Storia di D-Shape, e di Desamanera la startup che ha stampato la roccia in 3D e promette di cambiare il mondo dell’edilizia
Il suo papà Antonino Italiano, imprenditore, vuole ricordare la terra d’origine calabrese con il nome particolare dato alla sua creazione. Sono trascorsi tre anni da quando l’avventura è cominciata, ed è da allora che Antonino, dopo aver sentito il figlio Nazareno parlarne, s’interessa alla stampa in tre dimensioni. Dalla sua azienda che si occupa di costruzione a secco, trascinata nella forte crisi che attraversa il settore edile, egli si rialza, curioso e intraprendente per trovare qualcosa di nuovo. L’incontro fatidico con due fratelli ingegneri Enrico e Riccardo Dini, pisani, fortifica l’idea inizialmente solo immaginata. Sono loro i creatori della stampante 3D più grande al mondo per la roccia: si chiama D-Shape, l’unica con tecnologia ibrida che tramite una reazione chimico fisica naturale può stampare importanti misure. Ed è subito amore a prima vista per Antonino, il quale non aspetta un minuto per occuparsi del suo processo, della ricerca, della tecnologia, dei materiali e del trasferimento perché in Polesine, nella provincia di Rovigo, la stampante arriva poco dopo. La startup innovativa nasce ufficialmente lo scorso dicembre.
“Desamanera non è solo stampa in tre dimensioni, è qualcosa di più”
afferma Antonino. Un team formato da una decina di persone: operai, quattro soci, un responsabile amministrativo e uno stagista che ha visto dal principio la creazione, la preparazione, il lancio di una startup, e il suo seguito. (Ne ha potuto scrivere la tesi stando a stretto contatto con la realtà).
“Avessi avuto io questa possibilità!” -aggiunge Andrea Beretta entrato a far parte della compagine sociale dopo la richiesta di Antonino, già di sua conoscenza per motivi lavorativi. Di competenze informatiche, Andrea si occupa del software che genera il processo di stampa, comanda i movimenti ed interagisce, con la macchina, la quale è una costruzione semplice. Perché la particolarità con cui i fratelli Dini hanno pensato alla stampante 3D più grande al mondo è proprio la facilità dei movimenti e il suo processo che consentono l’utilizzo della stessa anche a personale non altamente specializzato.
“La stampante non ha limiti di altezza, solo il luogo fisico lo è. Possiamo costruire forme con una base massima di 6 mt frontali per 6 mt di profondità.” – afferma Andrea.
Dovete sapere che complesso o elementare sia il vostro oggetto, la velocità di stampa è invariabile. La macchina si alza di mezzo centimetro ogni tre minuti con D-Shape. E l’utilizzo del materiale è a scarto quasi zero, decidendo in base al progetto il peso ideale della roccia.
Il team ha investito parecchio sulla costruzione della startup e il suo futuro. A partire dal sito, rinnovato e ricercato negli scorsi mesi, in contatto diretto con il cliente. L’impresa sta superando la prima fase di integrazione, proponendosi direttamente al mercato. Ad oggi ha raggiunto artisti e designer, esempio ne è la creazione di lampade in roccia quale è “Rygo”, in esposizione lo scorso ottobre alla Maker Faire di Roma.
Matematici, i quali si divertono con i numeri attraverso il design computazionale, ovvero la riproduzione di forme uniche in formato digitale per mezzo di formule. Fondazioni, che richiedono la statua di Nelson Mandela stampata in 3D– ora realizzato il prototipo zero – per una campagna sociale di crowdfunding a livello mondiale. Aziende, operanti nel settore marittimo, che desiderano riprodurre una barriera corallina perfettamente in sintonia con l’habitat marino. L’azienda non utilizza leganti nocivi per flora e fauna, solamente materiali naturali.
Il team ha inoltre implementato soluzioni innovative: le caratterizzazioni superficiali per le prestazioni e il Marmo Liquido™ per l’esteticità. Un esempio, in esposizione, è un lavabo di design nelle sue tre fasi: stampato in 3D, rifinito con la caratterizzazione prestazionale, e la copertura di Marmo Liquido™ . Pensate che, in natura, esistono oltre 1.500 tipi di marmo e pietre. Quante combinazioni possibili? Parecchie, direi.
I contatti che hanno instaurato sono molti, per la maggior parte esteri molto più aperti a nuove soluzioni perché Desamanera si occupa anche del recupero di beni artistici e storici. Su scala 1:1 si produce ciò che prima sembrava irrealizzabile. Un pezzo mancante, rovinato? Si può ricreare.
Nell’ultimo periodo la startup ha sviluppato una convenzione con l’università di Padova, in particolare il dipartimento di ingegneria industriale, per la ricerca e lo sviluppo di nuovi processi, materiali e tecnologie, in cui lavorano persone molto competenti e appassionate. Insieme hanno già raggiunto alcuni obiettivi importanti che si tradurranno in brevetti. “A breve porteremo sul mercato a livello mondiale prodotti particolari che ci daranno ulteriori possibilità.” – aggiunge Antonino.
Non si tratterà solo di servizio di stampa per i clienti, Desamanera pensa a una possibile Community su Cloud, virtuale, e il progetto finito spedito a casa tramite e-commerce on Demand. Inoltre si prepara alla vendita di stampanti, presto migliorate dal marchio D-Shape, più veloci e precise, innovate in funzione dell’esperienza acquisita negli anni.
Ecco perché Antonino e il suo gruppo di lavoro avevano stampato in 3D una scala. Il loro primo oggetto realizzato nel Polesine. “Ci serviva una scala” mi racconta Andrea “e l’abbiamo realizzata, ma la stampa in grandi dimensioni deve andare fuori dagli schemi, deve produrre forme normalmente non realizzabili con le tecniche tradizionali.”
Sono partiti da qui gli artigiani digitali. Passo dopo passo, hanno compreso non il limite, ma la possibilità di superarlo, perché Desamanera significa “in questo modo” e non in un altro. Unico.
Fabia Timaco