Il Chips and Science Act è stato approvato nel 2022 e fa parte della strategia per limitare le dipendenze dall’estero
«L’America deve progettare e produrre i chip più avanzati al mondo proprio qui, negli Stati Uniti». Gina Raimondo, Segretaria al Commercio, è tornata a parlare dei piani della Casa Bianca in una delle sfide tecnologiche più importanti a livello commerciale e geopolitico. Washington vuole inaugurare almeno due centri di produzione avanzata di chip nel paese, con migliaia di posti di lavoro previsti. Oltre alle parole, ci sono poi le risorse che la presidenza Biden ha stanziato per competere con la Cina: in tutto 52,7 miliardi di dollari, approvati nel 2022 dal Congresso. Il Chips and Science Act punta ad attirare investimenti sul suolo statunitense. Nel frattempo gli USA stanno limitando sempre di più l’esportazione di chip e alta tecnologia verso la Cina, nel tentativo di indebolirla.
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Nella legge approvata lo scorso anno il Congresso ha dato il via libera a un credito d’imposta del 25% per gli investimenti in impianti di chip – il valore stimato è di 24 miliardi di dollari. Inoltre ha approvato 39 miliardi di dollari di sovvenzioni governative per la costruzione di nuovi impianti o per l’espansione di quelli statunitensi già esistenti. I due impianti di produzione di chip citati dalla Segretaria al Commercio Raimondo dovrebbero essere inaugurati entro il 2030.
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Il Chips and Science Act è stato approvato in un periodo complesso a causa della crisi dei semiconduttori durante i difficili anni della pandemia. Taiwan, dove si produce oltre il 90% di chip al mondo, resta un alleato fondamentale di Washington nel Pacifico, ma le continue tensioni tra Taipei e Pechino (con il rischio di un’invasione dell’isola per reinserirla nell’alveo cinese), ha spinto gli Stati Uniti a progettare un piano per ridurre la dipendenza dall’estero. Sarà comunque difficile, se non impossibile, raggiungere un’autonomia totale.