Quando ha indossato il suo primo paio di sci aveva 5 anni. È stato amore a prima vista. «I miei genitori conoscevano una società che portava bambini e ragazzi con disabilità a sciare – racconta Martina – All’inizio era un bel divertimento, poi gli allenatori mi hanno spinta a intraprendere il percorso agonistico e, negli anni, mi sono appassionata». Oggi Martina, 19 anni, originaria di Monfalcone è campionessa paralimpica ipovedente. Solo quest’anno, nella categoria “visually impaired” (ndr “quella che riunisce gli atleti che soffrono di problemi alla vista”), in classe B2, assieme alla guida Ylenia Sabidussi, 28enne di Tarvisio, hanno raccolto un argento, otto bronzi e un quarto posto. Martina ha fatto il suo debutto ai campionati mondiali di sci alpino paralimpico nel 2021 a Lillehammer, in Norvegia, aggiudicandosi il terzo posto nello slalom. Si è, così, qualificata per competere alle paralimpiadi invernali del 2022 di Pechino, classificandosi come l’atleta azzurra più giovane in assoluto.
Ai mondiali di Espot 2023 ha vinto l’argento nella discesa libera e nel supergigante, e in quella stessa stagione, 2022-2023, in Coppa del Mondo ha vinto la classifica di supergigante e si è piazzata 4ª in quella generale, 3ª in quella di discesa libera e 4ª in quella di slalom gigante. Al suo fianco non manca mai la sua guida, Ylenia Sabidussi, anche lei atleta della Federazione Italiana Sport Invernali Paralimpici. Abbiamo intercettato Martina poco prima che conquistasse il secondo posto in Gigante alle finali di Coppa del Mondo a Sella Nevea. Un altro importante traguardo che si aggiunge ai prestigiosi riconoscimenti di questa giovanissima atleta che non si è mai data per vinta, nonostante le difficoltà siano state tante e molto complicate da dover superare. Anche in questa ultima gara, che per lei è stata una sfida molto importante alla luce del fatto che aveva subito un grave infortunio che l’aveva lasciata lontana dalle piste da sci durante la scorsa stagione.
Leggi anche: La lunga corsa di Antonella Palmisano contro la discriminazione di genere: «Questa è la mia rivincita»
Martina, quando questa tua passione si è tramutata in qualcosa di più?
A 15 anni mi sono messa in gioco in competizioni a livello mondiale, ma credo che l’esperienza più bella che ho vissuto sinora sia stata quella delle Paralimpiadi di Pechino 2022, è il sogno di qualsiasi atleta poter partecipare all’evento più importante a livello mondiale. Avevo 17 anni e l’emozione e l’aspetto psicologico hanno giocato tantissimo.
Come si può riuscire a praticare uno sport del genere con problemi di vista?
Ci vuole molta determinazione, sicurezza e fiducia in se stesse. Si deve avere tanta voglia di provare e mettersi sempre in gioco, cercando di migliorare costantemente, giorno dopo giorno, per raggiungere risultati e portare avanti degli obiettivi. Ci saranno sempre molti sacrifici da fare, da tanti punti di vista, ma la determinazione mi ha permesso di affrontarli al meglio. Quando ho iniziato ero adolescente e mi sono privata di molte cose, oltre al fatto che dovevo fare i conti costantemente con la malattia di cui soffro, ma la voglia di vincere ha sopraffatto qualsiasi paura.
Quali sono i valori che ti ha trasmesso lo sport?
Mi è sempre piaciuto fare sport, sin da quando ero una bambina, e avere coltivato una passione che mi ha dato grandi soddisfazioni come quelle che ho avuto mi è servito anche a darmi degli obiettivi nella vita. Sono riuscita a diventare autonoma e, chiaramente, tutto questo non l’ho raggiunto da sola. Devo molto alla mia famiglia, ai miei insegnanti, e alla mia guida Ylenia. Spesso mi capita di pensare: “Ma chi me l’ha fatto fare?”. Questo è uno sport faticoso, ci si sveglia presto al mattino, si sta al freddo per ore, ma in realtà l’ho sempre amato.
Quali sono le tue paure più grandi?
Senz’altro quella più grande per me è perdere del tutto la vista, ma è difficile che possa accadere. Ho paura quando scio e quando aumento la velocità ma non c’è nulla che mi impedisca di farlo. La mia famiglia mi ha sempre aiutato e sostenuto e anche se, ogni tanto, i genitori con figli con disabilità cercano di essere protettivi, i miei non lo sono stati. Ho sempre avuto molta libertà, senso critico e questo credo che mi abbia spronato a fare sempre meglio e a sconfiggere quelle paure che avevo e che posso avere tutt’ora.
Oltre alla famiglia e alla tua guida chi sono i tuoi più stretti sostenitori?
Sicuramente gli amici, la FISIP (Federazione Italiana Sport Invernali Paralimpici), SportXAll Hans Erlacher Team ma anche gli sponsor Nhoa Group, una startup nata 10 anni fa e uno dei principali leader mondiali di stoccaggio energia e mobilità elettrica che promuove la sostenibilità e l’inclusione attraverso lo sci anche in contesti aziendali, così come ONEsporter, un’altra startup fondata da Andrea Lazzaro che si occupa di monitoraggio degli allenamenti soprattutto negli sport invernali.
Cosa vedi nel tuo futuro?
Senza dubbio sarò ancora concentrata sui miei prossimi traguardi: alle porte c’è Milano-Cortina nel 2026 e la Paralimpiade. Terminate le scuole superiori, poi, vorrei studiare scienze motorie e, magari, verso fine carriera, dedicarmi alla fisioterapia oppure diventare personal trainer. L’anno scorso mi sono rotta crociato e collaterale, ho dovuto terminare la stagione in anticipo ed è stata una parte difficile della mia vita, ma quando ho rimesso gli sci per la prima volta, dopo 6-7 mesi, ho capito subito che era tutto quello che mi mancava e che non potrei mai farne a meno.