Intanto anche Facebook sta pensando al bando permanente stile Twitter
Dopo il blocco temporaneo da YouTube (si parla di almeno una settimana), Donald Trump è rimasto senza più alcun profilo social con cui comunicare sul web. Con un tweet di poche ore fa, la piattaforma ha infatti annunciato una decisione che arriva dopo giorni in cui non esiste Big Tech che non abbia preso posizione esplicita a seguito dei fatti di Capitol Hill. La prima a sbilanciarsi è stata Twitter, che ha bandito per sempre l’ormai ex inquilino della Casa Bianca dal social. A seguire anche Facebook e Instagram hanno sospeso gli account di Trump temporaneamente: le aziende di Zuckerberg starebbero colpendo tutti i post e account che rilanciano lo slogan Stop the Steal, con cui Trump da mesi urla alla presunta frode elettorale dello scorso novembre. E non è escluso che da Menlo Park si decida per un bando permanente stile Twitter. Gli occhi intanto sono puntati al 20 gennaio, quando Joe Biden giurerà e diventerà il nuovo presidente degli Stati Uniti. Questo iperattivismo dei social servirebbe a contrastare violenti e fake news.
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YouTube, tu quoque
I motivi alla base della sospensione temporanea del canale YouTube di Donald Trump – dove al momento sarebbero visibili soltanto i video che non hanno violato le policy della piattaforma – sono gli stessi che stanno spingendo i Big Tech in una guerra aperta contro il tycoon. Quando mancano pochi giorni al termine ufficiale della presidenza Trump, l’uomo più potente del mondo non ha più il megafono social con cui in tutti questi anni ha scandito la propria politica interna ed estera, spesso utilizzando linguaggi violenti e offensivi. In passato, però, non si ricordano reazioni corali da parte delle piattaforme per contrastare simili condotte di Trump.
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1/ After review, and in light of concerns about the ongoing potential for violence, we removed new content uploaded to Donald J. Trump’s channel for violating our policies. It now has its 1st strike & is temporarily prevented from uploading new content for a *minimum* of 7 days.
— YouTubeInsider (@YouTubeInsider) January 13, 2021
Se questa circostanza dovesse continuare con una messa al bando permanente di Trump da tutti i social, gli scenari per le piattaforme potrebbero evolversi. Basti guardare a quanto successo con Parler: è bastato tirare in ballo un social network ai più sconosciuto per spingere Apple e Google a rimuoverlo immediatamente dai propri store. E questo soltanto perché si pensava che il presidente USA uscente ci si sarebbe trasferito a breve. La destra, i sostenitori di Trump e la galassia sovranista potrebbero a questo punto guardare altrove, aspettando che qualche piattaforma sia pronta ad accoglierli a braccia aperte.
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