Castelli: «Per qualche anno si potrebbe fare. Sarebbe un bell’elastico per i consumi»
Se qualcuno ci avesse detto, soltanto qualche mese fa, che il governo (qualsiasi governo, s’intenda) stava lavorando al taglio dell’IVA saremmo scoppiati a ridere in modo plateale. La sfida, infatti, per ogni esecutivo che si è avvicendato a Palazzo Chigi negli ultimi dieci anni è stata reperire le risorse per evitare gli aumenti automatici dell’IVA legati alle clausole di salvaguardia europee. Figurarsi se si poteva anche solo ipotizzare dunque una diminuzione dell’odiata – tanto dai commercianti quanto dai consumatori – imposta sul valore aggiunto. Ma negli ultimi mesi la situazione si è rivoluzionata parecchio: non esiste più – ma solo al momento – un Patto di stabilità comunitario e gli esecutivi sono lasciati liberi, anzi, incentivati da Bruxelles, di porre in essere le misure più idonee al rilancio delle loro economie. Tant’è che la Germania ha iniziato proprio dal taglio dell’IVA mettendo in conto un indebitamento complessivo non indifferente. Ora se ne inizia a parlare anche in Italia.
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Taglio dell’IVA? Possibile per Castelli
Ad aprire uno spiraglio in tal senso, quest’oggi, la viceministra dell’Economia, Laura Castelli, intervenendo a Radio Anch’io: «Avevamo già lavorato in questa direzione di taglio dell’IVA per dare una spinta ai consumi – ha spiegato Castelli -, la Germania lo sta già facendo. Per qualche anno si può fare insieme a quella strategia già messa in campo dal presidente del consiglio a favore dei pagamenti elettronici». La viceministra di via XX Settembre non ha specificato di quanti punti sarebbe la riduzione (naturalmente temporanea, come del resto in Germania), ma ha sottolineato che si tratterebbe di «bell’elastico per i consumi». «È un ragionamento che facemmo allora e secondo me si può riprendere da lì, insieme a una riduzione dell’IRPEF e la fiscalità di vantaggio per le imprese».
Non con i soldi comunitari
C’è però un ostacolo sulla strada dell’esecutivo: il taglio dell’IVA potrà essere attuato ma non, quasi certamente, con i soldi dell’Unione europea. Quel Recovery Fund che, peraltro, come ha ammesso il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, questa mattina riferendo in Parlamento, è ancora in alto mare, con un buon numero di Paesi ostili che dovranno essere convinti della bontà dello strumento fatto anche di grants (il primo appuntamento, l’Eurovertice di venerdì, quasi certamente non sarà risolutivo).
Un chiaro messaggio circa l’impossibilità di sfruttare il Next Generation Eu per la spesa corrente, essendo vincolato a riforme concordate con la Commissione europea, è arrivato, l’ultima volta, solo sabato scorso, quando il commissario all’Economia Paolo Gentiloni intervenendo agli Stati generali ha ribadito che il «Recovery fund non sarà un tesoretto o possibilità di avviare una spesa facile» da parte del governo.
Il taglio dell’IVA in Germania
“Der Wumms”. Ovvero Big Bang. Il piano varato da Angela Merkel è stato soprannominato così dai giornali tedeschi e, vista la portata, pari a 130 miliardi di euro, l’enfasi non è certo fuori luogo. Il Paese, che deve vedersela con la caduta degli ordini all’industria ad aprile del 25,8% (il peggior calo dal gennaio 1991) e del 36,6% su base annua, proverà il rimbalzo con varie misure che vanno da importanti tagli al costo dell’energia elettrica a 50 miliardi per l’econonomia sostenibile, fino ai 25 miliardi di sostegno alle PMI, passando per un bonus di 300 euro per figlio. I costumi verranno incentivati intervenendo con un deciso taglio dell’IVA dal 19% al 16%. A differenza di quanto avviene poi nel nostro Paese, in Germania l’IVA sulla maggior parte dei prodotti alimentari è ridotta, al 7%: a seguito di questo intervento finirà al 5%. Un incentivo agli acquisti che durerà dal primo luglio al 31 dicembre 2020, con lo Stato pronto a metterci i 20 miliardi di mancati incassi. Ne avevamo parlato più approfonditamente qui.