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In una New York che sta mettendo la pelle della metropoli, attraverso la sua arteria già più iconica, la Fifth avenue, il 16 maggio 1911 il lungo corteo delle suffragette sfila salutato da migliaia di persone stipate sui lati. Nel New York Suffrage Day le attiviste, vestite perlopiù di bianco, invocano il diritto di voto per le donne, come hanno già fatto prima di loro le suffragiste neozelandesi, le norvegesi, le svedesi, le rivoluzionarie russe. Alzano cartelli, gridano slogan:  “Un voto per il suffragio è un voto per la giustizia!”, “Ti fidi di noi con i bambini, fidati di noi con il voto!”. Sono agguerrite, determinate, pronte a tutto in nome della causa per la quale negli anni prima si sono incatenate davanti alle sedi governative, hanno fatto lo sciopero della fame, fatto irruzione ai seggi per esprimere un voto di fatto proibito: qualcuna è stata licenziata per il suo attivismo, a qualcuna sono stati tolti i figli, qualcuna è finita in galera. 

Gli uomini sfilano per il voto delle donne

In mezzo alle suffragiste sfilano anche, per la prima volta, una novantina di uomini, sotto le insegne della Mens League for Woman Suffrage, rete di maschi che era nata un paio di anni prima per sostenere il suffragio universale invocato dalle loro mogli, dalle figlie, dalle sorelle. Quel giorno di maggio, in una New York che per assistere a quella spettacolare parata ha tirato giù le serrande, quegli uomini che si sono fatti formidabili alleati delle donne e che non hanno paura a presentarsi come suffragette non più in sottoveste, ma con i pantaloni vengono derisi dalla folla, che li trova demaschilizzati e consegnati  a una causa debole: Alzate la gonna, ragazze!, gridano dai marciapiedi uomini e donne che non si capacitano di quel bizzarro spettacolo.

Tra gli iscritti della Mens League for Woman Suffrage ci sono, in realtà, uomini di spicco del mondo accademico, finanziario, culturale, a cominciare dal giornalista Oswald Garrison Villard, figlio dell’attivista Fanny Garrison Villard: era stato lui, nel 1909, il primo mattone di una rete di professionisti che avrebbero messo a terra uno spiccato potere di influenza a favore del suffragio universale e di una maggiore parità di diritti tra uomini e donne. 

Mens League for Woman Suffrage
Men’s League for Woman Suffrage in New York, 1915 – Da Wikipedia

Erano gli uomini a votare, gli uomini a scrivere le leggi, era nel cerchio degli uomini che si tessevano le trame del potere, per cui sarebbero stati loro a concedere o meno alle donne il diritto di votare. Dunque, sugli uomini potenti puntò gli occhi l’associazione. Del resto, la dichiarazione-manifesto di James Lees Laidlaw, banchiere di primissimo piano, marito della suffragista Harriet Bunton Laidlaw, che sarebbe poi stato eletto presidente della Mens League for Woman Suffrage, era chiarissima: i maschi dovevano scendere in campo per accattivarsi il sostegno di uomini potenti ma completamenti distratti, uomini che, diceva “non sono pronti a prendere in considerazione l’argomento finché non vedono che c’è un problema, che non si fanno avanti su un tema se non c’è già un numero considerevole di uomini pronti a schierarsi a favore”.

Max Eastman – scrittore, poeta, critico letterario e attivista – si unì presto a Villard, formando una prima lista segreta di 12 iscritti con la quale si sarebbe presentato per convincerne molti altri a farsi reclutare. Al raggiungimento di 100, nel 1910, la lega divenne pubblica e venne ufficialmente presentata; nel 2013 contava già su 20.000 iscritti in tutto il Paese e nel 1916 divenne nazionale. 

Nasce la Men’s League for Woman Suffrage

Gli iscritti organizzavano raccolte fondi e incontri nei circoli culturali e nei luoghi istituzionali delle città, scrivevano editoriali impegnati e tenevano discorsi pubblici – vedi quelli del giornalista George Creel e dell’avvocato Dudley Field Malone -, facevano attività di lobby presso i funzionari politici, ai quali le donne avevano difficile accesso.   

Le donne americane – esattamente 26milioni di donne – ottennero il diritto di voto il 18 agosto 1920, grazie all’approvazione storica del 19° emendamento, una rivoluzione che impiegò ancora qualche anno per affermarsi capillarmente e rendere il diritto di voto attuabile fattivamente per ogni singola donna. 

Le donne hanno lavorato alla rivoluzione del suffragio universale davvero a lungo e con sacrifici personali enormi e la vittoria è certamente tutta loro, ma quegli uomini che entrarono in campo per dare più forza alla loro voce ne sono stati validi alleati, tracciando la strada tutta nuova della condivisione. “Il suffragio universale lo hanno conquistato le donne”, disse subito dopo James Lees Laidlaw, che per tutto il suo lungo matrimonio condivise le battaglie femministe della moglie. “Non lo hanno conquistato con un atto eroico, ma con un impegno duro e costante e una buona organizzazione. Anche noi uomini”, aggiunse, “abbiamo imparato qualcosa, noi che eravamo alleati del grande movimento del voto alle donne. Abbiamo imparato a essere alleati!”.