È un giovane vulcano di idee pronto a esplodere da un momento all’altro Francesca Presentini, in arte “Fraffrog“, autrice, illustratrice, videogamer toscana espatriata a Milano che si guadagna da vivere facendo ciò che più le piace: raccontarsi, in tutti i modi possibili.
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E chissà quali altri professioni porterà avanti in futuro questa ragazza classe ’93 originaria di Cortona, in provincia di Arezzo. Intanto, su Instagram e, soprattutto su YouTube, da tempo Francesca si è fatta conoscere. Come? Glielo abbiamo chiesto dando una sbirciatina nella sua vita così frizzante e vulcanica. Ecco che cosa ci ha detto.
Francesca, quando è iniziata la tua passione per i social network?
Ho iniziato a produrre contenuti intorno ai 16 anni, da nativa digitale quale sono facevo dei video-tutorial su YouTube dove spiegavo alcune tecniche per disegnare, poi mi sono avvicinata al mondo dell’animazione, mi sono trasferita a Milano 10 anni fa e ho iniziato a studiare Design. All’inizio del mio percorso non pensavo che fare video su YouTube potesse diventare un lavoro, era una realtà abbastanza acerba ma l’ho portata avanti parallelamente, come se fosse un mio portfolio, poi il pubblico è cresciuto finché ho iniziato a pensare che quella avrebbe potuto essere la mia prima professione.
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Ed è stato così?
Si, direi di si. Per me YouTube è diventata la mia comfort zone ed è il posto dove sto bene, dove sento di potermi esprimere a pieno e dare sfogo alle mie idee più pazze. Oggi sono un’illustratrice, scrittrice e content creator appassionata di tante cose ma in particolare di una: i videogames.
Che cosa ti attrae così tanto dei videogames?
Direi tutto, Mi piace così tanto che ne ho sviluppato uno tempo fa, si chiama “Children of Silentown”, è gioco che ho sviluppato insieme a un team di gamer, Elfgames, che è stato notato anche all’estero per lo stile grafico.
Una curiosità: come sei finita a Milano?
A 20 anni sentivo il bisogno di cambiare aria, ho preso una casa in affitto con un amico, c’era la connessione veloce mentre a a Cortona no (ndr risata). Io facevo già le mie produzioni, studiavo anche Design ma è stato un po’ un salto nel buio perché, ripensandoci oggi, ero poco più che una ragazzina e non sapevo bene come sarebbe andata. Anche i miei genitori nutrivano un po’ di apprensione.
E, un’altra curiosità.. Da che cosa deriva il tuo soprannome “Fraffrog”?
Semplicemente è una parola buffa che mi sono inventata da piccola. Fraffrog è, per altro, un soprannome neutro, pertanto il pubblico di videogamer ma anche di illustratori, prettamente maschile, con cui all’inizio mi confrontavo, aveva dato per scontato che fossi un maschio finché non ho rivelato la mia faccia. Non sono mai stata incasellata in un genere e, nel mio caso, questo ha creato un effetto opposto: quando un brand voleva fare qualcosa che cercava di includere una donna chiamavano sempre me perché, semplicemente, ero l’unica. Oggi, fortunatamente, la platea si è ampliata..
Ma che cosa volevi fare da grande?
Da piccola sognavo di fare la scrittrice, e quando mi sono avvicinata al fumetto per la prima volta, nel 2014, l’ho vissuto come il coronamento di un sogno, ma in realtà è stato soltanto l’inizio di un lungo percorso. E’ vero che la carta stampata sta vivendo una crisi ma, essendo una cosa che ho sempre amato, sin da piccola, ho difficoltà a non immaginarla.
Quale è la cosa più pazza che hai mai fatto?
Non me ne vengono in mente in particolare, ma posso dire che in studio ho dei pacchi con 16mila dadi che utilizzo per studiare dei progetti che voglio portare avanti. Non so se questo sia abbastanza “pazzo”.
E quali sono questi progetti?
Non posso svelare più di tanto, ma posso dire che mi voglio concentrare su Gigaciao, la casa editrice che ho messo in piedi con un team più ampio composto da Sio, Dado e Giacomo Bevilacqua, e con la quale abbiamo pubblicato tanti autori e stiamo andando verso una crescita esponenziale. Ci interessano tematiche che portino valore ai ragazzi più giovani, con fumetti che raccontano argomenti importanti come l’uguaglianza di genere, le discriminazioni, il bullismo.
E quale è stato il tuo primo impatto con l’editoria?
Come accennavo, sono sempre stata un’amante della carta stampata ma è stato con “Pianeta pillola” il primo approccio al mondo dell’editoria. Si tratta di un libro per bambini che è nato da una proposta per un esame e che, poi, ho trasformato in un libro dove si racconta la storia di un pianeta che ha la forma di una pillola e che esiste ma nessuno lo ha mai potuto studiare. È un libro divertente, atipico, ed è anche uscita una nuova edizione con contenuti inediti in cui ci ritrovo un tratto molto personale che è caratteristico delle opere prime. In realtà non c’è un motivo che mi ha spinto a iniziare a scrivere, l’ho fatto perchè io mi esprimo così.
Che cosa c’è ancora nascosto nel tuo cassetto?
Tante cose bollono in pentola, spero che non siano troppe! La mia vita è una quantità di sogni che si avverano: dalla casa editrice al videogames fino al libro e alla creazione di contenuti sempre diversi. In futuro mi piacerebbe fare qualcosa che ha un impatto positivo sulle persone, già oggi per me è una grande soddisfazione sentirmi dire dai genitori che i propri figli si sono avvicinati al disegno perchè mi seguono su YouTube.