Il sovranista olandese Geert Wilders, alleato di Salvini in perenne ricerca di visibilità, accoglie il premier italiano: “Non un centesimo all’Italia”
Che questa, nel tour europeo di Giuseppe Conte per trovare alleati in Europa sul Recovery Fund – o quanto meno provare ad ammorbidire le posizioni degli avversari -, non sarebbe stata la tappa più facile, era noto a tutti. Il presidente del Consiglio è infatti volato nella “tana del lupo”, la tana, cioè, del membro più ostico e cocciuto dei Frugal Four: l’Olanda. E l’accoglienza è stata indicativa: «Non un centesimo all’Italia» è stato infatti il cartello esposto davanti a palazzo Binnenhof dall’istrionico parlamentare d’opposizione Geert Wilders.
Un cartello che imbarazza un po’ tutti, dal premier Mark Rutte al presidente del Consiglio Conte. E, in Italia, pure Matteo Salvini, che nel maggio scorso decise di invitare alla sua manifestazione milanese di piazza Duomo diversi sovranisti europei come Marine Le Pen, Joerg Meuthen e, appunto, Geert Wilders.
Geen cent naar Italië!! pic.twitter.com/T8UzrGfLmb
— Geert Wilders (@geertwilderspvv) July 10, 2020
Cosa si sono detti Conte e Rutte sul Recovery
Ma, follie olandesi a parte, l’incontro tra Conte e Rutte viene descritto come teso e privo delle formalità di rito tipiche degli incontri diplomatici tra capi di governo. Da una parte c’è l’esecutivo olandese che, temendo l’avanzata dei sovranisti di Wilders in casa propria, pericolosi fautori della #Nexit, l’uscita dell’Olanda dall’Europa, s’arrocca sulla stessa linea di chi sta all’opposizione e dice chiaramente di non volere scucire 1 solo euro a fondo perduto a favore di Roma. Dall’altra Conte ricorda che se l’Italia dovesse mai fallire, fallirebbe il progetto europeo: «Se lasciamo che si distrugga il mercato unico, i danni saranno anche per l’Olanda. Se invece l’Italia è più forte, anche l’Europa è più forte. Non è concepibile una Ue a differenti velocità».
Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte e l’omologo olandese Mark Rutte
Rutte, che ne è consapevole, insiste allora sulle riforme: «Negli anni l’Italia le ha promesse tante volte e non le ha mai fatte», con la conseguenza «di essere risultata impreparata a questa crisi». Il premier olandese ripete a più riprese nei 20 minuti di dialogo che vuole rassicurazioni, esige che l’Italia si «impegni solennemente ad attuarle in un documento» e arriva persino a dettare l’agenda politica di Conte: «anzitutto via Quota 100». Conte allora sbotta e, con toni che non fanno parte della sua persona e ancor meno degli incontri di questo tipo, ricorda all’Olanda: «non siete la Troika, non potete dirci cosa fare». E poi ricorda pure che l’Italia «è un contributore netto del bilancio europeo», lasciando intendere l’importanza del nostro Paese nell’Unione e la possibilità di mettere veti in sede di approvazione del bilancio se i Frugali dovessero continuare a opporsi al Recovery Fund.
L’incontro non va nel migliore dei modi. Nella pagina Facebook del presidente del Consiglio, alle diverse foto dei suoi ultimi viaggi in Paesi alleati come Spagna e Portogallo, non seguono quelle che lo vedono in compagnia dell’omologo olandese. Ed è indicativo. Ora l’appuntamento è fissato per i prossimi 17 e 18 luglio, quando il Consiglio europeo dei Ventisette tornerà a riunirsi in cerca di una soluzione sul Recovery post pandemico. All’Italia i soldi del Next Generation Eu di Ursula von der Leyen servono quanto prima, ma con i Paesi del Nord pronti a fare muro, difficilmente lo stallo si sbloccherà in quella data.
Sanna Marin
Anche la Finlandia continua a opporsi
Del resto, in giornata un’altra doccia fredda per l’Italia era arrivata dalla Finlandia. «La nuova proposta di Michel» contiene «alcuni passi giusti» sul Bilancio Ue 2021-2027 «ma è necessario fare molto lavoro sul Recovery Fund. Abbiamo bisogno di un ammontare complessivo più basso e di un migliore equilibrio tra sovvenzioni e prestiti». Così la premier finlandese Sanna Marin ha commentato la proposta presentata dal presidente del Consiglio europeo Michel. In mattinata Charles Michel aveva proposto di ignorare i mugugni dei Frugal Four e di mantenere intatta l’entità del Recovery Fund, a 750 miliardi di euro, confermando così la proporzione tra trasferimenti a fondo perduto e prestiti, rispettivamente 500 e 250 miliardi. Lo aveva spiegato lo stesso Michel presentando la proposta negoziale per raggiungere un accordo sul Recovery fund ed il bilancio Ue 2021-2027, al vertice del 17 e 18 luglio.