli in italiano, Under: Depths of Fear è un videogioco in prima persona in cui dovremo esplorare ogni angolo di una nave immensa dove, apparentemente, non c’è anima viva tranne noi. Anno 1917: l’Europa affronta la devastazione di un conflitto che ha colpito al cuore tutti i paesi coinvolti, con giovani strappati alle loro famiglie per andare a combattere nelle famigerate trincee. Alexander Dockter, il nome del nostro protagonista, è sulla via di casa, ma il viaggio di ritorno è una inquietante avventura sul ciglio dell’abisso. Ha pochi elementi a propria disposizione per capire dove si trova. I lunghi e poco illuminati corridoi del transatlantico nascondono gli indizi, spesso da ascoltare attivando grammofoni. Così riscopriamo le atrocità del primo conflitto mondiale, attraverso le voci dei pochi sopravvissuti.
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Gameplay essenziale
Semplici fiammiferi sono i primi oggetti che dobbiamo utilizzare per illuminare gli spazi bui. Raccoglierne il più possibile da cuccette e cassetti ci permette di avanzare con meno ansia, soprattutto quando là, in fondo a un lungo corridoio, la nostra vista potrebbe giocarci brutti scherzi, suggerendoci che non siamo affatto soli. Il viaggio di ritorno verso casa diventa dunque un thriller psicologico in cui Alexander Dockter deve capire come sopravvivere a una nuova tragedia che incombe su di lui: la nave sta affondando e il nostro obiettivo è sopravvivere trovando chiavi che sbloccano porte e passaggi. In tutto questo dobbiamo sempre confrontarci con gli spettri del conflitto. Il gameplay è davvero essenziale e questo aiuta in parte a suggerire quella sensazione di impotenza in un ambiente claustrofobico. Senza spoilerare nulla della storia, anticipiamo che il protagonista deve nascondersi per procedere lungo una trama che arriva all’epilogo in una manciata di ore.
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Apprezzabile l’idea di proporre una storia che tenga come sfondo la Grande Guerra, mettendo al centro i tormenti e gli effetti psicologici che il conflitto ha generato in un soldato. Purtroppo la resa grafica del piccolo mondo di gioco è appena abbozzata, con qualche foto in bianco e nero e pochi oggetti di riferimento. Proprio perché chi scrive crede fortemente nel veicolo videoludico per trasmettere il sapere storico, non sarebbe stato male arricchire gli ambienti con qualcosa in più. Resta però il plauso per un prodotto che sfrutta l’intrattenimento in console per trattare uno degli argomenti più complessi.