La crisi dei semiconduttori potrebbe durare fino al 2023
Quando in molti erano sotto l’ombrellone a godersi le ferie agostane già si leggevano articoli in cui risuonava l’allarme: i regali di Natale sono a rischio. Quasi due anni di pandemia hanno messo a dura prova i mercati e gli scambi commerciali in tutto il mondo. Ma cosa c’è prima del 25 dicembre? Appuntamenti come Black Friday e Cyber Monday, eventi commerciali online e fisici di dimensione globale che spingono milioni di consumatori ad andare alla ricerca delle migliori occasioni. Dalla tecnologia agli utensili per la casa. In questi giorni non sono pochi gli attori del retail che lanciano messaggi non proprio incoraggianti per chi sogna l’offerta giusta al momento giusto. Come si legge sul Guardian, AO World, azienda verticale nel settore dei prodotti tech, ha avvisato che più si avvicina il Black Friday – in arrivo il 26 novembre – e più aumenta il rischio di trovare sempre meno merci. Per dare l’idea del calo di queste aziende bastano due numeri: il valore di mercato della società britannica sopracitata è sceso da 2,1 miliardi di sterline in gennaio a poco più di 500 milioni di sterline nei giorni scorsi. Significa una perdita di tre quarti del suo valore.
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Un altro Natale senza next gen?
A un anno quasi esatto dal lancio delle console next gen di Sony – stiamo parlando della PlayStation 5 – la situazione è tutt’altro che tornata all’ordinario. Poche settimane fa The Verge riferiva che l’azienda giapponese è in una corsa contro il tempo per assemblare più PS5 possibili, ma il 2021 potrebbe chiudersi ben al di sotto delle aspettative. La carenza di chip ha ingolfato la macchina produttiva ed è poco probabile che Sony riesca a vendere quasi 23 milioni di console entro aprile 2022 come stimato. Situazione analoga a quella della competitor Nintendo: la casa di Kyoto ha dovuto tagliare le previsioni di vendita da 25,5 a 24 milioni di console.
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Il rubinetto cinese
La carenza di semiconduttori non è una questione di carattere tecnico. Dietro c’è una situazione geopolitica che, ancora una volta, vede la Cina al centro del dibattito. Essendone il principale produttore, il gigante asiatico si trova con il coltello dalla parte del manico, mentre il mondo resta ancora troppo dipendente dalle importazioni. Alcune aziende, come Bosch, hanno deciso di avviare la produzione di chip autoctoni per non dipendere troppo dall’estero, ma per simili transizioni occorrono anni. Nel frattempo i prodotti Apple, per esempio, risultano non così semplici da trovare, nè su Amazon, nè negli store. Basta fare un salto sul principale canale di ecommerce per rendersi conto di quanto gli ultimi modelli tablet abbiamo o pochissime scorte in magazzino o siano addirittura introvabili.
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Nei mesi scorsi StartupItalia aveva intervistato Andrea Rossi, titolare di ICS Industrial Srl, con radicate partnership a Shenzhen, la città nella quale si scambia il 90% dell’elettronica mondiale. Così ci diceva: «Molti dovranno leccarsi le ferite per anni». E tutto questo non certo in una situazione di stagnazione del mercato dei semiconduttori. «Supererà i 520 miliardi di dollari nel 2021 – diceva Rossi -, con un tasso di crescita rispetto all’anno precedente pari al 12%». A pochi giorni del Black Friday e dal Cyber Monday è dunque opportuno comprendere che la scarsità di componenti è ancora in una fase drammatica. Secondo il Ceo di Intel, Pat Gelsinger, la crisi non terminerà prima del 2023.