Il carattere della Puglia lo si può riassumere nei suoi ulivi, simboli di forza e rigenerazione, come se il tempo rilasciasse un’energia lenta e paziente in grado di far succedere le cose necessarie. E l’innovazione, specialmente in Italia, prevede tempi di gestazione non sempre fulminei. Ma in questa Regione, se pensiamo ai trend dell’imprenditorialità femminile e alle startup fondate e guidate da donne, si sta scalando la marcia mettendo a sistema tutti i fattori più importanti, posizionando la Puglia tra le regioni più virtuose d’Italia. Una progressione che si traduce in numeri. La Puglia, infatti, conta un alto tasso di femminilizzazione a livello imprenditoriale: su 380.488 aziende registrate nel 2023, quelle femminili (88.139) hanno superato il 23% del totale, con 319 imprese in più rispetto al 2021, e più alto della media nazionale del 22,21%. Rispetto al 2019, prima della pandemia, nel 2022 in Puglia le imprese femminili hanno segnato un aumento del 45,6%. Un dato che include sia le libere professioniste che le imprese (fonte: Camera di Commercio di Bari). E su 1 milione e 325mila imprese femminili registrate in tutto il Paese nel 2023, secondo gli ultimi dati dell’Osservatorio per l’imprenditorialità femminile di Unioncamere, la Puglia ne rappresenta circa il 6,6%.
A fare da traino nell’imprenditoria femminile pugliese sono i settori dell’agricoltura, della silvicoltura e della pesca, che contano 23.155 imprese, e quello del commercio all’ingrosso e al dettaglio, che alla fine del quarto trimestre del 2023 registrava 22.585 imprese guidate da donne. La maggioranza delle aziende si concentra nella provincia di Bari, che ne conta 30.908, a seguire Foggia con 18.383, Lecce con 17.174, Taranto con 12.777 e Brindisi con 8.897 imprese.
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Startup innovative a guida femminile in Puglia
A livello nazionale, le startup innovative con una prevalenza femminile nel quarto trimestre del 2023 (ovvero quelle le cui quote di possesso e le cariche amministrative sono detenute in maggioranza da donne) sono state 1.883, il 14% del totale.
Di queste, quelle in cui almeno una donna è presente nella compagine sociale sono 6.023, il 45% del totale, in aumento dello 0,5%. Un valore percentuale in crescita che conferma un trend positivo anche a livello regionale. Per quanto riguarda la Puglia, infatti, al quarto trimestre del 2023 le startup innovative registrate sono state 570, pari al 4,26% del totale nazionale. Dai dati che emergono dal Registro delle imprese, la Puglia è la nona regione d’Italia per numero di startup innovative. Di queste, 82 sono condotte da donne, pari al 14,38% di tutte le startup innovative della Puglia (fonte: Elaborazioni InfoCamere su Dati Registro Imprese). Nello specifico, sono così suddivise:
- 35 nella provincia di Bari;
- 7 nella provincia di Brindisi;
- 25 nella provincia di Lecce;
- 8 nella provincia di Taranto;
- 7 nella provincia di Foggia.
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Come si contrasta il gender gap in Puglia
Quando parliamo di donne, imprese e startup, in Puglia si ragiona in un’ottica globale che include anche la sensibilità e l’attenzione ai temi di genere. La Regione, negli ultimi anni, ha rafforzato la sua sensibilità rispetto alle politiche per la parità di genere anche con un documento chiamato “Agenda di Genere” e affinando strumenti di valutazione, accountability e monitoraggio talvolta inediti nel panorama nazionale e dal carattere sperimentale, con l’obiettivo di giungere all’elaborazione di un vero e proprio Gender Equality Plan. Tuttavia, nonostante l’attenzione dedicata al tema dall’istituzione regionale, questo territorio è tuttora caratterizzato da livelli di divario di genere significativi, ma anche da una disuguaglianza territoriale che inevitabilmente acuisce ancora di più il gap tra uomini e donne. Da quanto emerge dal report “Bilancio di genere” della Regione Puglia, è cresciuta la partecipazione al mercato del lavoro delle donne, ma si evidenziano ancora notevoli gap di genere rispetto ai tassi occupazionali, oltre che disparità contrattuali, salariali e pensionistiche. Inoltre, si registra un calo nella partecipazione civica e politica delle donne, e anche della loro rappresentanza politica a livello locale nei consigli e nelle giunte comunali è piuttosto debole. Anche da un punto di vista di istruzione, le ragazze sono sovra-rappresentate nelle discipline umanistiche ed educative e sottorappresentate negli ambiti STEM (nel 2022 in Puglia le laureate in discipline STEM erano 1.376 donne contro 2.261 uomini). Una delle sfide principali è legata all’adozione di un nuovo approccio culturale rispetto a quello che ha spesso portato a declinare la parità di genere in interventi rivolti a beneficio delle donne come categoria vulnerabile da accompagnare nel processo di emancipazione. L’approccio mainstreaming, invece, è volto ad applicare il principio della parità di genere in modo trasversale rispetto agli ambiti e alle fasi del ciclo delle policy.
