Paper Trail è davvero un giochino che resta nel cuore. Nella sua semplicità, riesce a prendere per mano il giocatore e a condurlo in un mondo sottile come la carta, dal gameplay poco più spesso, eppure con gran sorpresa per chi scrive tutto si tiene e le ore in compagnia di questo puzzle game britannico scorrono davvero piacevolmente.
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Paper Trail, lo spessore della carta
Stilisticamente, il titolo di Newfangled, giovanissima realtà britannica di Henry e Frederick Hoffman in cui lavora anche la compositrice canadese Claudie Mackula è davvero ispirato. A livello di gameplay, tutto poggia sul fatto che il mondo della nostra eroina, la determinata Paige (ehr) è di carta.
Per questo ogni quadro andrà piegato e ripiegato su se stesso come un origami al fine di risolvere i numerosi enigmi che ci separano dai titoli di coda. Tutti semplici ma comunque divertenti e riusciti, proprio grazie alla trovata di manipolare attivamente il level design predisposto dagli sviluppatori.
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Certo, Paper Trail darebbe il meglio di sé giocato con un touch screen, divertendosi quindi a spiegazzare i fogli virtuali a suon di ditate. E in effetti in più occasioni abbiamo avuto la sensazione di giocare a un titolo per Nintendo DS o 3DS arrivato fuori tempo massimo.
Si ride di gusto di fronte alle trovate sciocche e assurde di Paper Trail. Basti pensare che potremo liberare un uomo rimasto intrappolato in una grotta semplicemente facendolo scivolare oltre il bordo della pagina. Non sempre si intuisce ciò che bisogna fare e talvolta si procede per tentativi, tastando qua e là particolari dello scenario mobili che possano contribuire alla nostra causa. Ma a parte questi frangenti, che avrebbero meritato da parte di Newfangled Games una cura maggiore per il modo in cui vengono proposti gli enigmi, la produzione britannica è senz’altro tra i puzzle game più divertenti dell’ultimo periodo. Da giocare sotto l’ombrellone, tra un tuffo e una granita.
