Come spesso accade, gli incontri che ti cambiano la vita sono frutto del caso. Lo sa bene Carolina Guidetti, che sui social si presenta semplicemente come “quella che risolve i cubi di Rubik!”, eppure fino a dieci anni fa o poco meno non ne aveva mai tenuto in mano.
Carolina Guidetti, una passione “al cubo”
Sorprende che il cubo di Rubik, che proprio quest’anno ha festeggiato il mezzo secolo dalla commercializzazione (non si contano le versioni prodotte e le unità venute, qui comunque abbiamo provato a raccogliere le principali curiosità), sia diventato la passione di Carolina Guidetti, nata un quarto di secolo dopo che il designer ungherese Ernő Rubik stupì il mondo col suo “Cubo Magico”, come era stato battezzato nel 1974.
Ma in realtà sono davvero tanti i giovani e giovanissimi che animano la frizzante community nata attorno alle coloratissime facce di questo passatempo diventato, per molti di loro, qualcosa di più. «Il cubo – ci dice Carolina Guidetti – mi ha permesso di conoscere persone uniche, simili a me: devo molto a questa straordinaria invenzione».
La maggior parte di coloro che ha acquistato il cubo, soprattutto chi era giovane negli Anni ’70 (come il padre di Carolina, «Non ne è un vero appassionato, ma lo ho obbligato a completarlo», ci confessa imbarazzata) l’ha presto dimenticato in un cassetto.
Poi appunto c’è chi, come Carolina Guidetti, ne ha fatto la sua missione (non stiamo esagerando: è Rubik’s Ambassador). Eppure, come si anticipava, tutto è nato per caso. «Ero al liceo, un mio compagno aveva spesso questo giocattolo in mano, ma non mi aveva mai attratta particolarmente. Poi un giorno mi trovavo in treno e mi stavo annoiando. Lui come sempre era assorto sul suo cubo: gli ho chiesto di farmelo provare. Mi ha risposto che non me lo avrebbe dato perché era “troppo difficile per me”. Mi sono sentita sminuita. Arrivata a casa ho cercato quello di mio padre, abbandonato tra i suoi ricordi di gioventù… l’ho preso in mano e ho iniziato a studiarlo: dovevo risolverlo».
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Carolina riesce nel suo intento, ma non si accontenta: «Dopo averlo risolto ho capito che avrei voluto sfidare me stessa e diventare sempre più veloce». Sono passati circa dieci anni, una decade che Carolina Guidetti ha passato col cubo di Rubik in mano: «Al liceo mi prendevano in giro, per tutti ero la nerd che si divertiva con un giocattolo di plastica. Lì ho capito che dovevo diffondere ciò che c’è dietro alla mia passione, quello che gli altri con una occhiata distratta non vedono».
Carolina Guidetti, professione Rubik’s Ambassador
Se Carolina oggi è influencer, il merito insomma è del cubo, che l’ha spinta a uscire fuori dal guscio, non solo metaforicamente: «Il cubo di Rubik mi ha spinto fuori di casa, le sue competizioni nazionali e internazionali mi hanno fatto girare il mondo da sola. Ho conosciuto persone diversissime da me ma con una passione in comune. E nel 2021 ai campionati italiani, tra gli sfidanti, ho conosciuto la mia ragazza, Delphine Tran. Anche lei ha la mia stessa passione: entrambe risolviamo in dieci secondi quello 3×3, ma io sono più veloce con quelli con più blocchi, lei mi batte però in quello da risolvere bendati», racconta divertita.
Guai a chiamarlo “gioco”: «A certi livelli – puntualizza – il cubo di Rubik diventa uno sport: occorre allenarsi tanto, studiare, essere concentrati e in forma. La mia competizione preferita? Quella in cui bisogna risolverlo da bendati». Per la maggior parte di noi è già una impresa completarlo guardandolo, come si può risolvere il cubo di Rubik da bendati? Carolina Guidetti sorride: «Bisogna allenare molto la memoria: si associa ciascun tassello a una lettera, quindi bisogna studiarsi la combinazione di mosse più breve per risolverlo. Un buon metodo è procedere con una storiella: le lettere E e F, per esempio, possono diventare “elefante”, e così via…»
Qualche mese fa Carolina Guidetti ha anche potuto incontrare Ernő Rubik, inventore dell’omonimo cubo. «Non esagero se dico che per me è stato un privilegio: solo chiacchierando ho potuto avvertire la sua passione e la sua saggezza: ovviamente mi sono fatta spiegare il suo metodo di risoluzione, che è molto diverso da quello che noi usiamo oggi nelle competizioni».
Oggi, sabato 22 giugno, mentre la sua interista apre il nostro magazine, Carolina Guidetti sarà al TedX di Mirandola dove rivelerà se un costante allenamento col cubo di Rubik permette di diventare più bravi a risolvere i problemi nella vita di tutti i giorni: «Onestamente? Non ci ho mai pensato», confessa scoppiando a ridere. «Non ho la minima idea se tutto questo allenamento mi ha dato una marcia in più o una forma mentis particolare: lo faccio perché mi appassiona e continuerò a farlo finché mi divertirò. Per tanti anni ancora, spero, perché voglio abbassare ancora i miei tempi, soprattutto da bendata!»