La valutazione di impatto di genere
La Regione Puglia ha elaborato la Valutazione di Impatto di Genere come strumento per dare evidenza dell’integrazione di genere nelle politiche e nelle prassi amministrative. Si tratta di un processo embrionale che getta le basi di una metodologia valutativa da perfezionare nel tempo. Questa prima sperimentazione apre lo sguardo sulla prospettiva mainstreaming di genere e porta il decisore pubblico regionale a formulare delle domande auto-valutative sui possibili impatti che la sua scelta di policy potrebbe comportare sugli uomini e sulle donne pugliesi. Partendo dal presupposto che ogni politica/azione dovrebbe includere misure per la riduzione delle disuguaglianze di genere, la procedura VIG ha richiesto ai decisori politici e ai responsabili amministrativi di considerare, nel momento della pianificazione e della predisposizione di un atto, i principali gap di genere, e di individuare le misure più idonee a ridurli. Tra gli ambiti più rilevanti, nel contesto della disparità di genere, ci sono: il lavoro, il reddito, le competenze, il tempo, la rappresentanza e la salute.
Secondo il Gender Equality Index, ad allontanare l’Italia dalle prime posizioni nella classifica sul conseguimento della parità di genere nei vari domini della vita individuale e collettiva, pubblica e privata, sono soprattutto i persistenti squilibri che si registrano nel mondo del lavoro. Le donne, infatti, vivono una condizione di segregazione orizzontale e verticale che può essere scardinata attraverso un ripensamento dei tempi e degli spazi di vita-lavoro e una trasformazione culturale della società che investa, nella prospettiva di genere, tutta la filiera istruzione-formazione e lavoro. Benché nessun Paese abbia ancora, di fatto, raggiunto la parità di genere nel mondo del lavoro, l’Unione europea è intervenuta sul tema con specifiche risoluzioni, con le quali ha inteso incoraggiare gli Stati membri ad agire per la diffusione della cultura femminile della leadership, la garanzia di un eguale accesso alle conoscenze e competenze fra ragazzi e ragazze, uomini e donne, l’impiego delle misure di welfare aziendale. L’Italia, in ultimo con le recenti linee guida sulla parità di genere nell’organizzazione e gestione del rapporto di lavoro con le pubbliche amministrazioni della Presidenza del Consiglio dei Ministri, ha fatto del settore pubblico il terreno fertile su cui coltivare strumenti sperimentali per la parità di genere tra i dipendenti e le dipendenti pubblici. Anche la Puglia fa la sua parte.
Le iniziative di Regione Puglia per la rappresentanza femminile
Le iniziative principali approvate dalla Giunta regionale si riassumono all’interno di un Piano che si propone di favorire tra le risorse umane che compongono l’amministrazione pubblica regionale la parità di genere, la cultura della non discriminazione e il benessere organizzativo. Quattro sono le aree tematiche su cui la Regione sta lavorando:
• Conciliazione tempi lavoro-famiglia;
• Promozione e sensibilizzazione della cultura di genere;
• Formazione e riqualificazione professionale;
• Organizzazione e lavoro.
La Regione Puglia ha attinto anche da fonti di finanziamento esogene al fine di rafforzare le misure per la conciliazione vita-lavoro. Inoltre, c’è il potenziamento dell’offerta dei servizi di istruzione: dagli asili nido alle Università e sono state promosse iniziative di formazione in materia di cultura della parità di genere e della non discriminazione destinate ai dirigenti e ai dipendenti del comparto.
In tema di gender gap, nello specifico, la Regione sta lavorando anche:
- In campo medico-sanitario;
- Con la sottoscrizione del protocollo di intesa tra la RAI e la Regione Puglia “No Women No Panel – Senza Donne Non Se Ne Parla”, per una rappresentazione paritaria ed equilibrata tra i generi nelle attività di comunicazione;
- Nella co-progettazione di reti formali e informali su base territoriale in collaborazione con l’ANCI Puglia. In questa direzione, la Regione ha promosso l’iniziativa GenereinComune, che ha coinvolto 60 comuni pilota pugliesi dotati già di propri organi e uffici di parità come le Commissioni Consiliari, la Consigliera di parità, la Consulta femminile, il C.U.G., l’Ufficio Garante di parità, la Commissione cittadina pari opportunità. Agli enti locali sono state destinate le risorse del bilancio autonomo per la realizzazione di progetti sperimentali di formazione e aggiornamento professionale in materia di parità di genere;
- Strategia regionale di specializzazione intelligente, per individuare obiettivi, priorità, azioni al fine di massimizzare gli effetti degli investimenti in ricerca e innovazione, puntando a concentrare le risorse sugli ambiti di specializzazione caratteristici di ogni territorio tra mondo delle imprese, della ricerca, della pubblica amministrazione e dei cittadini, con l’obiettivo di sviluppare strategie d’innovazione regionali che valorizzano gli ambiti produttivi di eccellenza in un quadro economico globale;
- mareAsinistra, che traccia la sinergia tra le misure messe in atto a livello regionale e quelle presenti nell’Agenda di Genere per l’attrazione e la valorizzazione dei talenti in Puglia.