«È necessario fare molto lavoro: abbiamo bisogno di un ammontare complessivo più basso e di un migliore equilibrio tra grants e finanziamenti»
Si avvicina il Consiglio europeo di 48 ore (17 e 18 luglio) sul Recovery Fund e il tema torna nuovamente di scottante attualità. Anche perché i Paesi del Nord Europa non ci stanno ad accettare il Next Generation Eu, vale a dire il piano di salvataggio della Commissione europea, che ha riproposto essenzialmente il Recovery Fund elaborato dalla Francia e dalla Germania. Lo hanno dimostrato ieri, riuscendo a strappare la presidenza dell’Eurogruppo alla ministra dell’Economia spagnola Nadia Calviño a favore di un esponente nordico del rigore, l’irlandese Paschal Donohoe. lo ha ribadito ancora pochi minuti fa la Finlandia, commentando le parole pronunciate in mattinata dal belga Charles Michel, numero 1 del Consiglio europeo.
Sanna Marin
«La nuova proposta di Michel» contiene «alcuni passi giusti» sul Bilancio Ue 2021-2027 «ma è necessario fare molto lavoro sul Recovery Fund. Abbiamo bisogno di un ammontare complessivo più basso e di un migliore equilibrio tra sovvenzioni e prestiti». Così la premier finlandese Sanna Marin commenta la proposta presentata dal presidente del Consiglio europeo Michel, su Twitter.
Cosa aveva detto Charles Michel
In mattinata Charles Michel aveva proposto di ignorare i mugugni dei Frugal Four e di mantenere intatta l’entità del Recovery Fund, a 750 miliardi di euro, confermando così la proporzione tra trasferimenti a fondo perduto e prestiti, rispettivamente 500 e 250 miliardi. Lo aveva spiegato lo stesso Michel presentando la proposta negoziale per raggiungere un accordo sul Recovery fund ed il bilancio Ue 2021-2027, al vertice del 17 e 18 luglio.
L’avvertimento dell’FMI: debito al 101,5% del PIL mondiale
Intanto, è diretto anche l’Europa l’avvertimento lanciato dal Fondo Monetario Internazionale che ha sottolineato come la risposta «senza precedenti”», ottenuta stanziando 11mila miliardi di dollari a livello mondiale, «ha anche contribuito a far schizzare il debito pubblico globale al livello più alto della storia, sopra il 100% del pil mondiale, superando il picco del dopo Seconda Guerra Mondiale». Il debito è salito al 101,5% del PIL globale.