Autonomia, fotocamera, schermo: tutti ottimi. Ma senza un certo impegno lato software, può essere più complicato della concorrenza da usare: vale la pena scommettere su Huawei?
Il primo smartphone Huawei “senza Google” a bordo è stato 1 anno fa il Mate 30 Pro: era un telefono che ben impressionava sotto il profilo hardware ma acerbo sotto quello software, visto che l’azienda cinese si era trovata di colpo a dover fronteggiare una situazione imprevista dopo che aveva sviluppato per intero un prodotto a cui poi aveva dovuto apportare delle modifiche non indifferenti. Un anno dopo, quindi, con il debutto del Mate 40 Pro possiamo valutare i frutti del lavoro svolto fin qui da Huawei: i progressi ci sono stati e sono consistenti, non è ancora tutto perfetto ma di sicuro la strada è quella giusta. E l’hardware è sempre da primo della classe: ma basta questo a convincerci a spendere una cifra importante per questo smartphone-ammiraglia?
Che schermo grande che hai
Grosso, il Mate 40 Pro è innegabilmente grosso: le specifiche tecniche dicono 163 millimetri di altezza per poco più di 75 di larghezza, con una diagonale dello schermo di 6,76 pollici e un peso complessivo di 212 grammi. È uno di quegli smartphone che un tempo avremmo chiamato phablet, è un terminale destinato evidentemente alla fruizione di molti dati e contenuti a mezzo schermo, ma è anche caratterizzato da un design che assomiglia molto a quello originale dello scorso anno: la curvatura dello schermo “a cascata” che si allunga fino a 88 gradi sui bordi lunghi fa sembrare che non ci siano praticamente cornici, e le forme arrotondate lo rendono anche comodo da impugnare. Sul posteriore il design è complementare a quello dello scorso anno, sempre con le fotocamere disposte su una circonferenza, mentre sul frontale il grosso notch del 2019 ha lasciato posto a un punch-hole allungato.
Lo schermo del Mate 40 Pro con i bordi “ristretti” via software
Lo schermo del Mate 40 Pro sfruttato in tutta la sua larghezza: notare la differenza ai bordi
Dicevamo le misure, impugnarlo con una sola mano è possibile ma non sempre è comodo svolgere tutte le operazioni: anche per questo ci sono sempre le gesture che consentono di ridurre la misura dello schermo alla bisogna, sebbene va da sé che non possa essere questa la soluzione per tutto. Più interessante la soluzione adottata per la fotocamera frontale: è una grandangolare inedita, comprende un sistema di rilevazione 3D del volto che funziona anche al buio e consente anche di usare alcune gesture quando rileva la mano davanti allo schermo (per esempio per cambiare canzone mentre si guida l’auto, ma non solo). Molto bene l’audio: ci sono due speaker, uno sul bordo superiore e uno sul bordo inferiore, e in più c’è anche una capsula auricolare tradizionale praticamente invisibile sopra lo schermo.
Novità di quest’anno: tornano i pulsanti per regolare il volume, di cui in effetti un po’ si sentiva la mancanza lo scorso anno, anche se si può ancora usare il doppio tap su uno dei bordi curvi per richiamare il cursore software che regola l’audio. Altri cambiamenti riguardano la fotocamera posteriore: niente sensore TOF, si torna a un’affidabile messa a fuoco col laser, mentre lo zoom quest’anno adotta lo schema a periscopio della linea P. I sensori poi hanno anche molto altro in comune col P40 Pro: sembra che il principale da 50 megapixel (RYYB) e lo zoom 12 megapixel (periscopio 5x, 10x ibrido) siano esattamente gli stessi del cugino, mentre il grandangolare è un nuovo 20 megapixel. In generale, sembra che però Huawei abbia voluto rimarcare un punto: il Mate fa delle belle foto, ma se volete il meglio da quel punto di vista c’è la linea P.
Dulcis in fundo, spendiamo due parole sullo schermo: non è il migliore che mi sia capitato di vedere quest’anno su uno smartphone, ma è davvero eccellente. Il refresh è variabile tra 60 e 90Hz (lasciate fare al software in automatico, lo gestisce benone), i colori sembrano fedeli alla realtà e allo stesso tempo rimangono abbastanza vividi, il pannello OLED montato non è il più luminoso su piazza ma resta leggibile anche all’aperto. Poi niente notch, grosso e ingombrante, ma quel punch-hole che dimostra che si può fare: ditelo anche ad Apple, il riconoscimento tridimensionale biometrico non richiede tutto quello spazio. Mi ha ben impressionato il display del Mate 40 Pro: sembra che Huawei abbia voluto curare particolarmente questo aspetto.
Come gira EMUI 11
Il primo smartphone Huawei a nascere con a bordo la nuova EMUI 11: questo Mate 40 Pro presenta per la prima volta la nuova versione dell’interfaccia di casa, ancora basata su Android 10 ma rinnovata sotto il profilo estetico e che aggiunge ancora alcuni dettagli interessanti per quanto attiene la disposizione degli oggetti sullo schermo. Nel complesso, lavorandoci un po’ si riesce a far perdere a EMUI 11 ancora un po’ di quell’appeal un troppo cinese che da sempre la contraddistingue: molto bene poi le novità relative all’AOD e come viene gestita l’accensione dello schermo, con il sensore frontale (lo stesso che gestisce lo sbocco col viso) che capisce quando stiamo guardando lo schermo e addirittura in che verso, così da accendere e spegnere alla bisogna, lasciarlo attivo se lo stiamo guardando anche senza toccarlo, o evitare quella fastidiosa abitudine degli smartphone di ruotare l’interfaccia se li usiamo stesi a letto.
