Imbarazzato l’esecutivo, che replica: “Le argomentazioni hanno un carattere puramente formale e sono per loro natura non vincolanti”
Non c’è pace per il Cashback voluto a tutti i costi dal presidente del Consiglio in persona, Giuseppe Conte. Azzoppato dai numerosi mal funzionamenti dell’App IO e criticato aspramente dalla CGIA di Mestre, sulla misura aleggia persino il dubbio che le risorse stanziate non siano sufficienti a coprire i risarcimenti che gli italiani attendono, se saranno davvero in tanti ad aderire all’iniziativa. Ora arriva pure una sonora strigliata della Banca centrale europea, che non ha affatto gradito la presa di posizione italiana che, vogliono i Trattati, in materia non ha potestà esclusiva, almeno in quanto prevedono l’obbligo di consultazione preventiva della BCE.
Cosa dice la BCE sul Cashback
“La BCE ritiene che l’introduzione di un programma cashback per strumenti di pagamento elettronici sia sproporzionata alla luce del potenziale effetto negativo che tale meccanismo potrebbe avere sul sistema di pagamento in contanti e in quanto compromette l’obiettivo di un approccio neutrale nei confronti dei vari mezzi di pagamento disponibili”. Così appunto la Banca centrale europea.
“La BCE apprezzerebbe – prosegue la missiva – che le autorità italiane tenessero in debita considerazione i rilievi che precedono adempiendo in futuro al proprio obbligo di consultare la Banca centrale europea, se del caso”. In più si rimprovera che “incentivare le transazioni per mezzo di strumenti di pagamento elettronici per l’acquisto di beni e servizi allo scopo di combattere l’evasione fiscale può, in linea generale, costituire un ‘interesse pubblico’ che giustifichi la disincentivazione e la conseguente limitazione dell’uso dei pagamenti in contanti”. Nella lettera di richiamo al governo italiano si legge ancora: “Le limitazioni dirette o indirette ai pagamenti in contanti dovrebbero altresì essere “proporzionate” agli obiettivi perseguiti e dovrebbero limitarsi a quanto necessario per conseguire tali obiettivi, specialmente alla luce del fatto che le misure di cui al decreto del Ministero dell’Economia potrebbero spingere i soggetti aderenti a competere per il più alto numero di transazioni effettuate, che, in definitiva, favorirebbe gli aderenti che effettuano un alto numero di transazioni per importi limitati (ossia importi che altrimenti potrebbero essere pagati in moneta)”. “Dovrebbe inoltre tenersi presente – prosegue la lettera firmata da Mersch – che la possibilità di pagare in contanti rimane particolarmente importante per taluni gruppi sociali che, per varie legittime ragioni, preferiscono utilizzare il contante piuttosto che altri strumenti di pagamento. Il contante è altresì generalmente apprezzato come strumento di pagamento in quanto, quale corso legale, è ampiamente accettato, è rapido e agevola il controllo sulla spesa di chi paga. Costituisce, inoltre, un mezzo di pagamento che consente ai cittadini di regolare istantaneamente un’operazione ed è l’unico metodo di regolamento in denaro della banca centrale e al valore nominale per il quale non sussiste la possibilità giuridica di imporre tariffe per il suo utilizzo”.
La risposta del Governo
Imbarazzato l’esecutivo Conte. Nessuno ha voluto commentare ufficialmente, secondo fonti del ministero dell’Economia “la missiva sul cashback inviata dall’ex membro del comitato esecutivo della Banca centrale europea, dottor Yves Mersch, non desta ne’ preoccupazione ne’ ripensamenti rispetto all’iniziativa del governo italiano. Le argomentazioni hanno un carattere puramente formalee sono per loro natura non vincolanti”.