La Commissione europea ha reso noto i nomi delle vincitrici del premio EU Prize for Women Innovators 2019, finanziato nel quadro del programma Horizon 2020, e destinato alle donne che si sono distinte in ricerca e innovazione. Per le Under 35 si aggiudicata il premio di 50mila euro l’Italiana Michela Puddu
La Commissione europea ha reso noto i nomi delle vincitrici del premio EU Prize for Women Innovators 2019, finanziato nel quadro del programma Horizon 2020, e destinato a ricompensare le donne che si sono distinte nella ricerca e nell’innovazione europea.
Per le Under 35 si aggiudicata il premio di 50mila euro l’Italiana Michela Puddu, co-fondatrice e amministratore delegato di Haelixa, spin-off del Politecnico di Zurigo (Eth), specializzata nell’uso di soluzioni di tracciabilità basate sul DNA per assicurare procedure industriali trasparenti e rispettose dell’etica, in modo particolare nell’ambito dei prodotti ecosotenibili e del cotone bio.
“Un grande riconoscimento e una soddisfazione personale, come donna e imprenditrice, che premia tanto lavoro e impegno”. Per Michela Puddu essere tra le prime innovatrici europee è un traguardo cruciale e importante: “Le donne imprenditrici sono tante, ma non sempre sono in prima linea sul mercato e sui giornali”, dichiara entusiasta all’Ansa.
Laureata con lode all’Università di Tor Vergata a Roma e con un PHD in ingegneria chimica all’Università di Zurigo, Michela Puddu ha messo a punto un sistema di etichette antifrode fatte di Dna, per svelare, ad esempio, l’origine dell’olio d’oliva, e smascherare le frodi contro il made in Italy.
“Spero che le vincitrici possano a loro volta ispirare molte altre donne a intraprendere attività innovative”, ha detto a Parigi il commissario europeo per la Ricerca, la scienza e l’innovazione, Carlos Moedas, annunciando i nomi delle cinque vincitrici nella conferenza internazionale VivaTech, sull’innovazione.
Haelixa, le etichette antifrode
Nata e cresciuta a Roma, dopo aver studiato Scienza dei materiali all’università di Tor Vergata ha frequentato un master al Politecnico di Zurigo. “Lì ho trovato condizioni ideali per il dottorato e così ho deciso di rimanere. Poi è cominciata la collaborazione con il mio socio sulla tecnologia delle etichette al Dna. Giorno dopo giorno realizzavamo il potenziale che questa tecnica aveva e piano piano è cresciuto il desiderio di non lasciarla su un articolo scientifico e di portarla sul mercato. trasformandola in realtà”.
L’innovativo sistema di tracciabilità ideato da Michela Puddu sfrutta sequenze di DNA artificiale incapsulate in particelle sferiche che vengono nebulizzate direttamente sul prodotto.
Le etichette al Dna si adattano a qualsiasi settore della produzione, dal tessile all’agroalimentare. “Oggi la maggior parte dei sistemi di tracciabilità è fisicamente distaccata dal prodotto, che siano certificati o codici e barre, fino alla blockchain, e questo può indurre frodi”, precisa Michela.
L’idea, allora è stata utilizzare le quattro lettere alla base del codice della vita per scrivere sequenze di informazione genetica completamente nuove e artificiali, ma che possono essere lette con kit già in commercio e utilizzati per le analisi forense o in quella clinica, come in una sorta di ‘test di paternità’ del prodotto, semplice e non distruttivo.
“Sono sequenze di Dna che non hanno significato biologico, ma che rappresentano un produttore o una casa manifatturiera”, spiega Puddu. “Una volta rese stabili e incapsulate in particelle sferiche che proteggono il Dna da alterazioni, le etichette al Dna sono completamente trasparenti e vengono nebulizzate sul prodotto in qualsiasi fase della produzione, dalla raccolta della materia prima al manufatto: In questo modo è possibile ricostruirne tutta la storia e determinare l’autenticità”.
Le altre donne vincitrici del Premio Innovazione
Insieme a Michela Puddu, che ha ricevuto 50 mila euro come innovatrice emergente nella classe under 35, sono state premiate con 100 mila euro ciascuna la lituana Irina Borodina, la cui azienda biotech produce feromoni da utilizzare in alternativa ai pesticidi, la francese Martine Caroff, a capo di due aziende biotech specializzate in componenti per vaccini e immunoterapia contro i tumori, e l’israeliana Shimrit Perkol-Finkel, la cui azienda è specializzata infrastrutture costiere ecologiche.