Certi videogiochi richiedono la pazienza di un pittore, che passa e ripassa il pennello sulla tela per rimarcare un tratto, o correggere un’imperfezione segnalatagli dal proprio senso estetico. Transporter, titolo disponibile su Steam e sviluppato da Shattered Mirror Studio, piccolissima software house della Repubblica Ceca, è un videogioco da affrontare con calma. Come sempre facciamo di fronte a casi simili, è bene evidenziare che il prodotto in questione è frutto degli sforzi di un solo individuo. Chapeau.
Transporter, la recensione
In Transporter siamo al cospetto di un simulatore di trasporti moderni, con treni, camion e navi cargo che riempiranno una mappa all’inizio spoglia, ricoperta soltanto dal verde o dalla nuda roccia. Il gamer deve dunque crearsi il proprio mondo, disegnando i corsi d’acqua, ricoprendo il terreno con un fitto bosco, e posizionando i primi elementi della presenza umana.
Bisogna per esempio individuare i tragitti migliori da far compiere ai convogli e dunque stabilire da dove passerà la ferrovia. Non aspettatevi di poter ambire a una metropoli dove persone e macchine si muovono operose come formiche. In Transporter lo scenario, anche quando la logistica ruggisce, rimane rilassato, in buona parte deserto, con pochi mezzi che rompono il silenzio.
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Come gameplay, Transporter prende ispirazione dai city builder, anche se in questo caso è più l’aspetto rurale a prendere forma grazie al nostro intervento dall’alto. Non è un videogioco che tollera fretta o compiti svolti alla carlona: occorre impegno, dedizione alla precisione della logistica intesa come un ingranaggio diffuso composto da ponti, strade, incroci, linee ferrate che si infittiscono come radici sul territorio.
Per quanto lontano dal realismo, Transporter ha individuato un proprio stile grafico, pulito e colorato. Città e strade non trasmettono sensazioni di frenesia. L’atmosfera è invece zen, rilassante. Al netto dell’impegno richiesto nel costruire da zero una mappa in cui far correre le merci, in fin dei conti la lezione più bella di questo titolo è che una cosa bella ha bisogno di tempo e lentezza per prendere forma.