Si chiama Habit, ci ha appena scommesso il colosso Campbell’s e attraverso una serie di test vuole diventare il tuo nutrizionista di fiducia. E magari consegnarti anche il pasto giusto
Il vero fitness tracker è il nostro Dna. Di questo sono convinti i fondatori della startup Habit, fra cui Neil Grimmer, che intendono portare l’alimentazione su misura a un livello successivo rispetto a quello attuale, ancora troppo legato alle diete, alle scuole di pensiero di questo o quel nutrizionista, alle informazioni contraddittorie e magari alle bufale che si trovano in giro. Dal bacon demonizzato al bacon celebrato, per capirci.
Una dieta su misura di Dna
In buona sostanza, Habit realizzerà dei piani nutrizionali sulla base della propria e unica sequenza genetica. O almeno di qualcosa che le va molto vicino. D’altronde Grimmer ha sperimentato questo sistema sulla sua pelle, raccogliendo per anni una serie di dati e informazioni periodiche fra cui tutto quello che è oggi possibile sapere sul proprio genoma.
“Habit è la prima compagnia al mondo di nutrizione personalizzata – ha spiegato a Digital Trends – dal test al tavolo, la chiamiamo. Si tratta di un esperimento che si può fare a casa e che analizza sangue e sequenza genetica. Oltre a un’ulteriore analisi del sangue da fare dopo aver bevuto un composto, una specie di frullato che ci serve a capire come vengono assimilati grassi, carboidrati e proteine”. Da tutto questo corredo a disposizione si ottiene una fotografia completa del proprio profilo nutrizionale.
Che fine fanno quelle informazioni? Vengono raccolte e memorizzate e costituiscono la traccia attraverso la quale impostare le proprie scelte alimentari.
L’offerta costa 229 dollari e ne fa parte anche una telefonata da 25 minuti con un dietologo registrato. Chiaramente c’è anche una parte di food delivery, cioè di consegna a domicilio che porta a casa del cliente (o paziente?) esattamente le pietanze di cui ha bisogno.
La scommessa di Campbell’s
Anche Campbell‘s, il gigante delle zuppe e dello scatolame tanto caro ad Andy Warhol, ha deciso di investire in Habit. Anzi, per ora è l’unico ma grosso scommettitore: “L’investimento è parte dei nostri più ampi sforzi per definire il futuro del cibo – ha spiegato la Ceo Denise Morrison – che significa pensiero nuovo, modelli inediti di innovazione, sviluppo esterno ma smart e investimenti di rischio”.
“Partiremo l’anno prossimo dalla Silicon Vallery con l’offerta completa – ha aggiunto Grimmer – e poi ci espanderemo nelle zone chiave del resto del Paese”. Il food delivery fa dunque un passo avanti, incrociando la propria strada alla salute e al mondo medicale seguendo l’imperativo di questi tempi, cioè la massima personalizzazione possibile.