Il 7,4% delle startup italiane ha base in Emilia-Romagna. Una fucina di talenti e imprenditorialità che ha tirato la volata alla prima edizione di The Gathering Bologna, evento per condividere esperienze e supportare le realtà innovative del territorio
Qual è il segreto per la scalabilità internazionale di una startup? Making the first move. È la ricetta che accumuna molte delle ormai ex start up di successo bolognesi presenti alla prima edizione The Gathering Bologna. L’evento ha portato nel capoluogo quaranta aziende dall’alto tasso di innovazione e quaranta attori dell’ecosistema dell’imprenditorialità. Perché Bologna? L’Emilia-Romagna vanta 1026 startup, il 7,4% del totale in Italia di cui 355 sono presenti a Bologna. «Non è un caso che abbia deciso di trascorrere buona parte dell’anno in questa città». Esordisce così Alec Ross, ex consigliere all’innovazione dell’amministrazione Obama. «Sono stato anche io startupper prima di entrare in politica. Adesso mi occupo di investimenti e ritengo che Bologna abbia l’ecosistema giusto per aiutare le aziende a diventare internazionali». Talenti, innovazione, capitali, sono gli ingredienti essenziali per conquistare i mercati globali. Yoox è stato il primo unicorno del territorio bolognese e molte altre realtà hanno le carte in regole per seguire le stesse orme
Musixmatch, che musica maestro
Era il 2010 quando Max Ciociola fonda a Bologna Musixmatch. A spiegare quanto sia stato fondamentale fare la prima mossa è Pierpaolo Di Panfilo, head of product. «Tutti ascoltano la musica nel mondo, da sempre. Prima dell’avvento del digitale si compravano cd, vinili, cassette con all’interno il libretto dei testi delle canzoni. Come trasformare questa esperienza nell’era del digitale?». Musixmatch inizia a creare il più grande catalogo di testi musicali sviluppando una propria app e lo fa con il tempismo giusto. Spotify era nata qualche anno prima. «Oggi ogni persona che usa i social media creando contenuti aggiungendo la musica, porta un po’ di Bologna nel mondo» afferma Pierpaolo. Fare il primo passo significa anche incontrare ostacoli. Avere la base a Bologna è stato fondamentale per operare nell’ecosistema giusto e trovare i primi capitali iniziali. Tra gli investitori che hanno creduto alla vision di Ciociola ci sono Michele Associati, Paolo Barberis, P101 Ventures e United Ventures. Poi nel 2022 l’arrivo del fondo americano TPG che consentirà all’azienda bolognese di crescere ulteriormente a livello globale.
Spreaker, lasciare l’Italia e avere successo
Francesco Baschieri è il founder di Spreaker, una piattaforma di podcasting e di creazione di contenuti audio online che consente agli utenti di registrare, modificare e distribuire podcast e programmi radiofonici su internet. È il 2009 quando Francesco decide di fare il “first move”, «con il senno di poi probabilmente non sarei partito dall’Italia» afferma Baschieri che oggi vive negli Stati Uniti e che è tornato a Bologna per l’evento. «In quegli anni era ancora la radio a fare da padrona, in Italia il mercato dei podcast non era pronto ma negli Stati Uniti sì». Talenti, innovazione, capitali. Baschieri aveva i talenti e l’innovazione. Il mondo dei venture capital era all’inizio, «accettammo condizioni dodici anni fa che oggi sarebbero considerate un insulto ma era l’unico modo per andare avanti». Mancava la clientela in Italia ma rimaneva una speranza per Baschieri, gli Stati Uniti. «Ho provato tutte le strade in Italia ma ho capito che le opportunità potevo ottenerle sul mercato statunitense». Tre anni fa Baschieri ha venduto la società a IHeartMedia, colosso americano numero uno al mondo nella produzione di podcast. «Oggi è più semplice fare startup rispetto a quando ho iniziato io perché c’è più cultura imprenditoriale ma anche investitori con più esperienza»
Cubbit, il cloud conquista il mondo
C’è un ulteriore elemento da considerare per raggiungere la scalabilità internazionale, operare in un ecosistema che crea opportunità. Alessandro Cillario e Stefano Onofri non sono solo i founders di una delle poche realtà mondiali operanti nel cloud distribuito, sono anche i promotori dell’evento The Gathering Bologna. Era il 2016 quando quattro studenti universitari decidono di portare avanti un sogno, restituire alle persone il controllo dei propri dati. «Anche noi abbiamo fatto il primo passo quando ancora l’Italia non era pronta a recepire la nostra innovazione, per questo siamo dovuti andare in Israele dove la tecnologia era più avanti» racconta Alessandro alla platea dei giovani startupper. Operare nell’ecosistema giusto ha permesso a Cubbit di essere guidati da acceleratori, mentor, investitori. L’idea iniziale era quella di rivolgersi al mercato consumers ma presto fu chiaro che la nicchia era altrove, quella del B2B. Cubbit è tornata in Italia, è riuscita ad ottenere finanziamenti, e dal 2022 ha lanciato il Next Generation Cloud, un cloud distribuito per aziende ed istituzioni di tutte le dimensioni. «L’Emilia-Romagna è stata la prima a darci fiducia acquisendo clienti come Granarolo o Bonfiglioli. Adesso siamo pronti ad aprire in Francia, Germania e UK».