Oltre 100 tra Ceo e vertici delle società hanno firmato una lettera aperta indirizzata a Commissione, Parlamento e Consiglio
Sono mesi che le istituzioni europee stanno lavorando per approvare il cosiddetto AI Act, un pacchetto di norme che porterebbe Bruxelles a regolamentare un settore esploso dopo il successo globale di ChatGPT, a fine 2022. Di fronte a questo attivismo di Bruxelles si è vista la risposta da parte di quelle stesse aziende che dovranno rispettare la normativa in arrivo. In una lettera aperta spedita alla Commissione, al Parlamento e al Consiglio Europeo oltre 100 fra Ceo e figure di vertice delle Big Tech del vecchio continente hanno fatto appello affinché il quadro legale non vada a frenare l’innovazione.
Secondo i firmatari – tra i quali compaiono il chairman di Airbus, i fondatori di Mistral AI, il Ceo di Siemens e il Ceo di Ubisoft – l’intelligenza artificiale rappresenterebbe per l’Europa la “possibilità di entrare a far parte dell’avanguardia” a livello tecnologico. Proseguono nel documento: “Come l’invenzione di Internet o la scoperta dei chip al silicio, l’IA generativa è il tipo di tecnologia che sarà decisiva per la capacità di prestazione e quindi l’importanza delle diverse regioni: gli Stati con i modelli linguistici più potenti avranno un vantaggio competitivo decisivo”.
A livello globale USA e Cina stanno giocando una partita anche su questo terreno. Microsoft ha investito 10 miliardi di dollari in OpenAI, la società madre di ChatGPT; Google ha svelato al pubblico le potenzialità del suo Bard; Baidu, la Google cinese, è al lavoro su un prodotto analogo. In Europa sono diverse le aziende attive nel settore, con il nostro Paese che insegue per quanto riguarda i numeri di investimenti.
In un articolo pubblicato su Sifted c’è la mappa utile a capire quali sono i Paesi europei con il maggior numero di startup dell’AI: la Gran Bretagna guida la classifica, ma è in Francia dove queste ultime raccolgono di più in termini di capitale di rischio. Tornando alla lettera aperta rivolta ai rappresentanti a Bruxelles, le Big Tech europee ritengono che “voler ancorare la regolamentazione dell’IA generativa alla legge e procedere con una rigida logica di conformità è un approccio tanto burocratico quanto inefficace”. Ecco perché in coro chiedono che i decisori politici “rivedano l’ultima versione dell’AI act e concordino una legislazione proporzionata e lungimirante che contribuisca alla competitività europea proteggendo al contempo la nostra società”.