Quokky, l’applicazione di Filippo Veronese, ha raggiunto 15mila download in meno di due mesi e punta già ai mercati stranieri, ma non solo: l’obiettivo è sconfiggere la burocrazia italiana.
Il quokka, animale misconosciuto ai più, è un piccolo marsupiale australiano che rischia di estinguersi. Ma, come la (falsa) teoria del calabrone di Sikorsky, che non sa di non poter volare, dunque vola, il quokka non sa di rischiare di scomparire, quindi sorride. Sorride molto, tanto da essere stato dichiarato l’animale più felice del mondo. Non esiste, probabilmente, miglior ispirazione per dare un nome a una nuova impresa. La startup fintech Quokky è infatti un “marsupio” virtuale dalla lunga gestazione: il fondatore Filippo Veronese e i suoi colleghi hanno infatti impiegato un anno e mezzo prima di mettere online la loro creatura. Un anno di analisi e studi, colloqui con aziende e prototipi. Il risultato è un sistema di archiviazione completamente automatizzato.
“Inizialmente si trattava solo di un cloud su Dropbox, ma ci siamo accorti che molti utenti non avevano voglia nemmeno di archiviare i documenti in digitale”. Via dunque alla scatoletta azzurra: Quokky è diventato un indirizzo “virtuale e unico della persona”, in grado di archiviare e conservare qualsiasi tipo di missiva o comunicazione, dalla fattura, alle lettere, alle bollette.
Non solo: l’utente riceve una notifica in caso di ricezione di un documento: in caso di bollette o simili salda quanto dovuto tramite il suo smartphone e, sempre tramite Quokky, custodisce la ricevuta del pagamento. L’applicazione è disponibile sia per iPhone sia per Android.
Tutto si traduce in un risparmio di energie e tempo, scansando ad esempio la fila alle poste per saldare un bollettino, mentre le aziende, banche in primis, abbatterebbero i costi: ognuna di loro a oggi spende mediamente un euro per qualunque documento da inviare. A Quokky devono una percentuale che varia da realtà a realtà. Senza dare valori specifici, la startup assicura di avere un bilancio più che positivo dopo pochi mesi di attività.
Ma non ci sono solo le aziende nel mirino di Veronese: l’obiettivo è dialogare con le amministrazioni pubbliche, convincerle della bontà del progetto e della sua utilità: sarebbe un duro colpo per il leviatano di burocratica memoria e, inoltre, permetterebbe di comunicare direttamente con i cittadini a costi pressoché nulli.
Apple si è accorta da qualche tempo di Quokky, tanto da inserirla nelle migliori 93 applicazioni. Un’ottima pubblicità per l’archivio virtuale che, con un investimento in comunicazione pari a zero, ha raggiunto quota di 15mila download in due mesi. La startup gode anche di una partnership con Banco Popolare.
Oggi l’80% degli utenti è italiano, il resto proviene dal Sudamerica e dall’Est Europa. L’estero, infatti, è un pallino di Veronese: Canada, Inghilterra e Australia sono le prossime mete.
Le potenzialità di Quokky, del resto, sono infinite: il sogno è creare una community dove, ad esempio sia possibile condividere e pagare le bollette con i propri coinquilini o spedirle direttamente all’archivio del commercialista di fiducia.
Per quanto concerne la sicurezza, invece, gli utenti possono stare tranquilli: la loro privacy, assicura il fondatore, è inviolabile e le loro operazioni non sono a rischio. Ogni profilo viene verificato dal sistema tre volte prima di venir accettato e abilitato: l’archivio personale è pressoché inviolabile.
Affidabile, comodo, veloce e sicuro: per stessa ammissione di chi lo ha creato il sistema funzionerà davvero quando l’utente si scorderà di averlo. E non si tratta di un destino infausto, tutt’altro: è il massimo traguardo di chi, come Quokky, aspira a liberarci da ogni incombenza.