Arriva su Nintendo Switch un gioco che vi chiederà di sopravvivere nei boschi del Canada. Tra lupi, orsi, rischio assideramento e malattie non sarà certo una scampagnata
È davvero facile pensare, mentre si gioca a The Long Dark e si incespica nella neve rischiando l’assideramento, trascinando una gamba che si è rotta cadendo da una rupe, folle tentativo di sfuggire all’assalto di un orso, che la startup Interland Studio (Vancouver, British Columbia) si sia ispirata a più riprese al meraviglioso film di Iñárritu con Leonardo DiCaprio, The Revenant. Ebbene, sbagliato. Potrebbe persino essere vero il contrario…
Perché se c’è qualcosa che ha avuto un percorso più travagliato, faticoso ed estenuante dell’avventura che vivrete in The Long Dark è The Long Dark stesso. Pensate che lo sviluppo di questo videogame risale al 2012-2013 ma il team canadese è riuscito a commercializzarlo solo nel 2017. Il film con DiCaprio è invece del 2015, per questo The Long Dark non può certo essersi ispirato alla pellicola, anche se di per sé non sarebbe certo un male. Finanziato in parte da Canada Media Fund, ma soprattutto grazie alla campagna su Kickstarter, è senza dubbio uno dei videogame survival più interessanti che ci sia capitato di provare e siamo ben felici che ora sia arrivato su Nintendo Switch.
Leggi anche: Il noioso Windbound spiega perché è un errore provare a imitare Zelda
The Long Dark, una notte senza fine
Due le modalità di gioco: Sopravvivenza e Wintermute. La prima, che è anche la nostra preferita, è una sfida anzitutto contro se stessi. Si viene abbandonati in una riproposizione virtuale, di 50 chilometri, del Canada e ci viene chiesto di sopravvivere. Quando si muore, si muore per sempre, perché il salvataggio si autodistruggerà. E credeteci quando vi diciamo che, a queste condizioni, quando si muore in The Long Dark muore pure una piccola parte di noi. Ma è bello anche riniziare daccapo e dirigersi da tutt’altra parte, per vedere se saremo più fortunati e se il territorio sarà meno aspro o se ci imbatteremo in qualche villaggio in più da razziare.
Al livello di difficoltà minore The Long Dark è una passeggiata quasi rilassante e poetica, visti i paesaggi
Wintermute, invece, riprende le regole del sandbox ma le mette su binari, le imbriglia in un canovaccio. Ci si cala così nei panni del pilota Will Mackenzie che, a seguito di un bagliore misterioso, precipita con il suo aereo nel fitto delle foreste del Canada Settentrionale. L’altra persona che era con lui, la dottoressa Astrid Greenwood si volatilizza nel nulla e al nostro alter ego non resta che raggiungere Milton, la cittadina più vicina, nella speranza di rinvenire la sua compagna di viaggio o qualcuno disposto ad aiutarlo.
È davvero difficile abbandonare un riparo sicuro. Ma lo stomaco brontola…
Alone in the dark
Ben presto scopriremo che quel “lampo” era la manifestazione di una vera e propria apocalisse: una tempesta elettromagnetica ha lasciato il Canada, o forse il pianeta, senza elettricità. L’umanità ha immediatamente rotto i ranghi: vige la legge della giungla. Ci si muove così tra zone desolate, nella speranza di incontrare solo gente perbene, disposta ad aiutarci. Le tracce della professoressa Greenwood a un certo punto ci condurranno a un cacciatore, che giura di sapere dove si trovi e noi dovremo decidere se dargli ascolto o meno, perché in caso affermativo ci spingeremo ancora di più nella foresta, circondati da pericoli.
The Long Dark è un videogame d’altri tempi. Duro, tagliente, spigoloso. Non concede sconti. In compenso presenta ben quattro livelli di difficoltà, così da permettere a tutti di apprezzarlo a dovere. Il primo lo rende né più né meno un walking simulator: gli animali selvatici ci attaccheranno solo se saremo noi a infastidirli e avremo meno noia dai parametri vitali del nostro alter ego.
