«Con il suo dumping fiscale attrae migliaia di multinazionali e sottrae ad altri partner dell’Unione 9 miliardi di euro ogni anno di entrate fiscali»
In vista dell’appuntamento del 23 aprile prossimo, il giorno del Consiglio europeo tra i Ventisette capi di Stato e di Governo del Vecchio continente, Giuseppe Conte affila le armi e passa al contrattacco. Da un lato sembra ormai costretto ad accettare quel MES “senza condizioni” strappato all’Eurogruppo dal suo ministro all’Economia, Roberto Gualtieri, perché difficilmente Roma potrà ottenere altro dal vertice, dall’altro per evitare malumori all’interno del Movimento 5 Stelle, che potrebbe arrivare persino a lacerare la maggioranza laddove l’Italia dovesse ricorrere al Fondo salva Stati, prova a ricompattare le file della maggioranza attorno a un nemico comune: l’Olanda. È questo il contenuto dell’intervista che il premier ha rilasciato alla testata Sueddeutsche Zeitung nel numero in uscita domani, 20 aprile.
Conte attacca il dumping fiscale olandese
Il prossimo 23 aprile il principale avversario dell’Italia sarà il premier olandese Mark Rutte. Da qui la decisione del presidente del Consiglio di essere il primo ad attaccare, lasciando intendere che, passata l’epidemia, Roma potrebbe chiedere all’Europa di riorganizzare la politica fiscale. Una perdita di sovranità che molti sovranisti, a iniziare da quelli italiani, difficilmente accetterebbero ma che permetterebbe a Bruxelles di livellare quelle disparità nella tassazione che oggi consentono a diversi Stati, tra cui l’Olanda, di tenere una politica fiscale corsara e spregiudicata, ai limiti dell’illecito.
Il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte
Per Conte, infatti, la crescente sfiducia degli italiani nell’Unione europea «nasce dal fatto che ci sentiamo abbandonati proprio dai Paesi che traggono vantaggi da questa Unione». Quindi, il premier, dalle colonne di Sueddeutsche Zeitung, sferra un attacco di insolita durezza nei riguardi dell’Aia: «Prendiamo l’esempio dell’Olanda, che con il suo dumping fiscale attrae migliaia di multinazionali, che trasferiscono lì la propria sede, ed ottengono un flusso di entrate fiscali massicce, che vengono sottratte ad altri partner dell’Unione: 9 miliardi di euro ogni anno, come riporta un’analisi di Tax Justice Network».
MES senza condizioni? Il “no” diventa “nì”
Si fanno invece più morbide le posizioni di Conte sul MES: «Anche io sono fondamentalmente scettico sul Mes», dice ai giornalisti tedeschi, «Non abbiamo dimenticato che ai greci, nell’ultima crisi finanziaria, sono stati richiesti sacrifici inaccettabili perché ottenessero i crediti», ma poi aggiunge: «Vedremo se davvero la nuova linea di credito sarà senza condizioni», lasciando intendere che è pronto a rivedere la propria linea, come del resto aveva già scritto qualche giorno fa su Facebook.
Il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte
Siamo pronti a bloccare i lavori del Consiglio?
Al giornalista che gli chiede se l’Italia è disposta ad arrivare a usare il proprio potere di veto per fermare i lavori del Consiglio nel caso non ottenga ciò che chiede, Conte risponde: «Sono assolutamente determinato a non impegnarmi soltanto per il benessere del mio Paese, ma per quello di tutta Europa».
Italia sempre in prima linea quando c’è da aiutare
Poi il premier attacca i Paesi contrari agli Eurobond: «Adesso viene sostenuto che gli italiani vorrebbero soltanto che gli altri Stati pagassero i loro debiti. Questa illazione non è soltanto sbagliata, ma è sconcertante. La storia dimostra il contrario: ogni volta che si è trattato di aiutare a rimettere in piedi Paesi ridotti in rovine da eventi epocali, l’Italia è sempre stata in prima linea: per esempio dopo la Seconda guerra mondiale». «In quel caso – sottolinea il premier -non solo prestammo solidarietà, ma aiutammo a generare una visione del futuro: alla fine nacque il progetto europeo», aggiunge. «Anche adesso – conclude Conte – che ci troviamo tutti colpiti da un evento rispetto al quale nessuno può fare qualcosa, c’è bisogno di solidarietà gli uni con gli altri».
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L’Italia lasciata sola
Il presidente del Consiglio non ha mancato di ribadire la solitudine provata da Roma nella prima parte dell’emergenza sanitaria: «È indiscutibile: l’Italia è stata lasciata sola». «Anche Ursula von der Leyen si è scusata per questo a nome dell’Unione europea, nell’Europarlamento. Devo dire che ho molto apprezzato questo gesto», ha affermato il presidente del Consiglio.
La nuova telefonata con von der Leyen
E proprio con Ursula von der Leyen, numero 1 della Commissione europea, il presidente del Consiglio si è intrattenuto telefonicamente, da quanto si apprende, questo pomeriggio. La telefonata, riferisce Palazzo Chigi è stata “incentrata sulla risposta europea alle conseguenze sociali ed economiche dell’emergenza da Covid-19”.