Un album di figurine per spiegare l’arte ai più piccoli e a persone con disturbi dell’apprendimento. Da questa idea ha preso forma Artonauti, oggi diventato un progetto editoriale su scala nazionale. A fondare la società, un’ex insegnante, Daniela Re, 44 anni di Milano, e suo marito, Marco Tatarella, editore nel settore musicale. «Nel 2016 lavoravo in una scuola primaria di Milano e ogni tanto portavo i bambini al Museo del Novecento per avvicinarli all’arte. Avevo deciso che sarebbe stato meglio se avessero iniziato a prendere contatti con questo mondo osservando ogni volta un quadro diverso – racconta Daniela a StartupItalia – All’inizio, li ho trovati un po’ spaesati, poi, quando abbiamo iniziato a proporre loro delle attività legate ai dipinti si sono incuriositi. Ogni volta sempre di più, finché sono diventati dei piccoli ciceroni che oggi portano a spasso i genitori per il museo». Da questa esperienza nasce Artonauti, impegnata prevalentemente nella divulgazione delle arti figurative per bambini di età compresa tra i 6 e gli 11 anni. A raccontarci la storia di questa realtà è la sua co-founder, Daniela Re.
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Daniela, quando hai iniziato a pensare ad Artonauti?
Sono rimasta molto colpita da quell’esperienza con i bambini al museo del Novecento. Così, una sera, parlando a tavola con mio marito, che si occupava di editoria musicale, ho pensato che sarebbe stato bello dar vita a una realtà che permettesse ai più piccoli di avvicinarsi alla storia dell’arte in modo giocoso.
Una scommessa, quindi?
Proprio così, la missione è quella di far appassionare e avvicinare i bambini all’arte. Con questa idea siamo partiti con un esperimento su Milano: un racconto che vede protagonisti due ragazzini, Ale, Morgana, il cane Argo e la nonna Artemisia, che viaggiano attraverso epoche storiche diverse alla ricerca di tesori rubati e si imbattono nelle opere d’arte. La storia è inserita in un album di figurine. Collezionandole, si ricompongono i capolavori.
A chi si rivolge l’album?
All’inizio lo abbiamo distribuito nelle scuole, soprattutto nelle primarie, ma anche alle medie ha riscontrato un buon successo. Diciamo che il nostro target è, comunque, quello dei bambini e dei ragazzi fino ai 12 anni, ma è stato usato anche nelle RSA, nei centri per persone con fragilità, negli istituti penitenziari e in ospedale. Abbiamo scoperto che le figurine piacciono molto anche agli adulti e ci si è aperto un mondo che passa anche attraverso i gruppi sui social.
Quando Artonauti è diventata una società?
Nel 2018, quando abbiamo partecipato a un progetto di fondazione Cariplo che ci ha permesso di lanciare la società. Poi ad appoggiare la nostra realtà, come socio, è stata anche la Fondazione Social Venture Giordano Dell’Amore, che ha deciso di investire sul progetto e sulla sua espansione internazionale. Io e mio marito ci occupiamo di due parti diverse: io ho in capo la sezione dei contenuti e della pedagogia, Marco si occupa della parte organizzativa, produttiva e di distribuzione. Io ho studiato alla Cattolica di Milano e poi mi sono specializzata sulla pedagogia e le difficoltà di apprendimento.
Come vi siete conosciuti?
In un modo abbastanza banale: portando il cane a spasso al parco! “Galeotto fu quel cane“… E proprio i nostri cani sono anche i protagonisti dei nostri album. Così come mio nipote, che adesso è un ragazzino. Quando abbiamo iniziato a pensare all’album, infatti, non avevamo bambini. Oggi tra noi ci sono due gemelle. E, comunque, tornando a quell’incontro fortuito, conoscendoci abbiamo scoperto di avere molte cose in comune: entrambi abbiamo studiato alla Cattolica, io ho fatto lingue, poi l’insegnante e mi sono formata a livello pedagogico, mentre Marco è appassionato di musica e cura una rivista di jazz oltre a pubblicazioni legate al mondo dell’arte e del paesaggio. Artonauti è, alla fine, un prodotto della nostra unione.
Siete partiti in due, oggi quanti siete?
Il doppio, 4, che è un numero piccolo ma per noi significativo. Artonauti è diventato un lavoro a tempo pieno. Ogni anno pensiamo a un album su un tema diverso: il primo ha portato i bambini indietro nel tempo tra gli egizi, i greci, i romani per poi passare ai grandi artisti come Giotto, Botticelli, Michelangelo, e altri. Il secondo è stato dedicato al Novecento, alla ricerca dei tesori rubati, e racconta l’avventura degli artonauti chiamati a una missione speciale: salvare le opere artistiche insieme ai Monuments Men durante la Seconda Guerra Mondiale. È la prima volta che si pensa all’arte come a un patrimonio universale. Nel terzo album, “Tutto Mondo”, gli artonauti partono per un giro del globo alla scoperta dei continenti, dei loro tesori artistici e delle loro architetture. Nell'”Anello” di Re Salomone, si esplorano quattro regni magici: terra, acqua, aria e fuoco, alla ricerca del gioiello magico e dei messaggi segreti che ogni regno nasconde. L’ultimo è dedicato all’arte e alla scienza, alla scoperta delle straordinarie imprese dell’ingegno umano.
Avete in mente anche altri progetti oltre agli album?
Abbiamo anche ideato “Artonauti Crea”, un quaderno legato ai temi degli album di figurine per creare, colorare e comporre opere d’arte che viene proposto anche nelle scuole come ausilio didattico. La nostra società ha anche sviluppato, in occasione del Lucca Comics & Games, “Artonauti – Il mosaico del tempo”, un gioco da tavolo pensato per famiglie, adolescenti e giovani adulti che devono ricomporre le opere d’arte perdute nel tempo. Oltre agli album, la società mette a disposizione degli insegnanti una guida didattica con stampe a colori delle principali opere, pensato per organizzare laboratori e materiali di formazione (come esempi di laboratori, letture di approfondimento, video tutorial legati alle opere, fiabe e leggende del mondo, ecc…). E chi sa quali altri progetti verranno.