Tutta queste funzioni sono supportate, più che adeguatamente, da un SoC che integra anche le funzioni 5G: parliamo del nuovo Kirin 9000, processore che condivide con l’A14 di Apple il primato dell’architettura da 5nm (lo stato dell’arte), che ha potenza da vendere grazie a 8 core che arrivano fino a 3,1GHz di frequenza , abbinati a una GPU Mali-G78 a 24 core. Un fulmine la memoria RAM da 8GB e quella ROM da 256GB, le performance non incontrano colli di bottiglia: poi naturalmente ci sono tutte le varie funzioni supportante dalla NPU (neural processor unit) e dal dual-ISP (image signal processor) che alleggeriscono il peso per il processore principale facendo svolgere a circuiti dedicati e ottimizzati i calcoli per machine learning ed elaborazione delle immagini.
E questo si traduce in prestazioni: detto in altre parole, non c’è un appunto che si possa muovere a come vanno il WiFi-6 e il 5G, non si può criticare la velocità a cui girano il browser o i giochi, e di certo non ci si può lamentare dell’autonomia garantita dalla batteria da 4.400mAh e dal caricabatterie SuperCharge da 66W (si vola!). Dunque, cosa si può dire di questo Mate 40 Pro? Non molto di più di quanto abbiamo detto del P40 Pro: ovvero che l’hardware è spettacolare, il software ottimo e gli mancano ormai pochi dettagli per chiudere il cerchio. Sono arrivate pure le mappe, sviluppate da Huawei insieme a TomTom e inserite nella nuova app Petal Maps, e l’integrazione con tablet e laptop di casa è ottima: ancora un po’ farraginosa la procedura di installazione e aggiornamento delle app, almeno di quelle che non sono già su AppGallery, ma anche qui l’arrivo di Petal Search dà una mano.
Ci sarà la svolta nel prossimo futuro per Huawei? La vendita di Honor e l’elezione di Biden sono dei passi che vanno nella direzione giusta: di sicuro il percorso dei Huawei Mobile Service (HMS) è una strada senza ritorno, e fin troppo fin qui ha investito Huawei per pensare di tornare indietro. Funziona bene il Mate 40 Pro, se siete un minimo pratici potrete usarlo con soddisfazione: ma dovete essere sicuri di aver voglia di perderci qualche minuto del vostro tempo ogni tanto per tenerlo aggiornato, far fronte una volta ogni tanto a qualche mancanza (nella mia vita di tutti i giorni ci sono solo due app che mancano all’appello: Deliveroo e Google Home), ma per il resto vi darà buone soddisfazioni.
Comprare o non comprare, questo è il dilemma
Partiamo da un valore oggettivo, il prezzo: 1.249 euro è quello di listino del Mate 40 Pro, mi pare sia un record per Huawei (serie speciali e foldable a parte), ma vale la pena dare un’occhiata a come si è evoluto quello su strada del P40 Pro per dire che non è un prezzo che resterà così alto ancora a lungo.
Detto questo, valutiamo le prestazioni che otteniamo in cambio. Iniziando dalla fotocamera, eccellente come al solito e con ottimi video 4K ripresi con i sensori posteriori: super-stabili, per avere di più serve un gimbal. Bene gli scatti notturni sia con il sensore principale che con quello ultra-wide (e devo dire che mi ha sorpreso in positivo pure lo zoom in condizioni difficili), e ben si comporta anche la fotocamera frontale nonostante abbia meno megapixel del P40. La batteria è impressionante: ormai non possiamo che constatare che i servizi Google sono effettivamente un succhia-energia non indifferente, e l’autonomia mostrata dal Mate 40 Pro unita al nuovo SuperCharge, come spiegarlo?, diciamo che non mi sono mai ritrovato in difficoltà. Lo schermo è un ottimo schermo, poi, e l’audio stereo (finalmente!) si fa voler bene.
Cosa manca è presto detto: mancano quegli anni che Google ha speso per consolidare il suo ecosistema, anni che Huawei sta provando a comprimere in mesi di sviluppo accelerato, ma nessuno può fare miracoli. I progressi si vedono, si gode di un’esperienza utente quasi completa, ma non è ancora abbastanza: tutto sta a decidere di scommettere su Huawei, su quello che sarà EMUI 11 e magari anche sul futuro Harmony OS. Al momento l’hardware è già di livello superiore, bisogna completare il percorso cominciato: a costo di ripetermi, bisogna avere pazienza. Certo viene più facile con terminali dal costo inferiore, ma Huawei non poteva posizionare diversamente questo Mate 40 Pro viste tutte le sue qualità: se poi calerà il prezzo e in un paio di mesi gli HMS faranno altri passi davanti, varrà la pena tenerlo seriamente in considerazione anche per i primi mesi del 2021.