Il capolavoro del 2002 torna dopo 18 anni su console e PC. Com’è invecchiato?
Atmosfere cariche di pioggia, sicari dai lunghi cappotti sotto cui nascondere mortali Thompson 1928 pronti a vomitare piombo, cappelli a tese larghe che celano allo sguardo del nemico occhi attenti e indagatori. Gli anni ruggenti, quelli del proibizionismo americano, conservano ancora oggi un fascino inalterato, che gli amanti del grande cinema conoscono bene, grazie a opere come C’era una volta in America, Il Padrino, Gli Intoccabili, Era mio padre e Quei bravi ragazzi, giusto per citare i più famosi. Esiste però una versione videoludica altrettanto bella e appassionante: Mafia, capolavoro di Illusion Softworks datato 2002. Dopo 18 anni è possibile tornare a calarsi negli eleganti panni del gangster anni ’30 in Mafia Definitive Edition. Scopriamo cosa è cambiato.
Mafia Definitive Edition è come lo scotch whisky?
La paura più grande che ha provato il sottoscritto nei lunghi (quasi interminabili) momenti dell’installazione sull’hard disc di PlayStation 4 dei 37 giga e poco più di Mafia Definitive Edition riguardava il fatto che il gioco – che ho adorato nella versione PC dell’originale – nonostante la nuova veste grafica mostrasse comunque i segni dell’età. Di acqua sotto i ponti, del resto, ne è passata parecchia in quasi due decadi.
Rispetto all’originale, tutte le scene sono state riscritte
L’altro grande interrogativo riguardava l’opportunità della decisione, da parte del nuovo team che ha curato il restauro – non più Illusion Softworks, che ha chiuso e riaperto come Warhorse Studios, sviluppatori del buon Kingdom Come Deliverance -, ovvero Hangar 13 (già responsabili di Mafia 2 e Mafia 3), di mettere mano a elementi del gameplay proprio per svecchiarne le meccaniche. Dato che Mafia del 2002 era un capolavoro, la notizia è stata accolta dai fan più integralisti come una profanazione: sarebbe come se un regista, oggi, decidesse di proporre una versione “modernizzata” de Il Padrino, cambiando diverse scene per adattarlo al pubblico del 2020. La domanda quindi è: cosa serba Mafia Definitive Edition?
Un’offerta che non si può rifiutare
Mafia Definitive Edition rientra nella bizzarra riproposizione della trilogia che 2K ha lanciato nei mesi estivi: Mafia Trilogy. Bizzarra perché ciascun capitolo è stato recuperato dalla naftalina in un modo diverso: Mafia 3 è riapparso tale e quale, ma con tutti i DLC, Mafia 2 è ritornato forte di una veste grafica tirata a lucido e di tutti i contenuti extra mentre Mafia 1 è stato rivisto da zero dal punto di vista tecnico e ritoccato da quello della sinossi.
A livello di gameplay la più grande novità è rappresentata dalle coperture
I cambiamenti ci sono, sono numerosi e si avvertono fin dalla prima missione, quella che travolge il povero Thomas “Tommy” Angelo con la forza di un treno. Sono gli anni della Grande depressione, il nostro tira faticosamente a campare lavorando come tassista: tanta fatica e pochi soldi. Una sera, poco prima di staccare, incappa in due malavitosi in fuga: Sam e Paulie, della famiglia Salieri. Feriti, rimasti senza auto e con gli sgherri della cosca rivale alle calcagna, i Morello, i due puntano la pistola alle tempie del malcapitato tassista. Una corsa che non si può rifiutare.
Rispetto all’originale, in Mafia Definitive Edition la prima missione presenta una struttura più articolata: sono aumentate considerevolmente di numero le macchine che si getteranno all’inseguimento del nostro Taxi, crivellandolo di proiettili. Il giocatore dovrà dirigersi verso punti sensibili dello scenario per fare partire piccole cut-scene nelle quali gli avversari si elimineranno da sé. Un battesimo del fuoco meno d’impatto, insomma, se paragonato al prologo del titolo del 2002, dove le auto nemiche erano meno ma più coriacee, visto che andavano distanziate basandosi sulla propria bravura al volante (che era assai scarsa, dato che si trattava della prima missione). La novità serve quindi a ingentilire il primo impatto con il titolo, evitando che i più demordano subito e ricorda anche la deriva casual intrapresa dal mercato videoludico proprio negli ultimi 20 anni.
Lost Heaven oggi come allora non presenta side quest, ma è comunque bellissima
In generale, l’intero Mafia Definitive Edition appare rabbonito rispetto al videogame originale: per questo, se siete veterani della saga, consigliamo di giocare subito alla difficoltà classica che elimina la possibilità di recuperare la salute dopo qualche secondo dall’ultimo colpo subito, rende le auto più ostiche da guidare (negli anni ’30 avevano la manovrabilità di poltrone su ruota) e fa sì che la polizia sia decisamente meno permissiva e maggiormente petulante, anche nel caso di piccole infrazioni al Codice della Strada.
