Classe 1942, di Catanzaro, Marisa Fagà di battaglie nella vita ne ha sostenute tante. Quella contro la discriminazione di genere è stata una di queste, tra le più importanti. Dalla militanza nella DC alla presidenza dell’Arpacal, l’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente calabrese. Dai banchi di scuola, dove ha insegnato Italiano e Storia fino al 1998 all’istituto tecnico “B. Grimaldi” di Catanzaro all’incarico da consigliera regionale alla Parità, dal 2001 al 2005. È stata il primo assessore donna della DC a Catanzaro. Oggi è presidente di A.N.D.E (Associazione Nazionale Donne Elettrici). «Per costruire una società migliore non si può prescindere dall’apporto delle donne: questo vale per il mondo del lavoro, ma anche per la politica che deve rimuovere gli ostacoli che impediscono una congrua rappresentanza di genere nelle Istituzioni», aveva dichiarato in occasione del Premio internazionale “Standout Woman Award” che l’ha riconosciuta tra le “ventuno donne eccellenti”. Abbiamo avuto occasione di scambiare qualche parola con lei, dopo una vita spesa tra la politica, l’associazionismo e l’affermazione della libertà delle donne.
Marisa, oggi lei presiede l’associazione A.N.D.E, di che cosa si occupa nello specifico?
L’associazione è nata nel 1946, dopo la battaglia per il diritto di voto alle donne, con lo scopo di incentivare la partecipazione delle stesse alle elezioni e alla vita politica. Fu fondata da Carlotta Orlando Garabelli, figlia di Vittorio Emanuele Orlando, presidente del Consiglio dal 1917 al 1919 che, rientrata in Italia alla vigilia della Guerra, dopo un lungo soggiorno in Nord America, si ispirò alla “League of Women Voters” per dare vita ad una associazione politica e apartitica che aiutasse le donne a formarsi una propria opinione con la mente libera da pregiudizi. Carlotta riuscì a fondare numerose associazioni nelle province italiane con l’obiettivo di radicare il valore della libertà e della partecipazione, che sono valori per i quali ancora oggi noi andine ci battiamo nella nostra difficile società.
Quali ostacoli ha incontrato in questa missione?
In questa stagione in cui dominano i disvalori è ancora più difficile coinvolgere le donne. Una dimostrazione sono le varie tornate elettorali che hanno tassi di partecipazione estremamente bassi. La nostra fondatrice fece di tutto per sensibilizzare la partecipazione delle donne al voto, insegnando loro anche come si dovesse votare. Ancora oggi noi siamo impegnate nel promuovere la partecipazione, in particolare delle donne, e nell’affermazione di una buona politica, ma troviamo le stesse difficoltà, stante i rilevanti tassi di disaffezione alla partecipazione.
Quale crede che sia la causa principale di questa disaffezione?
Nei primi anni della mia militanza politica si partecipava tanto e attivamente. Diversi erano i percorsi formativi e le esperienze che iniziavano: dall’impegno alla circoscrizione, dopo aver vissuto altre esperienze, si poteva ambire ad arrivare alla Camera e al Senato. Oggi i partiti non ci sono più e nella nostra vita politica ci sono soltanto dei gruppi, a volte improvvisati. La mia esperienza politica nella D.C. è stata esaltante. Oggi, non c’è più quella politica, né l’impegno per scoprire quella politica dall’anima etica e culturale. Ecco perché c’è tanta disaffezione all’impegno politico.
Che cosa è cambiato rispetto ad allora?
Anzitutto, una volta, non si percepivano compensi economici per la militanza e il segretario del partito non aveva alcuna indennità per il ruolo che svolgeva, mentre ora è tutto monetarizzato. Oggi, dopo tante battaglie per riequilibrare la presenza delle donne nelle istituzioni, abbiamo certamente una legislazione più avanzata, ma ancora la parità di genere nelle istituzioni è una chimera, anche se, certamente, l’articolo 51 della Costituzione che abbiamo voluto che il Parlamento integrasse ha prodotto un miglioramento.
Lei ha mai sofferto discriminazioni di genere durante la sua carriera politica?
Sì, e diverse volte. Quando nel ’94 ho fondato il CCD (ndr Centro Cristiano Democratico) con Pier Ferdinando Casini, Clemente Mastella e Francesco D’Onofrio, eravamo 16 uomini e 2 donne: io e Ombretta Fumagalli. Pur avendo dato l’anima al mio partito, che poi è diventato l’UDC, non mi fu mai data l’opportunità di una candidatura né alla Camera né al Senato. Ma nonostante tutto, l’esperienza è stata molto interessante, che ho vissuto con grande libertà.
Lei è molto impegnata anche nel mondo dell’associazionismo?
Si, durante tutta la vita sono stata impegnata su tre fronti si può dire: quello sindacale, politico e associativo. Oltre ad aver fondato A.N.D.E a Catanzaro, ho partecipato attivamente alle attività dell’associazione FIDAPA e da più di 30-40 anni sono impegnata nella FISM, la Federazione Italiana Scuole Materne, che si batte per l’affermazione di un altro valore: la parità scolastica. Ho fatto anche la crocerossina volontaria.
Cosa consiglierebbe oggi a una donna che vuole fare politica ma si trova dinanzi a ostacoli simili a quelli che ha dovuto affrontare lei?
Resistere e resistere come ho fatto io. Non bisogna darla vinta mai, ma partecipare sempre, con forza, con determinazione, sapendo che il cammino non sarà rose e fiori. Durante il mio impegno politico sociale, ero madre di tre figli e sono riuscita, “facendo l’equilibrista”, a conciliare le due cose. Anche grazie al grande aiuto che ho ricevuto da parte di tutta la mia famiglia. Io non sono mai stata un soggetto “comodo”, perché ero un soggetto libero, e per la libertà a volte c’è un prezzo da dover pagare.
Però lei oggi rifarebbe lo stesso percorso?
Sì, senz’altro. Tutto. Io mi sento, comunque, soddisfatta del mio percorso, anche se mi ha fatto soffrire molto e non ho avuto una vita facile. Ho dovuto rinunciare a moltissime cose del mio privato, anche a quelle più banali. Tra l’altro, per un certo periodo, mentre ero impegnata in politica insegnavo presso un istituto superiore di secondo grado e mi recavo a Roma nel mio unico giorno libero, con 3 bambini. Non è stato facile, ma devo ringraziare i miei ex colleghi che, con spirito collaborativo, per quello che hanno potuto, mi hanno sempre aiutata. Passavo le notti in treno e una volta mi rubarono pure la borsa, ma fui fortunata, la ritrovai. L’avevano buttata in una toilette poiché conteneva soltanto delle carte!
E tornando a parlare di associazionismo, quanto conta creare sinergie tra territori, soprattutto al Sud?
È fondamentale, l’A.N.D.E è radicata in tutto il Paese, da Trieste a Marsala, per creare le giuste sinergie finalizzate all’affermazione dei valori statutari. Recentemente abbiamo organizzato una manifestazione a Palermo, insieme ad altre associazioni, che ha riscosso una grandissima condivisione proprio da parte di tutte le associazioni territoriali. Nella regione Sicilia, all’ordine del giorno, c’è la realizzazione del riequilibrio di genere nelle liste elettorali.