E’ un’app ideata da indiani ma sviluppata in Italia, Connexun è riuscita a convincere Ibm e Deloitte ad diventarne parnter. Qui la sua storia e cosa fa
Un’app che abbatte le barriere linguistiche e culturali e che aiuta immigrati, turisti e uomini d’affari a risolvere situazioni difficili. “Se sei indiano e sei appena arrivato in Italia può essere complicato orientarsi – spiega il fondatore di Connexun Nikhil Aggarwal – con la nostra app chiunque può trovare informazioni che riguardano un paese straniero, ma scritte nella lingua del navigatore”.
Come funziona Connexun
Immaginate per esempio di essere un imprenditore che vuole sapere tutto sull’India, accedendo a contenuti online, in italiano, che parlino del Paese, oppure di essere un uomo di affari indiano che vuole sapere tutto sull’Italia. Con Connexun entrambi potranno trovare informazioni, che vanno dai luoghi in cui si riunisce la comunità indiana in Italia, ai ristoranti dove si serve il pollo tandoori, fino a tutte le informazioni relative al consolato. Il tutto permesso da un motore semantico sviluppato in collaborazione con tecnici e docenti della Bicocca che seleziona sia news di attualità, che contenuti relativi ai cosiddetti “punti di interesse” – preferenze impostate dall’utente, e che ricadono in quattro categorie: “affari”, “studio”, “viaggi”, “cultura e società”.
L’applicazione è stata presentata al Consolato Indiano di Milano da Manish Pranbhat, Console Generale dell’India e da Nikhil Aggarwal, fondatore di Connexun che ne ha mostrato le sue funzionalità.
Un motore di ricerca particolare
In che cosa si differenzia Connexun dai motori di ricerca tradizionali e da social network molto diffusi? Oggi cercando su Internet informazioni su quello che succede tra la nazione dove ci si trova e il proprio Paese di origine si trovano poche notizie e spesso di scarso interesse. Connexun, invece, mette a disposizione dell’utente tutto quello che la rete offre in termini di informazione tra i due Paesi. Per esempio si potrà trovare un elenco di connazionali presenti in loco da contattare in ogni momento e punti di interesse tracciati in base alla nazionalità, come ristoranti, aziende, luoghi di culto.
L’intuizione è stata quella di creare un aggregatore di contenuti già disponibili sul Web che riguardano un Paese straniero, ma che sono scritti nella lingua del navigatore. “In un ecosistema di nuovi social media, Connexun è riuscita a rivolgersi, attraverso una nuova esperienza sociale mirata e di valore, ad una nicchia di mercato con necessità specifiche finora ignorata” spiega Biccari. “Connexun sta lavorando duramente per creare una sensazione di comunità tra i propri utenti. Finalmente è stata raggiunta la scalabilità tanto attesa – continua Aggarwal – ora la app mette in comunicazione 21 nazioni offrendo un totale di 210 intersezioni”.
Condizione indispensabile perché l’algoritmo funzioni è che l’utente si registri, fornendo i propri dati di geolocalizzazione e interesse. La profilazione dell’utente non avviene come per Google sulla base delle sue ricerche, ma a monte, grazie alle informazioni inserite. I dati sono raccolti tramite B.I.R.B.A.L. (Briliant Information Research Bigdata Algorithm), un sistema per l’analisi automatica delle informazioni. L’algoritmo sfrutta tecniche di analisi semantica e tecnologie derivate dallo studio dei Big Data e raccoglie e cataloga contenuti rilevanti per comunità e individui.
L’app, prima scaricabile solo da Play Store e da App Store, è stata ora inserita in TIM2go, il servizio di tablet sharing lanciato da TIM in occasione di Expo, inoltre Connexun è affiancata da partner come IBM per la parte di Cloud Computing e Deloitte per lo studio del Business.
L’obiettivo del team di Connexun è quello di riuscire a superare un limite grazie alla tecnologia. “Quello che vogliamo fare con Connexun è creare un ponte fra culture diverse e aiutare immigrati ed espatriati a non perdere il contatto col proprio luogo di origine – spiega Aggarwal. Vivendo in Italia ho avuto modo di rendermi conto di come sia difficile superare alcune barriere”. Ora, anche grazie alla tecnologia l’integrazione può diventare più semplice.
di
Anna Gaudenzi