Sono davvero giovani le scienziate che intendono affrontare le grandi sfide del mondo: dalla cura della malaria, ad approcci innovativi nella lotta contro i tumori, fino a nuove soluzioni a sfide di salute pubblica come obesità, diabete ed epilessia. Questi alcuni dei campi di ricerca nei quali operano le cinque laureate vincitrici del Premio Internazionale L’Oréal-UNESCO “For Women in Science” 2024 di Fondazione L’Oréal e l’UNESCO che da 26 anni promuove la parità di genere nella scienza. Cinque le vincitrici di questa edizione, una per le altrettante macro regioni del mondo. Scopriamo chi sono e per quale motivazione hanno ricevuto questo prestigioso riconoscimento.
Le premiate di For Women in Science
In attesa della XXII edizione italiana di For Women in Science, che premierà sei ricercatrici del nostro Paese, il 17 giugno a Milano in una giornata dedicata tutta alla ricerca al femminile (qui per registrarsi), era doveroso scoprire e tributare le vincitrici internazionali.
Ad essere premiata nell’area “Africa e Stati Arabi” è stata la prof.ssa Rose Leke. L’ex Direttrice del Dipartimento di Malattie Infettive e Immunologia presso la Facoltà di Medicina e Scienze Biomedicali ed ex Direttrice del Centro di Biotecnologia dell’Università di Yaoundé 1 (Camerun), si è aggiudicata il premio, per “lo straordinario lavoro di ricerca e l’attività pionieristica nel far progredire i risultati sulla malaria placentare, supportare l’eradicazione della poliomielite e migliorare l’immunizzazione in Africa, oltre che per l’impegno volto a migliorare la carriera delle giovani scienziate”.
Nella macroregione “America Latina e Caraibi”, la vincitrice è stata Alicia Kowaltowski, Professoressa di Biochimica presso l’Università di San Paolo (Brasile). Ha ottenuto il riconoscimento, “per il suo prezioso contributo alla biologia dei mitocondri, i quali agendo come batterie, sono la principale fonte di energia della cellula”. Il suo lavoro è stato fondamentale per comprendere le implicazioni del metabolismo energetico nelle malattie croniche, incluso l’obesità e il diabete, e nell’invecchiamento”.
Nel “Nord America” a distinguersi è l’attività di ricerca di Nada Jabado, Professoressa presso i Dipartimenti di Pediatria e Genetica Umana, cattedra di ricerca “Canada Research Chair Tier 1” in Pediatria Oncologica presso la McGill University (Canada). Il suo lavoro è stato apprezzato dalla giuria, per aver rivoluzionato la comprensione delle patologie genetiche responsabili dei tumori cerebrali pediatrici aggressivi. La sua determinante scoperta delle prime mutazioni istoniche nelle patologie umane, denominate oncoistoni, ha cambiato radicalmente il mondo della ricerca sul cancro”.
E ancora è Nieng Yan, Professoressa universitaria presso la School of Life Sciences dell’Tsinghua University (tra le sue cariche), a salire in vetta al podio per l’area “Asia Pacifico”. Ci è riuscita “per aver scoperto la struttura atomica di molteplici proteine di membrana che mediano il passaggio di ioni e glucosio all’interno della membrana cellulare, individuando i principi che governano il trasporto di membrana. La sua straordinaria ricerca ha fatto luce su diverse patologie, quali epilessia e aritmia, e ha guidato il trattamento della sindrome dolorosa”.
Infine, nel Vecchio Continente, nella macroregione “Europa” a vincere è stata Geneviève Almouzni. La Direttrice della Ricerca presso il Centro Nazionale di Ricerca Scientifica (CNRS) dell’Istituto Curie, Membro dell’Accademia delle scienze (Francia), è stata premiata per “per il suo contributo determinante alla comprensione dell’impacchettamento del DNA per mezzo di proteine all’interno del nucleo cellulare. Il suo lavoro pionieristico in epigenetica ha ampliato le conoscenze relative a come l’identità cellulare venga determinata durante il normale sviluppo e venga compromessa dal tumore.
«Un futuro sostenibile per l’umanità dipende dall’effettiva parità tra uomini e donne. Una parità che sfortunatamente oggi non riscontriamo ancora in ambito scientifico, nonostante il mondo si trovi ad affrontare sfide senza precedenti. Da 26 anni il programma L’Oréal-UNESCO ‘For Women in Science’ si assicura che questo tema rimanga al centro del dibattito. Nello specifico abbiamo cercato di innalzare il profilo della ricerca condotta molte scienziate eccezionali, ispirando la prossima generazione di ricercatrici», ha dichiarato Alexandra Palt, Direttore Esecutivo della Fondazione L’Oréal.
Mentre Lidia Brito, Assistente Direttore Generale per il settore delle Scienze Naturali dell’UNESCO, ha sottolineato che “l’’empowerment delle donne nella scienza è una questione di parità e pragmatismo. Le donne rappresentano metà della popolazione e servirà l’intelligenza dell’intera umanità per superare le terribili sfide che ci troviamo ad affrontare, sia che si tratti di degrado ambientale, clima e distruzione della biodiversità, divario digitale o povertà persistente”.
Una fucina di premi Nobel
Dal 1901 sono state 25 le donne che hanno ricevuto il premio Nobel, per 15 delle quali (60%) assegnato successivamente all’istituzione del programma L’Oréal-UNESCO ‘For Women in Science’ nel 1998. Sei di queste 15 donne hanno vinto il Premio Internazionale L’Oréal-UNESCO “For Women” prima di ricevere il Premio Nobel. Tra loro Emmanuelle Charpentier e Jennifer Doudna, vincitrici del Nobel per la Chimica nel 2020, per aver scoperto uno degli strumenti più affilati della tecnologia genetica: le forbici genetiche CRISPR/Cas9, con le quali i ricercatori possono cambiare il Dna di animali, piante e microrganismi con estrema precisione.
Oggi Il Premio Internazionale “For Women in Science” e i programmi “Young Talents”, raggiungono oggi oltre 140 paesi, mettendo in luce le scienziate e contribuendo a rompere il soffitto di vetro del settore scientifico.
Il futuro della scienza in Italia è donna. Scopri le vincitrici della XXII edizione italiana di For Women in Science il 17 giugno a Milano in una giornata dedicata tutta alla ricerca al femminile, con tanti ospiti prestigiosi. Clicca qui per registrarti.