«Forse metà del nostro studio sta attualmente lavorando sotto la costante minaccia di morte». Evgeniy Kulik, technical producer di GSC Game World, ha riassunto così la quotidianità di parte del team che ha sviluppato Stalker 2: Heart of Chornobyl, l’open world distopico ambientato in un futuro alternativo in uscita oggi su Xbox (anche per abbonati al Game Pass) e PC. Dopo l’invasione russa nel 2022, questa software house ucraina ha cambiato i propri piani: alcuni membri si sono arruolati per difendere Kiev, altri hanno continuato a lavorare e una seconda sede dell’azienda si è stabilita a Praga, dove il lavoro su un videogioco imponente è proseguito tra difficoltà e apprensioni.
Non è una recensione come le altre, perché si confronta con un prodotto che ha dovuto confrontarsi con la tragedia della guerra. Non è la prima software house ucraina che compare sul magazine con una IP sviluppata in un contesto bellico. Quella di GSC Game World rappresenta d’altra parte una delle opere più attese e imponenti degli ultimi anni, suo malgrado trascinata in uno scenario inaspettato dai piani criminali di Putin.
Stalker 2: Heart of Chornobyl, la recensione
Nonostante il numero, 2, quest’ultimo capitolo di Stalker rappresenta il quarto episodio dell’IP. Annunciato nel 2010, c’è stato bisogno di quasi 15 anni per ultimare il prodotto. L’esperienza più autentica, che vi suggeriamo, è quella di mantenere il doppiaggio in ucraino con sottotitoli in italiano.
Prima di addentrarci nella Zona è importante sottolineare che chi è intenzionato ad acquisire il prodotto su PC è bene dia prima un’occhiata ai requisiti minimi di sistema su processore (AMD Ryzen 5 1600X / Intel Core i7-7700K), memoria (16GB Dual Channel), spazio su disco (SSD 160GB) e schede grafiche (Nvidia GeForce GTX 1060 6GB, AMD Radeon RX 580 8GB, Intel Arc A750). Ora non ci resta che farci coraggio e dare il via alla lotta per la sopravvivenza.
L’avvio di Stalker 2: Heart of Chornobyl è in un certo senso lento, del tutto in linea con il clima avvelenato e desolante della Zona. Al centro di numerose trasposizioni cinematografiche e multimediali, la centrale nucleare di Černobyl ha influenzato l’immaginario di milioni di persone per generazioni, in Europa e non solo. A distanza di quasi 40 anni da quel disastro in Unione Sovietica i fatti ispirano ancora narrazioni distopiche.
La casa di sviluppo di Stalker 2: Heart of Chornobyl ha già abituato i gamer a un mondo popolato da minacce e creature che hanno subìto orripilanti mutazioni a seguito delle radiazioni sfuggite dal disastro nucleare. La sensazione non appena si prende il controllo del proprio avatar, Skif, è davvero spaesante: superata una piccola barriera si atterra in mezzo all’erba, con un pugnale, una pistola e pochissime munizioni.
I primi secondi ci fanno sentire inermi di fronte alla vastità degli spazi bui che ci circondano, contribuendo a generare un senso di ansia immediato. Gli appassionati di FPS in versione open world hanno a disposizione una delle mappe più vaste in circolazione: oltre 60 chilometri quadrati che si stendono a perdita d’occhio, interrotti soltanto da case distrutte, resti di un’umanità dannata e minacce a non finire.
Le modalità di difficoltà impostabili sono tre, a cominciare da quella più abbordabile che tuttavia non vuole comunque rendere le cose troppo semplici ai gamer. L’AI dei nemici e soprattutto il loro fiuto sono abbastanza fini per stanare il gamer non appena si affaccia da un muretto rimasto in piedi per miracolo. L’aspetto che colpisce anzitutto di Stalker 2: Heart of Chornobyl è uno scenario incredibilmente vero e autentico.
Come anticipato sulla stampa di settore, i level designer e i creativi hanno disegnato a mano questo mondo. Diversi membri del team hanno conosciuto i luoghi attorno a Černobyl e non deve certo essere stato complesso trasferire quella desolazione. Indugiare all’interno di case abbandonate e magazzini non è vitale soprattutto per trovare kit medici, risorse e cibo, ma permette di soffermarsi sui dettagli di ogni stanza.
Dotati di una mappa avremo sempre sotto controllo la nostra posizione all’interno della Zona. Come open world Stalker 2: Heart of Chornobyl propone scenari davvero sfidanti, con una natura – o quel che ne è rimasto – che rare volte riesce a fornirci riparo o nascondiglio. Camminare in questo ambiente risveglia l’attenzione non soltanto di altri stalker e nemici, ma anche di animali e mostri. Fin da subito avrete a che fare con nemici frutto di mutazioni radioattive. Il paranormale è un elemento a cui abituarsi.
I nemici non sempre sono visibili, a volte energumeni compaiono e scompaiono in pochi secondi dopo averci indebolito. Per sopravvivere occorre ovviamente curarsi di frequente e, non appena il combattimento è finito, perquisire corpi e luoghi alla ricerca di qualcosa per arricchire l’inventario. Quest’ultimo è per giunta molto chiaro, a blocchi, e permette di avere sott’occhio tutto quel che si ha nello zaino.
A livello di combat system la nostra esperienza con le prime ore in Stalker 2: Heart of Chornobyl è soddisfacente. La consapevolezza di essere all’interno di un territorio particolarmente ostile abitua alla svelta a non sprecare proiettili: bisogna dosare il dito sul grilletto proprio per non sparare a vuoto. Le armi sono varie e bisogna guadagnarsele sul campo.
Realizzato in Unreal Engine 5, il titolo non nasconde alcune sbavature e bug che abbiamo riscontrato nel corso del gioco. Tutto comunque risolvibile ci immaginiamo con le prime patch. Le fasi di dialogo consentono di conoscere a fondo la storia in cui siamo immersi, che racconta di fazioni, di missioni rischiose dalle preziose ricompense. Come in ogni open world che si rispetti, il senso di libertà che si ha di fronte è massimo: basta un incontro e una chiacchierata con un NPC per scovare una nuova missione e mettere in stand by la storia principale per deviare dal percorso.
Non ci hanno convinto del tutto le espressioni facciali: i dialoghi sono ben scritti, ma le movenze dei personaggi non altrettanto credibili. Ottima invece la scelta di rendere parlante il personaggio giocabile: Skif parla, eccome, e nel fargli compiere determinate scelte orienteremo la trama in maniera sensibile.
Stalker 2: Heart of Chornobyl è un prodotto per un autunno-inverno a cui votarsi con dedizione totale, non certo un videogioco che si completa in 10 ore. Data la fatica e le circostanze eccezionali di cui è frutto, il titolo è anche un messaggio concreto di quanto la resistenza si giochi anche sul terreno della creatività. Non sorprende affatto, del resto, che la Russia di Putin abbia già annunciato che il prodotto rischia il ban totale dal proprio territorio.