Occupano i panel, lasciano poco spazio ai protagonisti, e parlano di innovazione e startup pur sapendone poco. Ritratto di un certo tipo di giornalisti
Qualche tempo fa ho letto su un giornale che la pop star Madonna, nel corso di una intervista registrata per il programma domenicale di Fabio Fazio, avrebbe chiesto, al termine di un pistolotto dello stesso Fazio: “Qual è la domanda?”.
La cosa era riportata in un trafiletto dove si leggeva di come la cantante si fosse comportata da diva e come, nel complesso, si fosse mostrata quanto meno arrogante se non proprio maleducata.
Non ho avuto modo di vedere l’intervista, ma per una volta tanto ho il sospetto che la popstar abbia ragione e lo penso perché, in estrema sintesi, quella che traspare essere la sua esperienza con Fazio l’ho vissuta in prima persona assistendo a dei panel e, in alcuni casi, essendo io stesso il malcapitato ospite di panel: la smania di protagonismo del moderatore (quasi sempre un giornalista).
Qualche settimana fa ho avuto modo di vedere un panel sull’innovazione che prevedeva tre ospiti piuttosto noti e di cui ero curioso di sentire le opinioni. Poi ho letto il nome del moderatore (un noto giornalista), ho capito come sarebbe andata la cosa e ho messo mano al cronometro del mio smartphone: nei primi 30 minuti di panel, il moderatore ha parlato per 14 minuti e 22 secondi (senza contare le brevi interruzioni mentre un ospite parlava), lasciando agli ospiti una media di poco superiore ai 5 minuti per presentarsi e rispondere alle sue domande.
Il panel prevedeva delle domande dal pubblico. Ad almeno il 25% ha risposto direttamente il moderatore che ha anche speso oltre 5 minuti per chiudere il panel alla fine. C’è da domandarsi chi, secondo il giornalista, fossero i protagonisti del panel che il pubblico era venuto ad ascoltare.
A me piacciono i giornalisti e mi affascina la loro capacità di parlare e scrivere su diversi temi, spesso con competenza e sempre con una facondia da farmi invidia. Il punto è che spesso non riescono a cogliere la differenza tra informare, sollecitare opinioni e dare opinioni.
Ora a me sembra che se i giornalisti iniziassero a capire meglio il loro ruolo, a capire quando dare le notizie così come sono e quando arricchirle delle loro opinioni, se capissero meglio come usare le loro indubbie conoscenze per sollecitare, sia nelle interviste dedicate che nei panel da moderare, i propri ospiti a rispondere in modo non banale fornendo punti di vista di interesse, ecco a me sembra che questo sarebbe un Paese migliore.