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L’ultima a morire aveva tredici anni, un volo dal settimo piano. Era una bambina, minutissima, hanno scritto che pesava poco più di trenta chili, uno scricciolo che puoi schiacciare con una mano. Il fidanzato è in stato di fermo, la giustizia è al lavoro. E vogliamo tanto che la verità, quando sarà definitivamente accertata, sia diversa dalla verità che temiamo. Anche l’età delle vittime di violenza sessuale si abbassa, come l’età di chi le viola. 

Dice il report sui giovani e la violenza di genere da poco realizzato dal Servizio analisi criminale della Polizia che cresce il numero delle vittime minorenni – erano il 24% nel 2020, sono state il 27% nel 2023 – e che le violenze di gruppo sulle bambine sotto i 13 anni sono balzate negli ultimi cinque anni dal 4 al 10%. A commettere i reati sono spesso giovani o, anche loro, giovanissimi: impressiona che la fascia d’età tra i 14 e i 17 anni arrivi a superare il 25%. La violenza di genere non può essere liquidata come uno strascico del passato, comunica la Polizia nel rapporto, e perciò occorre lavorare molto sulle nuove generazioni, in sintesi prendersene cura.

Violenza di genere tra i 14 e i 19 anni: i dati 

Ci è piaciuto tanto immaginarli oramai emancipati – i giovani e i giovanissimi -, ci è piaciuto crederli costruttori di amori paritari e responsabili, proiettati in futuri liberati dal sessismo e dai modelli di potere dei vecchi padri padroni. E invece. Certo, molti, moltissimi lo sono per davvero, ma stanno prendendo forma trend che indicano per il futuro differenti traiettorie possibili. Nella Survey Teen 2024 della Fondazione Libellula, che ha coinvolto 1600 ragazze e ragazzi dai 14 ai 19 anni, emerge che un terzo non ritiene che controllare e limitare la libertà del partner sia una forma di abuso. Un giovane su cinque non è in grado di riconoscere gli abusi nelle relazioni, come toccare una persona o baciarla quando non vuole; la grande maggioranza non valuta in maniera seria l’importanza del consenso, né tiene nella dovuta considerazione la tossicità del controllo. Sfuma in maniera preoccupante il confine tra espressioni d’amore ed espressioni di violenza, e la gelosia diventa persino misura del sentimento: il 32% delle ragazze pensa che la gelosia sia il segnale che il o la partner ci tiene, il 56% dei ragazzi che sia un’espressione naturale dell’amore. Di più: un terzo del campione non riconosce come violenza al o alla partner dire quali vestiti possa indossare e quali no o chiedere di geolocalizzarsi quando si è fuori e voler sapere sempre con chi è. Il 40% non considera una forma di violenza mandare insistentemente messaggi a chi piace, dimostrando di ignorare completamente l’esperienza soggettiva di chi riceve i messaggi. 

Ma il punto della ricerca ancora più impressionante è questo: è successo di aver ricevuto strattoni da parte del o della partner a 1 adolescente su 5, di aver ricevuto pugni, schiaffi o colpi da parte del o della partner a più di 1 adolescente su 10, è successo di vedersi lanciare addosso oggetti a quasi 1 adolescente su 10.  La violenza di genere balza, dunque, in pieno dentro le prime esperienze sentimentali: il dossier parla di teen dating violence, per definire violenze subite proprio in quelle relazioni che si presentano come primi amori. 

Urgono adulti autentici, autorevoli e responsabili

Commentando il fatto della ragazzina di 12 anni andata a scuola con il coltello, uno dei più bravi psicologi dell’adolescenza, Matteo Lancini, ha appena scritto su La Stampa che urgono adulti autentici, autorevoli e responsabili. Ma le famiglie sembrano non esistere più, a scuola non si sa cosa fare. E allora dobbiamo chiederci: perché mai fa paura, nelle scuole, un’educazione che si chiama sessuale, considerato che a nove anni i bambini si scambiano foto pornografiche attraverso il loro cellulare? E cosa si teme, nelle case, a parlare ai figli e alle figlie dell’amore vissuto con attenzione, con cura, del piacere di lui e di lei, delle emozioni, dei corpi, dei corpi che sono sempre legati a un nome? Cosa temono le madri e soprattutto i padri a dire chiaro ai figli maschi, e anche alle femmine ovviamente, che esiste un limite, un confine che mette da una parte l’amore e il sesso e dall’altra la violenza e che il limite è quanto di più lontano ci sia dai divieti e dalla repressioni, e anzi è bello perché è la sponda che segna un al di qua dove ogni desiderio è legittimo, dove i giochi, le parole, le libertà sono tutte possibili e che la linea del consenso aiuta a costruire relazioni nutrite dalla fiducia reciproca, dall’attenzione, dal rispetto? Aspettando il 25 novembre, la giornata mondiale per l’eliminazione della violenza contro le donne durante la quale sentiremo profluvi di proclami e dichiarazioni pubbliche dalle ottime intenzioni, ripetiamocelo tante volte: urgono adulti autentici, autorevoli e responsabili. 

Qui è possibile scaricare la survey Survey Teen 2024 in versione completa.

violenza genere survey
Photo credit: Fondazione Libellula (Facebook); per l’immagine in alto: Ron Lach – Pexels