La startup palermitana Warehouse in a box ha creato un distributore automatico intelligente collegato alla Rete. Coop tra i clienti. 1,2 milioni raccolti
In un Paese, l’Italia, in cui ad andare per la maggiore sono le transazioni in contanti e in cui produttori faticano ancora ad abbracciare la vendita online, il contribuito che danno al settore è del solo 14%, la partita dell’e-commerce è particolarmente delicata. Cresciamo, con 10 milioni di acquirenti abituali e gli acquisti da smartphone in rialzo del 100% (qui tutti i dati del Politecnico di Milano), ma di strada da fare ce n’è ancora tanta, soprattutto nella ricerca di modelli vincenti e appetibili per le nostre piccole e medie imprese (qui quello che chiedono alle istituzioni). La startup fintech Warehouse In a Box si sta facendo spazio proprio con una soluzione in grado di coniugare abitudini tradizionali con vendite e tecnologie innovative.
L’idea è dell’ingegnere meccatronico Nino Lo Iacono. Classe 1982, ha studiato al Politecnico di Torino, ha lavorato nel centro ricerche della Fiat, ha ricevuto una proposta di assunzione a tempo indeterminato in una società di consulenza ma ha ceduto nel 2010 alla tentazione di tornare nella sua Palermo per mettersi in proprio. Alla base del progetto, che ha già raccolto 1 milione e 200mila euro tra l’investimento dei due fondi italiani Vertis SGR e Reseed Ventures e una campagna di crowdfunding su SiamoSoci e si è aggiudicato una competizione di Intel, un distributore automatico intelligente e collegato alla Rete. Si tratta, in sostanza, dell’evoluzione innovativa delle classiche macchinette di merendine o bibite che vediamo in metropolitana. Tutto quello che le interfacce pulite e impattanti di smartphone e tablet ci hanno insegnato applicato a oggetti tradizionalmente poco appetibili dal punto di vista del design e non sempre in grado di svolgere la funzione per cui sono pensati, tra resti non erogati e prodotti bloccati.
In Italia è un mercato 3 miliardi di euro. Lo Iacono e altri tre ingegneri e designer hanno deciso, da Palermo, di rivoluzionarlo con la possibilità, prima di tutto, di acquistare online i prodotti da ritirare poi in loco. “Non si parla solo di bevande e snack, ma di un catalogo che il rivenditore può sfruttare a suo piacimento: farmaci, prodotti di elettronica, cosmetici, giocattoli, ecc”, spiega il fondatore e Ceo dell’azienda a SmartMoney. Dal portale o dall’applicazione per iOs e Android gli utenti possono quindi individuare la macchina più vicina, fare il loro acquisto e ritirarlo 24 ore su 24. “In questo modo”, prosegue Lo Iacono, “si possono fare le spese urgenti quotidiane mentre si è in giro e non ci sono limiti di orario per andare a recuperare quanto acquistato”.
I metodi di pagamento, coerentemente con le difficoltà nostrane ad abbracciare soluzioni digitali, sono svariati: dalle monete alle banconote passando per la lettura di carte di credito e di debito o l’utilizzo di Paypal. “Più avanti inseriremo anche l’Nfc. Vediamo prima quando e se prenderà piede”, anticipa.
Lato esercente, ovvero chi decide di rivolgersi alla startup per vendere i suoi prodotti con la macchina, a ingolosire è la possibilità, grazie alla tecnologia di movimentazione brevettata da Wib, di erogare più prodotti nello stesso momento: “Così si possono fare promozioni combinate come il classico 3×2 o uno speciale pacchetto colazione nell’ora giusta della giornata”. Le eventuali offerte vengono comunicate sullo schermo posizionato sul dispositivo che è completamente personalizzabile in base alle esigenze del cliente. Quello di Coop, prima a firmare un contratto con Wib e a portarlo a Catania, è tutto rosso con il marchio in bella vista.
Oltre a vendere le macchine, che vengono prodotte in Emilia Romagna, la startup mette a disposizione il software con cui il cliente può gestirle totalmente in remoto. Sul tavolo c’è anche un accordo con un importante realtà internazionale di cui per ora Lo Iacono preferisce non svelare il nome. Chiare le idee per il futuro: “Vogliamo chiudere il 2015 con 30-40 unità vendute e toccare il milione di euro”. La sede è a Palermo ed è in dirittura d’arrivo l’apertura di quella di Milano. In ballo c’è anche un altro finanziamento internazionale da 3 milioni di euro.