Lamborghini presenta il piano Direzione Cor Tauri all’insegna della sostenibilità, senza rinunciare ai tratti tipici del marchio celebre in tutto il mondo: “Cambiamo restando noi stessi”, la promessa del Ceo Winkelmann
Un intermezzo con una gamma ibrida per arrivare alla prima elettrica entro il 2030. Questo è il piano per il prossimo decennio rivelato da Lamborghini, che si appresta a investire 1,5 miliardi di euro nei prossimi quattro anni (la cifra più grande nella storia del marchio di Sant’Agata Bolognese) per delineare una strategia in tre passaggi. Nuovi modelli per celebrare il motore a combustione interna fino al prossimo anno, il lancio della prima vettura ibrida nel 2023 e la conversione dell’intera gamma con la compresenza del motore elettrico e del propulsore a benzina.
Svolta elettrica obbligata
A raccontare il futuro del produttore controllato al 100% da Audi, parte a sua volta del gruppo Volkswagen, è stato Stephan Winkelmann, presidente e amministratore delegato del marchio, tornato in sella il 1 dicembre scorso dopo aver guidato l’azienda tra il 2005 e il 2016, gli anni in cui la casa emiliana ha iniziato ad ampliare le mire e andare oltre le supersportive, come dimostrato con l’arrivo del suv Urus, ideato nel 2012 e lanciato sei anni più tardi. E con il passaggio all’elettrico l’idea è ripercorrere questa metamorfosi che si è rivelata vincente: “Il cambio di rotta è necessario per un contesto mutato in maniera radicale, i tempi sono maturi perché la generazione dei 30 e 40 anni di oggi chiedono un prodotto sostenibile”, spiega il dirigente tedesco passato negli ultimi anni dal timone di Audi Sport e Bugatti prima di rientrare in Lamborghini.
Cambiare restando fedeli a se stessi
La rivoluzione green per chi sviluppa e costruisce bolidi è più difficoltosa rispetto a un produttore tradizionale, ma la differenza non sembra essere un ostacolo per “la trasformazione epocale sulla via della sostenibilità”, come è stata definita l’operazione dall’azienda. “Guidare una Lamborghini è prima di ogni altra cosa un’esperienza emozionale, che non può prescindere, tra le altre cose, dal rombo del motore. Questa è una promessa che sarà mantenuta, perché anche se ibrida, l’Aventador avrà sempre il 12 cilindri posizionato dietro l’abitacolo”, continua Winkelmann. Per questo l’operazione della Lamborghini assume per certi versi caratteri gattopardeschi, perché per arrivare alla riduzione delle emissioni di anidride carbonica delle auto del 50% entro il 2025 (c’è un piano che riguarda anche la sede e lo stabilimento produttivo di Sant’Agata Bolognese) mantenendo le prestazioni tipiche del marchio significa, in sostanza, “cambiare tutto per rimanere noi stessi”.
Profitti al top e il precedente ibrido
Che sia il momento opportuno per avviare il cambio di marcio lo indicano pure i conti perché, nonostante la pandemia, il 2020 è stato l’anno più profittevole per la casa fondata nel 1963 da Ferruccio Lamborghini. Per comprendere il salto compiuto nell’arco degli ultimi tre lustri basta guardare il numero delle auto consegnate: 1.600 nel 2005, 7.430 l’anno scorso, pur con lo stop alle operazioni di oltre due mesi dovuto al lockdown varato in primavera in tutta Italia. Quanto al versante ibrido, poi, c’è il precedente di Siàn, che seppur prodotta in sole 19 unità (al prezzo di 3 milioni di euro ciascuna) rappresenta un’esperienza utile per il piano che l’azienda del Toro ha denominato “Direzione Cor Tauri”. Resta da capire, quindi, come potrà essere la prima elettrica della casa, un auto destinata a entrare nella storia e a mutare l’immagine del marchio.