Leggi anche: Journey of the Broken Circle, partire alla ricerca della propria metà (e meta)
Zanna bianca
L’ultimo è invece la simulazione quanto più fedele possibile di cosa vorrebbe dire per un uomo affrontare le lande desolate canadesi in pieno inverno, senza armi, cibo e un equipaggiamento adatto. Si rischia l’assideramento a ogni passo e tutto è una emergenza: bisogna procurarsi della legna – la sola risorsa abbondante -, ma prima occorre fabbricare un’ascia rudimentale. Bisogna accendere un fuoco per scaldarsi e far bollire la neve o l’acqua recuperata al fiume qui vicino. Si può berla pure così com’è, ma se per disgrazia poco più a monte qualche carcassa di animale fosse caduta nel ruscello rischieremmo di morire di dissenteria, tra spasmi e atroci dolori.
Quando un orso carica, ci sono poche possibilità di raccontarlo, come è successo a DiCaprio
In fuga dalla città
Bisogna trovare abiti pesanti e asciutti. È anche possibile vestirsi a strati, come consiglia mamma quando si va in montagna, ma riduce la nostra agilità e la capienza dell’inventario. E poi occorre trovare una torcia e un’arma, perché tutti quegli ululati che si fanno sempre più frequenti e vicini indicano che un branco di lupi è ormai sulle nostre tracce. Ai livelli di difficoltà superiori, infatti, lupi e orsi ci fiuteranno e ci daranno la caccia. Scordatevi di affrontarli a mani nude: si può sperare di avere la meglio contro un solo esemplare nel caso si sia ben armati. I fucili sono potenti, ma lenti da caricare e le munizioni ovviamente scarseggiano.
Lupi. Sono ferocissimi, intelligenti e testardi. Diverranno la vostra ossessione
Quando qualche animale è sulle nostre tracce, non ci resta che scappare. Volendo è possibile arrampicarsi su qualche struttura o lanciarsi giù da un’altura: se siete disperati è pur sempre meglio lasciarsi cadere nel vuoto che essere dilaniati vivi. Ma sappiate che potreste anche rompervi entrambe le gambe, e morire congelati. The Long Dark simula in modo realistico anche gli incidenti che vi possono capitare: slogature, fratture, emorragie… starà a voi fasciare la ferita e steccare l’osso per riuscire ad avanzare. Attenzione anche agli avvelenamenti e ai primi sintomi del congelamento degli arti. E anche quando si sta bene, in realtà si sta morendo, perché ogni azione consuma la nostra energia e dovremo quindi mettere qualcosa sotto i denti prima che sia troppo tardi, scegliendo alla svelta cosa fare e come farlo, per non sprecare inutilmente più energia di quanta ne incamereremo nutrendoci.
Può un paesaggio così bello essere tanto mortale? Eccome!
Dopo un po’ si finisce in preda allo sconforto, soprattutto se si gioca nella modalità Sopravvivenza. Passato l’entusiasmo iniziale si realizza infatti che non sarà mai possibile raggiungere una posizione ottimale, ma bisognerà continuare a tappare falle, guadagnando tempo. Solo che, più passa il tempo, più le risorse diminuiscono e le condizioni di salute peggiorano. Insomma, ci si sente soverchiati dalla crudeltà della Natura. E forse era proprio questa la sensazione che gli sviluppatori volevano farci provare. Nella modalità Wintermute, almeno, si ha la certezza che si sta procedendo nella direzione esatta e che i nostri sforzi saranno ripagati dal raggiungimento dei titoli di coda.
Non crediate di fare Rambo. Bisogna ragionare ed evitare di sprecare energie
Insomma, The Long Dark è un titolo Indie che chiede l’esborso di qualche euro in più del solito ma che saprà, nei suoi 8 giga circa, ripagarvi della fiducia – e della spesa. Siamo infatti di fronte a un survival game convincente, lungo e dettagliato, che saprà mettervi a dura prova, facendovi provare una sensazione di spaesamento e smarrimento di fronte alla natura così matrigna che pare essersi messa in testa di eliminarvi. Non ci sono zombie, non ci sono mostri e nemmeno efferati assassini: soltanto voi e l’ambiente inospitale canadese. Riuscirete a sopravvivere?