L’uomo che corre
In generale, piccoli cambiamenti di gameplay – e nella sinossi, dove per esempio la moglie di Tommy ha maggior peso – sulla falsariga di quelli appena descritti sono presenti pressoché in ogni missione del gioco, anche per accogliere come si deve la più grande innovazione di Mafia Definitive Edition, vale a dire la possibilità di sfruttare le coperture, in modo non dissimile da quanto visto già in Mafia 2. Dunque livelli più grandi e con un numero maggiore di ostacoli da sfruttare nelle sparatorie. Il mirino, invece, è divenuto più impreciso e traballante: una scelta voluta dagli sviluppatori per sottolineare che Tommy non sia un gangster di professione, ma un tassinaro prestato alla criminalità organizzata (sarà, ma allora avremmo preferito introdurre una componente ruolistica che tendesse a mitigare questo difetto con la crescita dell’esperienza…).
Gli inseguimenti in auto sono la parte più divertente del gioco
Non crediate di avere davanti un GTA con gessato e sigarone in bocca: Mafia Definitive Edition non è un open world. Si va da punto A a punto B e la città, Lost Heaven, per quanto bellissima – oggi più che mai, dato che è stata impreziosita da molti più dettagli, neon, carretti, tombini che fumano, zone pedonali, monumenti ed edifici in stile liberty -, non presenta side quest e mini giochi di sorta. Insomma, tende a fare da sfondo e non diventa mai la vera protagonista del gioco. E questo è un peccato, perché se c’era proprio un aspetto che avrebbe meritato un serio intervento degli sviluppatori era porre rimedio all’assenza di side quest e minigames (chessò, anche solo una partita a poker in una bisca clandestina, o poter andare all’ippodromo per scommettere sui cavalli).
Le missioni hanno subito diverse migliorie, per renderle più profonde
Ordinaria amministrazione
Il primo Mafia entrò nel mito per l’incredibile cura riversata pressoché in ogni dettaglio: dalle ambientazioni alle sessioni sparatutto, passando per le sezioni di guida (su PC c’era persino un tasto deputato alla frizione). Mafia Definitive Edition non è altrettanto fedele, approssimando per difetto. Le sparatorie sono identiche a Mafia 2 e dunque sporcate essenzialmente dalla scarsa IA nemica, che in troppe occasioni tende a restare priva di protezione, magari impalata, finendo così bucherellata a piacimento dal nostro Thompson 1928. Le fasi di guida divertono come nell’originale, ma le macchine appaiono meno legnose e – pare – anche meno simulative per ciò che riguarda i danni: per fare un esempio, nel vecchio se si centrava il serbatoio, l’auto restava a secco, qui non c’è mai successo. In più, la fisica spesso dà i numeri, trasformando gli scontri in carambole assurde.
Scampagnata
Dove Mafia Definitive Edition si presenta maggiormente ingessato è nelle animazioni di Tommy, persino ridicole quando lancia le molotov. Ora il nostro alter ego può ripararsi dietro sporgenze e scavalcare alcune porzioni degli scenari prestabilite, ma lo fa a fatica e con limiti inaccettabili per un titolo del 2020 (nessuno naturalmente chiedeva la libertà d’azione di Zelda – Breath of the Wild). L’introduzione delle moto, assenti nell’originale, non rappresenta una gran novità in termini di gameplay ma è sicuramente una new entry gradita.
Tommy, Sam e Paulie sono stati riscritti e caratterizzati in modo più definito. Non piacerà a tutti, soprattutto il nuovo Paulie
Meglio farci l’abitudine
Quindi? Che altro aggiungere? Terminando con le differenze marginali, sappiate che il bar di Salieri è stato leggermente spostato, rispetto a Mafia del 2002, pur restando ancora dentro a Little Italy. In più, è cambiata la caratterizzazione del trio di gangster: Sam resta quello ombroso, ma al pari di Paulie è stato notevolmente ringiovanito. Tommy è più incline al dubbio e alla riflessione: non è un semplice strumento di morte nelle mani della malavita siciliana, ma tenderà più volte a chiedersi se stia agendo per il meglio (anche perché il suo lavoro metterà in crisi il suo rapporto con la moglie). Paulie invece è ora la testa matta del gruppo. Da un lato, calcare la caratterizzazione ha permesso agli sviluppatori di offrire tre personaggi differenti, ma il nuovo Paulie è davvero esagerato e macchiettistico, potrebbe non piacere a tutti.
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La morte dell’arte
Insomma, Mafia del 2002 fu un capolavoro da ogni punto di vista e contribuì a settare standard che i titoli del genere avrebbero dovuto superare. Mafia Definitive Edition non è un’opera altrettanto irruenta per il mercato videoludico. Ma riesce comunque nel duplice obbiettivo di svecchiare il gameplay di un titolo vecchio di 18 anni, sgrassando le parti in cui si era formata la maggior quantità di ruggine e di presentare alcune gradite novità dove gli sviluppatori sono intervenuti con maggior decisione.
Forse graficamente si sarebbe potuto fare di più, ma il risultato è comunque di pregio, con una Lost Heaven che, per quanto priva di attività secondarie, non è mai stata tanto affascinante e tentacolare, coi suoi tram e i suoi trenini, i suoi quartieri dormitorio e le villette liberty abbarbicate sulla collina. Un perfetto mix tra New York e Chicago degli anni ruggenti che vi resterà nel cuore, come lo swing che sentirete dall’autoradio e farà da sottofondo alle vostre imprese criminali. Un gioco solido e convincente ancora oggi, da acquistare a scatola chiusa.